Alla luce delle iniziative giudiziarie che hanno coinvolto centinaia di persone nella Città di Bari, io per primo, lo scorso 26 febbraio, ho sentito il dovere di richiedere al Prefetto di valutare se non fosse opportuno avviare la procedura di commissariamento del Comune di Bari.
La reazione del Sindaco di Bari, oggi come allora, rispetto alle dichiarazioni romane di Gasparri prima ed alle decisioni del Ministro dell’Interno di inviare una commissione che faccia luce sulla vicenda ora, sono incomprensibili.
Dopo le gravissime notizie trapelate sulla stampa, dove funzionari della Prefettura e agenti della Polizia Locale si sono rivolti alla malavita per risolvere problemi personali, dove la sistemazione in aziende municipalizzate potrebbe anche passare per la “raccomandazione” di appartenenti a clan locali, non si può più negare un riconoscimento sociale da parte di taluna cittadinanza nei confronti di un pericoloso stato alternativo a quello formalmente esistente.
Il fatto poi che si parli e si indaghi su centinaia di voti “organizzati” non da partiti politici ma dai clan, disponibili ad appoggiare destra o sinistra poco conta, costituisce una ragione in più per il cittadino perbene di disertare le urne: tanto non cambia niente. Questa realtà che è di fatto nota a tutti, finalmente è esplosa in tutta la sua drammaticità.
Denunciare è atto di amore verso la Città che non può degradare più di quanto non lo sia già. Nascondere o minimizzare la situazione è come ignorare i segnali di una malattia dall’esito certamente fatale.
Il Sindaco di Bari, non temendo nulla, dovrebbe spalancare le porte del Palazzo di Città ad ogni iniziativa accertativa nell’interesse di tutti, della Città che intende difendere e delle Istituzioni che rappresenta.
Forse faremo ancora in tempo se, le forze politiche tutte, si determineranno a denunciare, estirpare ed isolare questo fenomeno che ormai è metastatizzato a tutti i livelli.
La politica lo deve, noi lo dobbiamo, a quella cittadinanza che delusa non va più a votare, a quei giovani senza più alcuna speranza di essere assunti senza utilizzare la famosa chiave.
Da qui ritengo debba partire l’attività di rilancio della cultura della legalità nella nostra Città.
Il Coordinatore Provinciale
Avv. Paolo Scagliarini
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