Inno ai bambini mai nati per colpa dell’atrocità dell’uomo

Interviste & Opinioni

Di

L’Opinione di Roberto Chiavarini

Importante. Vi consiglio di leggere fino in fondo il Testo che segue.

Mi rifaccio all’Art. 21 della nostra Costituzione che recita: Tutti hanno diritto di manifestare liberamente il proprio pensiero con la parola, lo scritto e ogni altro mezzo di diffusione. La stampa non può essere soggetta ad autorizzazioni o censure. E io lo faccio.

L’altra sera 3 giugno 2024, in Tivvù, Alberto Angela nel suo programma “Ulisse” ha presentato “lo Sbarco in Normandia” (e giammai in Lombardia così come alcuni Telegiornali risibilmente hanno aperto le loro rubriche, mancando di qualsiasi sacralità, rispetto e attenzione professionale che l’argomento pretendeva, senza neppure chiedere scusa al pubblico per il “lapsus”, pur presumendo da parte mia la totale buona fede dei conduttori di quei Tiggì)”, nell’80esimo Anniversario di quell’episodio della Seconda Guerra Mondiale.

Al momento del commento finale di quel Documentario, Alberto Angela è entrato nel cimitero di croci che ospita le vittime di quello sbarco in Normandia, soffermandosi fisicamente vicino a una di esse, per riflettere sui soldati che morirono in quel tragico Evento bellico e del loro mancato futuro.

Ho provato un attimo di emozione quando ho ascoltato dalla voce di Alberto Angela le mie stesse riflessioni sul mancato futuro di quei giovani, anche se formulate in maniera diversa da come le esposi io alcuni anni fa nel mio articolo che pubblicai sul CorriereNazionale, che vi propongo nuovamente oggi, con il mio testo rivisitato, dal titolo “INNO AI BAMBINI MAI NATI PER COLPA DELL’ATROCITÀ DELL’UOMO”.

Le guerre, a torto o a ragione, sono in assoluto il male della storia, comunque la si scriva e chiunque la scriva e, questo, è indiscutibile.

Solitamente, poi, la storia la scrive chi vince (cit. Prof. Barberio)…

… poiché, i conflitti mondiali, rappresentano l’incarnazione dello spirito malvagio, che emerge dallo spettro dell’essere umano e lo spinge verso le più disparate forme di atrocità assoluta.

Ne parlo oggi, a poco più di 80 anni dall’inizio della Seconda Guerra mondiale, perché tutti o quasi i protagonisti di quell’epopea, sono morti: vittime e carnefici …

… ma non è ancora morta la retorica, che mistifica l’essenza di quello stravolgimento della intera Umanità.

Eppure, noi siamo figli di quelle guerre, di quei morti, ma anche di quegli uomini innocenti che hanno creduto di sacrificare la loro vita in nome della Libertà, molti dei quali non si resero neppure conto di andare incontro alla morte certa…

… di quella gente che ha sacrificato la propria vita, comunque, in nome e a beneficio delle future generazioni.

Quanti fiumi di sangue versati inutilmente!

Quelle povere vittime, non si sono sacrificate certo per lasciare ai posteri l’attuale sfacelo sociale che si presenta ai nostri occhi a livello internazionale, perché chi governa oggi il mondo (non mi riferisco solo alla politica, ma a tutti coloro che incidono con il loro potere trasversale e diversificato alla umiliazione dei popoli) dimostra di non aver alcun rispetto per quei giovani che rinunciarono alla loro stessa esistenza, e ai loro affetti, in nome di un mondo migliore da lasciare alle future generazioni.

Immaginate se, i circa 35 milioni di uomini che perirono, in totale, nel corso della prima e della seconda mondiale, non fossero mai morti, se quelle due guerre non fossero mai state dichiarate, quanti rami generazionali e, dunque, discendenze avrebbero prodotto quei 35 milioni di uomini se solo fossero sopravvissuti?

