Egregio direttore,

tante sono le testimonianze di accoglienza della vita concepita con l’aiuto delle associazioni di volontariato, tra queste ne proponiamo una che rivela come le porte chiuse siano state aperte da una “ chiave” risolutiva: l’accoglienza.
La bellezza della vita concepita prorompe e vince sull’indifferenza: l’aborto per questa volta non ha avuto la meglio!

Si chiama Rosa Lamponi e ha deciso di metterci la faccia, nel vero senso del termine, perché la sua testimonianza scritta e riportata da noi è visibile anche su YouTube. E la foto che pubblichiamo mostra proprio Rosa insieme alla sua bimba, Emma, salvata dall’aborto.

Rosa era stata abbandonata da tutti, quando ha scoperto la gravidanza inaspettata: dal padre del bimbo, dai propri genitori, dagli assistenti sociali. Di fronte allo sconforto e alle difficoltà la donna in attesa dovrebbe trovare il supporto dei propri cari e il sostegno delle istituzioni. Bisogna riconoscere che le associazioni di volontariato spesso suppliscono alle carenze familiari e sociali, a causa delle quali molti bambini non vedono la luce. Urge una mobilitazione del popolo della vita, che svolga un ruolo da protagonista nella sensibilizzazione al valore del concepito, al privilegio dell’essere madre, al compito insostituibile del padre. Questi gli obiettivi culturali del Comitato “ Pro-life insieme”, che volentieri riporta la testimonianza di Rosa e augura alla sua bambina un futuro luminoso.

Il padre insisteva perché abortissi ma io ho detto di no

Quando sono rimasta incinta l’ho scoperto alla quinta settimana. Il padre di mia figlia mi disse subito che avrei dovuto abortire. Lì per lì ho detto “assolutamente no”,  non mi sento di fare una cosa del genere. Lui continuava insistentemente tutti i giorni a chiedermi di abortire, facendo anche pressioni psicologiche. Io non lavoravo, non avevo possibilità comunque di crescere una bambina.
Decisi di chiedere aiuto alla mia famiglia, e mi vennero chiuse le porte in faccia anche dalla mia famiglia, da mia mamma, da mia sorella e da mio fratello. Allora chiesi aiuto alle istituzioni, agli assistenti sociali e anche lì mi vennero chiuse le porte in faccia.
Quando decisi che avrei dovuto abortire per forza, perché non avevo nessuna possibilità, tramite un’amica conobbi Giorgio Celsi e la sua associazione “ Ora et labora”, ricordo ancora il posto, all’Ipercoop di Mirabello quando ci siamo visti. Lo ricordo ancora la prima volta e all’inizio ero un po’ titubante, perché quando tante volte vedi la porta aprirsi e poi richiudersi, non ci credi più. Cominci a non credere nella bontà delle persone, perdi fiducia in te stessa. Io oramai ero quasi al terzo mese di gravidanza, Giorgio e la sua associazione erano l’ultima possibilità, mi hanno aiutata, mi sono stati vicino, hanno conosciuto subito la mia bambina. Sono venuti al primo compleanno di Emma, ricordo ancora, abbiamo le foto insieme, sono stati come una famiglia.

A tutte quelle donne che si trovano nella mia situazione, io vi chiedo di non scoraggiarvi mai

È un percorso difficile, perché comunque è difficile, ma io oggi ho la casa tempestata di giochi. Quando mi sveglio, la prima cosa che vedo è la faccia di mia figlia, lei che mi sorride, lei che mi chiama mamma, lei che mi abbraccia, è lei che adesso mi abbraccia e mi dice “sei tutta la mia vita”.

E io ripercorro sempre tutti i momenti e quel giorno che ho detto no, io voglio tenere mia figlia e farò di tutto per tenerla. Oggi è ciò che di più bello io possa avere. Dunque, a tutte le donne che si trovano nella mia situazione o anche peggio, confidate, confidate e non mollate mai, non perdete mai la speranza.

“Promettiamoci che nessuna mamma possa dire di aver abortito perché le è stato negato il necessario per accogliere una nuova vita!”

Santa Madre Teresa di Calcutta

foto Chiesa di Milano