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Ogni epoca storica ha dei personaggi che la rappresentano: gli dei dell’Olimpo, i grandi conquistatori, i viaggiatori, gli scienziati e così via. Poi ci sono quelli solo immaginati: i viaggi interspaziali a cavallo di una palla di cannone, le piante di fagioli che si arrampicano nel cielo, gli orchi e le fate. Nella “terra di mezzo” fra la realtà e la fantasia si posizionano gli eroi di ogni tempo: Giasone, Ulisse, Spartaco, Giovanna d’Arco, il Barone Rosso, Medici Senza Frontiere. Tutti diversi, tutti che seguono una sottile linea rossa caratterizzante quel momento storico: una cavalcata nel tempo e nello spazio. Chi può affermare che Riccardo Cuor di Leone non fosse davvero a Sherwood, tornato dalla crociata e chi che Armstrong non abbia davvero calpestato il suolo lunare; la storia è un lungo romanzo fatta di capitoli veri e veritieri, di storie magiche e di fatti tragici, di illusioni e di bassezze umane, raccontate da chi è riuscito a viverne i momenti e a trasferire le immagini rimastegli negli occhi su carta, nastro magnetico o supporto informatico.

La Storia degli ultimi due secoli è straordinariamente ricca di eventi importanti e fatti minori, pure (però) che hanno segnato un’epoca. Questi decenni hanno modificato per sempre ed irreversibilmente il rapporto fra l’Uomo e la Terra che lo ospita: l’Uomo ha imparato a volare, esplorato i mari e dominato gli elementi, utilizzato le onde magnetiche per comunicare e le particelle per produrre energia, trasformando il micro e macrocosmo intorno a sé, avendo sempre meno bisogno degli altri.

L’umanità non si è evoluta nella sua interezza, però, ma – al suo interno – ha visto crearsi dei macro-gruppi: il 5% che detiene sostanzialmente e gestisce tutta la ricchezza del pianeta, il restante 95 percento che (in qualche modo) sopravvive; di quei 350 milioni di “ricchi”, in realtà solo l’uno percentuale detiene il potere economico globale (decidono le guerre, la produzione, la crescita di uno Stato o il suo fallimento e così via), mentre gli altri fanno parte della fascia intermedia fra i ricchi ed i “poveri”; poveri con auto e ville, con disponibilità economia sufficiente a creare benessere per sé e la propria famiglia.

I personaggi di questi anni, perciò, sono riferibili solo a quella parte dell’umanità “benestante” che condivide con tutti gli altri esseri umani, quale unico collegamento: sono gli atleti di ogni sport, divisi non solo per la tipologia e distribuzione sociale e territoriale, ma anche per classi di origine. Lo sport diviene, quindi, l’unico vero ascensore sociale: non più l’arte o la scienza, non le scoperte o l’istruzione, ma ciò che può portare una donna o un uomo a cambiare la propria condizione è diventato lo sport.

La storia delle sorelle Williams è emblematica, con il padre che le ha letteralmente forgiate per essere le tenniste che sono state, partendo da una cittadina sperduta del Middle West americano, nere e di ceto medio basso. Ma tanti atleti hanno cambiato la loro vita in virtù di doti naturali o enfatizzate dagli allenamenti e dalla voglia di superare i propri limiti ogni giorno, come Djocovic cresciuto durante la guerra nei Balcani.

I cantori degli anni 2000 sono, quindi, i superuomini (o superdonne) che hanno cambiato il corso di alcune Storie, magari minori e personali, anche della gente comune, usando la loro immagine e la loro riconoscibilità a livello globale per proporre nuove letture di stili di vita o aiutare organizzazioni umanitaria, senza (però) disdegnare il proprio utile economico. Da Joe Di Maggio che sposa la Monroe negli anni ’50 del secolo scorso agli odierni calciatori pagati in maniera iper bulimica che sposano le veline, diventando il sogno di tante ragazze che sperano di vivere in maniera dorata la propria vita, gli atleti diventano icone. Icone di vita, di stile, essi stessi brand di qualcosa che loro rappresentano in quanto tali. E se abbiamo atleti esempio per i giovani come Sinner, tutto campi di tennis e casa, vi sono anche atleti che affogano le loro (e nostre) aspettative: prendiamo un Balottelli qualsiasi, giocatore di grande talento, sprecato per colpa di un pessimo carattere ed una vita spregiudicata, dove il successo, la fama ed il denaro hanno avuto un ruolo essenziale per il suo mancato esplodere a livello internazionale. Perché, poi, gli idoli di oggi nascono e muoiono in un batter di ciglia: chi non ricorda Jesse Owens o Berruti, atleti e riferimenti storici di un tempo passato, mentre quasi nessuno ricorda tutti i nomi della 4 per cento italiana che ha vinto l’oro alle ultime olimpiadi (Patta, Jacobs, Desalu e Tortu), pur essendo grandi atleti?

Nel museo MarTa di Taranto è conservato un sarcofago con i resti umani di un atleta che (probabilmente) ha vinto i Giochi Panellenici: dopo quasi tremila anni la sua storia ci colpisce e incuriosisce ancora, proprio perché l’uomo è lì, lo vediamo, vorremmo saperne di più su cosa ha vinto e come e dove, ma saranno domande senza risposta.

E, forse, è proprio questa la chiave: non avere sempre tutte le risposte.

Rocco Suma

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