Rami generazionali che, a loro volta, in questi ultimi cento anni, avrebbero potuto dar vita ad altre centinaia di milioni di uomini che, purtroppo, non nasceranno mai più e che non conosceranno mai questo mondo.

E quanti altri uomini che oggi vivono, non sarebbero mai nati nel calcolo delle mancate probabilità degli intrecci delle discendenze generazionali?

E ancora. Quanti di quegli individui che, oggi, sono al mondo in conseguenza dei conflitti mondiali, agiscono peggio di chi scatenò quelle Guerre.

Proprio quegli uomini che dovrebbero riflettere che, se sono al mondo, un disegno Divino a noi oscuro, ha concesso loro di diventare i testimoni di questa realtà chiamata vita.
O, forse, tutto accade perché il dualismo della vita è necessario a Dio, per contrapporre sempre il bene al male?
Penso soprattutto a quei tanti individui potenti e prepotenti, a qualsiasi area sociale essi appartengano (eccezioni a parte, naturalmente), “omini” così piccoli piccoli al cospetto di Dio e/o della Natura se volete che, dimentichi di essere il nulla più assoluto (anche coloro che rivestono incarichi importanti all’interno del potere amministrativo, magari senza averne neppure le competenze), assoggettano i loro simili attraverso la manipolazione del cosiddetto potere terreno, con attività “oppressive” che tolgono ed offendono la dignità e la libertà dei Popoli del mondo!

Che strano l’uomo! Che ovvietà!

I corsi e i ricorsi storici, non servono proprio a nulla.

Le tragedie insegnano, ma l’uomo non è disposto a imparare, infatuato com’è dalla tentazione del peccato e del denaro facile.

E ci risiamo!

Intendo indirizzare idealmente ai prepotenti contemporanei di tutto il mondo, la eterna frase Spirituale che pronunciò Fra’ Cristoforo rivolgendosi a Don Rodrigo, potente di turno, entrambi personaggi del Romanzo dal titolo i “Promessi Sposi” di Alessandro Manzoni: … “e in quanto a voi, sentite bene quello che io vi prometto: Verrà un giorno…”

Infatti, lo scrittore milanese, che della religiosità ne fece il fondamento della sua esistenza, intese affermare, proprio con quella frase, tutta la sua convinzione secondo la quale ogni azione degli uomini, prima o poi, passerà attraverso il “giudizio divino”…

Ah, se verrà! Aggiungo io.

E spero tanto che quei dominatori del mondo, quando si sveglieranno un mattino trovandosi un bubbone sotto l’ascella, come fu per Don Rodrigo nel corso dell’incedere della peste a Milano, riescano a comprendere che, senza averne avuto mai il diritto, hanno abusato dei loro simili, compiendo il più grave dei peccati contro l’Umanità: l’assoggettamento dei popoli.

E ciò, in chiara violazione con quanto concesso da Dio a ogni uomo al momento della sua venuta a questo mondo, ovvero il libero arbitrio.

E tutto accadrà anche in nome di quei Bambini mai nati e sacrificati sull’altare del folle egoismo dell’uomo.

Dal canto mio, spero che Dio abbia pietà delle loro anime!

Oggi, alcuni scienziati (non tutti meno male), ci dicono che siamo in molti sulla Terra, poiché siamo stati “progettati” per essere non più di 3 miliardi di individui (rispetto agli attuali 8 miliardi circa) e, forse noi “comuni mortali“ dovremmo chiederci se le guerre in atto e quelle future, oltre al dominio politico, economico e amministrativo, serviranno ai potenti e prepotenti, anche e soprattutto, per produrre un probabile quanto drastico taglio della popolazione mondiale (un po’, metaforicamente, come è accaduto col taglio dei Parlamentari, ovvero, vale il principio del “meno siamo e meglio stiamo”).

Ma, poi, i 3 miliardi di individui, sarebbero stati progettati da chi?

