FLP: “Non firmeremo a ribasso nessun rinnovo contrattuale” L’Atto di indirizzo del governo si limita a confermare le scarse risorse economiche disponibili e già in gran parte erogate, prosegue nel solco del depotenziamento della contrattazione collettiva, non offre soluzioni per l’attuazione del nuovo ordinamento professionale e la formazione del personale
“Non firmeremo a ribasso nessun rinnovo contrattuale” così Marco Carlomagno, segretario generale di FLP, il sindacato delle funzioni pubbliche, commenta il negoziato che si è aperto oggi in Aran, l’Agenzia per la rappresentanza negoziale delle pubbliche amministrazioni, per il rinnovo del CCNL delle Funzioni Centrali. “Il negoziato è appena iniziato e rischia già di essere l’ennesima occasione persa da diversi punti di vista – dice Carlomagno – Si parte da presupposti sbagliati, come l’insufficienza delle risorse economiche stanziate e con il restringimento unilaterale delle materie che dovranno essere regolamentate dal Contratto, da cui sono esclusi aspetti rilevanti quali l’articolazione dell’orario di lavoro, l’organizzazione del lavoro agile, la formazione, i sistemi di valutazione”.
“Siamo in un momento di trasformazioni epocali – continua Carlomagno – per le organizzazioni, per il lavoro, per la formazione e ci sarebbe bisogno di adeguare e rilanciare gli istituti contrattuali e invece si va nella direzione opposta” dice il segretario generale di FLP.
Nel dettaglio, il primo problema riguarda le risorse economiche stanziate con le leggi di bilancio del triennio, assolutamente insufficienti per recuperare la forte perdita del potere d’acquisto subita dalle lavoratrici e dai lavoratori per effetto di un’inflazione che ha sfiorato nel triennio il 20%. “Vanno stanziate, nel corso del negoziato, nuove risorse” afferma Carlomagno. “Il 5,76% a regime stanziato dal governo non recupera nemmeno un terzo del potere d’acquisto e l’impoverimento del lavoro pubblico è ancora maggiore se pensiamo che in questi anni si è avuta una riduzione consistente anche delle risorse della contrattazione integrativa, decurtate dai tagli imposti dalla Ragioneria Generale dello Stato, che in molti casi hanno portato a tagli che mediamente superano il 30 per cento”. “A questo si aggiunga un valore dei buoni pasto fermo da decenni, che ha ulteriormente decurtato il potere di acquisto e che va rivalutato”.
Oltre alla questione salariale, secondo FLP, è necessario ripristinare il diritto alla carriera e intervenire sull’ordinamento professionale del personale definito con il CCNL 2019-2021 ma in gran parte ancora non attuato, a partire dalla mancata istituzione dell’Area delle Elevate professionalità e dal riconoscimento effettivo delle funzioni svolte dal personale in questi anni all’interno delle nuove famiglie professionali. Non solo. Per FLP è necessario anche apportare adeguati correttivi al meccanismo dei cosiddetti “differenziali stipendiali” che, “ben lungi dall’offrire nuove opportunità di riconoscimento professionale – spiega Carlomagno – si stanno rivelando delle vere e proprie gabbie che impediscono alla stragrande maggioranza del personale di vedersi riconosciuto, anche solo a livello economico, l’accrescimento professionale e gli obiettivi raggiunti”.
Anche sulla formazione, aggiunge FLP, è necessario un cambio di passo che inverta l’inaccettabile situazione attuale per cui sono stanziati solo 48 euro annui pro-capite per addetto (pari neanche a 1 ora) in un mondo del lavoro in continuo cambiamento. “In tale scenario – commenta Carlomagno
– anche le 24 ore annue che il Ministro Zangrillo “auspica” nel suo atto di indirizzo, ove diventassero effettivamente esigibili, appaiono insufficienti”.
E sulla questione del lavoro agile: “Contrasteremo ogni arretramento nel campo delle nuove modalità di svolgimento della prestazione lavorativa come il lavoro agile e da remoto e ci batteremo per un’implementazione degli istituti a livello contrattuale non solo a tutela dei fragili, della genitorialità e per l’assistenza ai familiari, ma anche come strumenti di vera conciliazione vita- lavoro e di modernizzazione delle Amministrazioni e del modo di lavorare” ha aggiunto il segretario.
“Rispediremo dunque al mittente – ha concluso il segretario – qualsiasi proposta non tenga conto di tutti questi temi. L’atto di indirizzo delinea l’ambito d’azione e il mandato del governo al negoziatore pubblico, non certo quello del sindacato, che resta la parte decisiva affinché si firmi il CCNL”.