Il conflitto ha già provocato migliaia di morti e costretto oltre sette milioni di persone a lasciare le loro case
di Alessandra Fabbretti
(Foto credits profilo X @MSF)
ROMA – Il Consiglio dell’Unione europea ha adottato sanzioni economiche contro sei “entità” ritenute “responsabili di sostenere attività che minano la stabilità e la transizione politica in Sudan”, dove da aprile è scoppiata una guerra civile che vede l’esercito (Sudanese Armed Forces, Saf) combattere contro le Forze di supporto rapido (Rsf), un gruppo paramilitare.
CONGELAMENTO DEI BENI
Come fa sapere il Consiglio sul proprio sito web, le misure prevedono “il congelamento dei beni”. “È vietata”, si legge ancora, “l’erogazione, diretta o indiretta, di fondi o risorse economiche a loro favore o a loro vantaggio”. Tra le sei entità colpite, informa ancora l’organismo Ue, figurano tre società che “producono armamenti e veicoli per la Saf” e “attrezzature militari”, tra cui la Zadna International Company for Investment Limited – controllata dalle Saf – e poi l’emiratina Tradive General Trading Llc e la sudanese Gsk Advance Company.
LE VITTIME DEL CONFLITTO
Nove mesi di conflitto hanno innescato una crisi umanitaria, con migliaia di persone uccise e 7,5 milioni d sfollati, di cui circa un terzo ha cercato salvezza nei Paesi vicini. A fine novembre, l’Alto rappresentante europeo per la Politica estera e di sicurezza Josep Borrell aveva condannato duramente “i continui combattimenti tra le Saf e le Rsf e le rispettive milizie affiliate”, denunciando “la drammatica escalation di violenza e il costo irreparabile in termini di vite umane in Darfur e in tutto il Paese”.
LA TESTIMONIANZA DI MEDICI SENZA FRONTIERE
Nello Stato di Khartoum controllato dalle Rsf, ha riferito l’ong Medici senza frontiere (Msf) in una nota odierna, sono “pochissime le strutture mediche ancora funzionanti e tre milioni di persone non hanno cure mediche salvavita”, mentre “il prezzo dei medicinali essenziali continua a salire” e “Al Turkish Hospital le equipe di Msf ricevono oltre 100 pazienti al giorno, per lo più bambini e donne incint”. Nel comunicato si legge che “molti arrivano in condizioni gravi e con malattie in stadio avanzato, rischiando la vita anche per raggiungere l’ospedale”. Msf ha continuato: “Spesso arrivano a piedi dopo aver camminato per chilometri e aver attraversato le linee del fronte, poiché non esiste un servizio di ambulanze e ci sono pochissimi mezzi di trasporto disponibili”.
Agenzia DIRE www.dire.it