Una palese incongruità. Si impallano da soli molti degli Atei sostenitori di una simile ipotesi progettuale.

Perché, la vita, è governata e progettata dalla logica e, dove c’è una logica, necessariamente ci deve essere anche il suo autore (cit. Prof. Antonino Zichichi)

Ma forse quella parte di Scienziati ci vogliono dire che, in fondo in fondo, credono anche loro in un Dio progettatore della vita?

O vogliono sostenere, quegli Studiosi, che esiste, si, un Dio progettatore ma che avrebbe sbagliato i calcoli di ciò che aveva progettato (un tetto massimo di 3 miliardi di individui) ma di essere andato oltre a quanto da egli stesso previsto (esondando la quantità di individui fino ad arrivare a circa 8 miliardi), ipotizzando, così, un grossolano errore di pura Ragioneria, come potrebbe fare solo uno studentello non molto preparato alle prese con un primo esame di contabilità applicata all’Università.

Insomma, un Dio un po’ distratto o ignorante in ragioneria, insomma una Entità “terra terra” … mamma mia!

E per fortuna che ci sono loro che stanno studiando scientificamente come ridurre la popolazione mondiale, dimentichi come sono (per ignoranza in quanto ignorano) che noi umani siamo dotati di un allarme biologico che ci avvisa quando superiamo certi limiti imposti dalla natura, nel caso del sovrappopolamento, attraverso il sistema della autodistruzione, studiata in maniera approfondita dai Ricercatori del settore i quali hanno osservato in alcune specie animali, che si sono riprodotti in eccesso, come si siano autodistrutti pur di rispettare istintivamente i limiti e gli equilibri imposti dal Creato.

Quindi, nessuna paura, nei numeri, ci autogoverniamo da soli.

A meno che, la riduzione della popolazione non serva ai potenti e ai prepotenti per motivi di economia internazionale, di religione (discutibile, naturalmente), di equilibri geopolitici e così via dicendo.

Al di là di ogni possibile e risibile considerazione e di ogni probabile ideologizzazione dell’argomento relativo all’eccesso di presenze umane sulla Terra, spero che l’uomo contemporaneo non falsifichi e/o non mistifichi ciò che la Storia, inconfutabilmente, ha scritto sulle sue pagine utilizzando come inchiostro il sangue di milioni e milioni di incolpevoli giovani che perirono a quel tempo, indistintamente, da una parte e dall’altra contrapposte.

Al mondo non ci sono mai state guerre buone o guerre cattive, ma a scatenarle è stato solo e soltanto la sete di potere che le ha sempre alimentate, le cui responsabilità, molte volte, non sono neppure decifrabili, poiché il fattore scatenante, non è sempre evidente agli occhi degli osservatori, anzi, molto spesso nulla è come realmente appare. Chi vuol capire capisca.

Torniamo ai giovani militari dell’epopea bellica della seconda guerra mondiale, poiché nessuno di loro si poté sottrarre all’ordine (di scellerati Dittatori, di Tiranni senza scrupoli, ma anche di grandi Statisti che avevano in animo di salvare il mondo) di combattere contro un nemico che, peraltro, neppure conosceva, pena il reato previsto dal Codice penale militare di “Diserzione” (con la probabile fucilazione sul campo), o dobbiamo pensare erroneamente che ci sia sempre stato un esercito che pratica il bene e un altro che pratica il male, pur avendo entrambi come comune denominatore la sottrazione dell’altrui vita, solo per conquistare un metro in più o un metro in meno del terreno nemico.

Gli eserciti rispondono sempre e soltanto a chi comanda (al netto di chi abusi individualmente del proprio ruolo militare in quei frangenti, ci mancherebbe altro, perché è indubbio che i malvagi ci siano dappertutto ma costituiscono una percentuale troppo bassa per massificare qualsiasi teoria).

