Giuseppe Asaro una vita da investigatore

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Il dottor Asaro è entrato in Polizia giovanissimo, e ora continuaPeppe Asaro da Giovane, col Presidente Scalfaro a lavorare sulla scena del crimine come investigatore privato e criminologo.

Nato a Mazara Del Vallo il 14 maggio del 1963, Giuseppe Asaro ha fatto ritorno nei mesi scorsi alla cittadina sul mare e sul fiume, per concludere le attività investigative che ha svolto su mandato privato sul caso del rapimento di Denise Pipitone, scomparsa il 1 settembre del 2004.

Qual’è la sua storia, cosa sappiamo di lui? Come potrebbe un giovane di oggi seguire le sue orme ed affrontare le tappe di una carriera come la sua?

Vi avevo promesso una breve biografia dei consulenti che hanno di recente consegnato le relazioni all’avvocatessa Luisa Calamia, legale di fiducia di Antonino Pipitone padre della bambina scomparsa: e dopo Antonella Delfino Pesce (https://www.corrierenazionale.net/2024/06/01/chi-e-antonella-delfino-pesce/) è ora la volta  di Asaro.

Dopo aver frequentato la scuola della Polizia di Stato a Vibo Valentia, Palermo e Alessandria, tornò in servizio a Palermo proprio subito dopo gli attentati omicidiari ai danni dei colleghi Beppe Montana (28 luglio 1985) e Ninni Cassarà (6 agosto 1985).

Ha frequentato il corso N.O.C.S. ad Abbasanta (Nucleo Operativo Corpi Speciali, per preparare le c.d. teste di cuoio antiterrorismo e gli agenti di scorta ad obiettivi sensibili) e subito ha svolto “sul campo” servizio di scorta al magistrato Giovanni Falcone per oltre 4 anni, dirigendo anche nel contempo la settima sezione della Squadra Mobile di Palermo, istituita proprio a seguito dell’attentato all’Addaura contro Falcone, sventato dagli stessi uomini che sarebbero stati poi chiamati a far parte della sezione: Gaetano Lo Re, Angelo Lo Piccolo, Gaspare Di Maria, Giuseppe Termini, Antonio Montinaro, e altri.

Nel 1990, quando Giovanni Falcone venne convocato al Ministero di Grazia e Giustizia come Direttore degli Affari Penali, Asaro trasferito a Marsala creò e diresse la sezione di polizia giudiziaria (la c.d. “investigativa”) dei Falchi fino al 1997, quando  venne trasferito a Mazara del Vallo a dirigere la sezione di polizia giudiziaria chiamata “Pegaso”.

Per il suo lavoro al servizio dello Stato é stato insignito, oltre alle tantissime altre onorificenze, anche della Medaglia d’Argento al Valor Civile, il più alto ringraziamento che un poliziotto possa ricevere in vita.

Coraggioso e onesto, ha dovuto affrontare diversi ostacoli per poter essere sempre fedele al giuramento fatto all’inizio della carriera: perché il territorio su cui ha lavorato è permeato di strisciante mafiosità a tutti i livelli, e perché non tutti hanno gradito la sua abilità di investigatore.

Dopo avere svolto servizio a Castellammare del Golfo, Ragusa, Agrigento e Sciacca, nel 2017 si è congedato per avviare l’anno successivo la sua prima agenzia investigativa a Palermo.

Nel 2022 é andato a vivere a Lugano, in Svizzera, ed ha spostato qui ed a Varese la sua attività di investigatore privato e criminologo.

Laureato in comunicazione internazionale, esperto criminologo, ha ottenuto non solo in Italia ma anche in Svizzera i brevetti e le specializzazioni necessarie per svolgere l’attività di investigazione per conto dei privati, sia in campo civile che in campo penale.

Niente si sa del contenuto della relazione investigativa e criminologica redatta da Asaro sul rapimento di Denise Pipitone, e questo dimostra l’eccezionale tenuta del segreto da parte dei tre consulenti: Asaro, Delfino Pesce e Katia Sartori infatti non si sono lasciati sfuggire una parola sul tenore delle conclusioni rassegnate, il che colpisce e fa ben sperare sulla pregnanza dei nuovi elementi di conoscenza o sulle nuove chiavi di lettura del materiale probatorio già raccolto da anni dalle istituzioni preposte.

Per ora neppure da Antonino Pipitone, dal suo difensore, e neppure dalla Procura della Repubblica di Marsala è trapelata la benché minima notizia sul contenuto delle relazioni o sulle iniziative ed attività eventualmente portate avanti dai pubblici ministeri e dalla polizia giudiziaria, che potrebbero dunque rimanere segrete ancora a lungo.

Aspettiamo, e speriamo che finalmente ai familiari, e ai tanti che hanno a cuore la sorte della bambina, venga restituita la verità su quanto accaduto nel 2004 e negli anni successivi.

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