Le mamme dei caduti di un esercito e le mamme dei caduti dell’altro esercito contrapposto, entrambe piansero i loro figli “caduti” e lo fecero alla stessa maniera, con la stessa dignità e con la stessa severità che, la morte, più di ogni altro aspetto della vita, pretende, senza distinzione e senza diversità alcuna.

Quei figli vittime della Guerra, restano sempre Angeli volati in cielo, non per una scelta personale (a parte i volontari) ma per un obbligo dal quale non potevano sottrarsi: quello di uccidere il loro prossimo e/o di essere a loro volta uccisi.

Avete mai guardato la faccia di una persona deceduta e della severità che i suoi tratti somatici assumono attraverso il linguaggio muto della natura, quale severo monito per chi la osserva?

Volti depurati da qualsiasi sentimento, da qualsiasi smorfia, da qualsiasi gioia, da qualsiasi tristezza, da qualsiasi emozione, da qualsiasi paura, da qualsiasi sfumatura emotiva più intima.

Credetemi, quella visione mette i brividi. La morte è una cosa seria. Eccome se mette i brividi.
Ricordate la Poesia di Totò, al secolo Antonio De Curtis, dal Titolo “A Livella”? La morte azzera tutto, differenze sociali e ideologiche comprese.

Immaginate per un momento al dolore che si scatenò nel cuore dei rispettivi genitori quando i militari delle opposte appartenenze, addetti a quell’incombenza, bussarono alla loro porta per annunciare l’avvenuta morte in battaglia del loro figliolo.

Ritenete in cuor vostro che esista un dolore diverso tra quello provato dai genitori di una parte in guerra con quello provato dai genitori dell’altra parte contrapposta?

E poi, sapete cosa significhi per un genitore la morte prematura del proprio figlio? Un danno psicologico irreparabile, poiché è naturale che un genitore muoia prima del figlio mentre non è altrettanto naturale che un figlio muoia prima del genitore.

Nel 2005, nel corso di una delle prime riunioni presso l’ospedale Perrino di Brindisi, avvenute tra i parenti degli ammalati affetti dal Morbo di Alzheimer (e delle conseguenti degenerazioni del cervello), dopo un mio intervento sull’argomento rivolto a tutti i presenti, fui investito, a seguito del voto unanime dei votanti, della carica di Presidente della costituenda Associazione, che prese inizio proprio in quel momento e, dopo aver formalizzato la fondazione della Associazione in parola presso il Notaio Errico di Brindisi, demmo vita, negli anni a seguire, con l’aiuto di diversi medici Specialisti, a tantissime attività anche informative in favore e a sostegno di chi viveva in famiglia quel disagio clinico degenerativo.

In alcune di quelle future riunioni, tenute alla presenza di Neurologi, di Psicologi e di Medici vari, avemmo la non rara opportunità di ascoltare, tra l’altro, anche alcune testimonianze di diversi genitori toccati dal dolore della perdita del loro figlio, che fu probabilmente la causa primaria del loro successivo stato mentale degenerativo.

A chi ci narrava la propria esperienza non chiedevamo mica se fosse una persona “perbene” o una persona “permale”, se apparteneva a un’area politica o a quella contrapposta, se fosse un professionista o un poveraccio qualsiasi, secondo gli apparenti schemi di facciata delle convenzioni sociali.
Ci mancherebbe altro. Il dolore è un istinto che non fa di queste distinzioni.

Prendiamo a esempio Maria che perse suo figlio Gesù, ucciso barbaramente dai suoi oppositori e persecutori.

Gesù, benché venisse da una famiglia socialmente modesta, era considerato come il nemico di Roma per via delle sue affermazioni di carattere religioso di portata universale (basti pensare che dopo duemila anni, ancora oggi, la sua storia personale resta al centro della vita di ognuno di noi e delle conseguenti dispute mai risolte tra i Credenti e gli Atei), ma fu anche ostile agli Scribi e ai Farisei, insomma, un pericolo per il potere allora costituito, un uomo da abbattere a tutti i costi.

Fu “giustiziato” (si fa per dire, perché la sua crocefissione fu tutt’altro che un atto di giustizia) sotto Ponzio Pilato, funzionario e militare romano, che fu il Prefetto della Giudea per circa un decennio durante il regno di Tiberio.

Ebbene, malgrado Gesù fosse considerato come il male più assoluto e pericoloso per il Potere Politico e Militare di Roma e non solo, così si espresse sua Madre Maria dopo la morte del proprio figlio, noncurante di chi le stava intorno: “O voi che passate per la via, vedete se al mondo vi è dolore pari al mio dolore”.

La perdita di un figlio, rappresenta un dolore irreparabile per chiunque, che squarcia l’anima e strappa il cuore… a torto e/o a ragione, sia per i definiti “Giusti” quanto per i definiti ingiusti” …

Le guerre non sono partite di calcio che generano tifoserie, come sosteneva il grande Wiston Churchill nell’ora più buia della storia della sua nazione.La guerra è guerra, dove le conseguenze per tutti sono il dolore e la sofferenza, per i vinti e per i vincitori, comunque vada a finire.

Da adolescente ho frequentato per sette anni il Convento dei Padri Francescani e il concetto di Pietà Cristiana (e non solo quello) ce l’ho nelle vene.

Ribadisco quand’anche ce ne fosse il bisogno che, le guerre, da sempre, sono combattute materialmente da persone giovani che si uccidono senza conoscersi, per gli interessi dei potenti (ripeto fino al parossismo, molte volte prepotenti, dittatori e tiranni di ogni ordine ma anche da governanti perbene che hanno a cuore le sorti del proprio popolo) e per i loro non sempre chiari interessi di dominio sul mondo intero.

Lo sbarco in Normandia coincise con una strage bellica senza precedenti nell’Era moderna, che tolse la vita ai tanti ragazzi che sognavano sicuramente un diverso futuro di crescita sociale e individuale… che rimase però senza un orizzonte.

Di fronte alla morte di chiunque, bisogna cadere idealmente in ginocchio nel più rispettoso silenzio per riflettere sul significato della vita.

Spero che tutti, ma proprio tutti, si ravvedano e comprendano gli insegnamenti sulle guerre impartiti religiosamente da Papa Wojtyla (ascoltabili nei tantissimi video presenti sulla piattaforma di You Tube, nella segreta e fiduciosa speranza di avere, in un prossimo futuro, un nuovo Papa dotato della stessa dimensione spirituale di Giovanni Paolo II) e soprattutto traggano una sana riflessione dalle parole pronunciate profeticamente a suo tempo da colui che è sempre stato considerato come uno dei più grandi Scienziati di tutti i Tempi e che pesano ancora oggi come un macigno (e pesano tanto più in queste ore buie, alle soglie di una possibile terza guerra mondiale), ovvero quelle del Prof. Albert Einstein che sentenziò:
“Non so con quali armi verrà combattuta la terza guerra mondiale, ma la quarta verrà combattuta con clave e pietre”.

Questa è la mia opinione che, sicuramente, non rappresenta la verità assoluta da condividere a tutti i costi, e ci mancherebbe altro (perché la vita è bella proprio per questo, poiché essa rigetta e rifiuta in maniera spontanea e istintiva il cosiddetto “pensiero unico”), ma è frutto della mia intensa lotta intellettuale e culturale che ho posto in essere sin da quando, ancora adolescente, ho vissuto i mitici “moti Studenteschi”, senza mai assumere successivamente nel corso della mia esistenza di uomo, posizioni oltranziste, intolleranti e di parte, ma ho trattato ogni aspetto della vita sociale con rispetto, con lealtà e, soprattutto, con equidistanza.

Buona vita a tutti, sempre che i potenti e i prepotenti di turno, ci lascino ancora vivere…

Roberto Chiavarini Opinionista di Arte e Politica

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