Sicilia: Siccità ed emergenza idrica, in arrivo i primi aiuti, situazione critica per le categorie colpite.

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PALERMO Agosto rovente, temperature che fanno oscillare la colonnina di mercurio, tra i 39 e i 40 gradi. Piena stagione turistica e con i vulcani principali che fanno i capricci, colpa del surriscaldamento della crosta terrestre? Sicuramente i repentini cambiamenti climatici stanno sconvolgendo l’intero ecosistema planetario, gli effetti di questi sconvolgimenti, li stiamo vedendo giorno dopo giorno.                               

L’isola dei Ciclopi, la Sicilia bella e colorata, cantata, raccontata e acclamata da artisti e poeti, attraversa un difficile periodo relativo alla crisi idrica, dovuta alla scarsità della precipitazioni atmosferiche si fanno attendere dall’Ottobre del 2023.                 

Un problema, quello della Siccità, che sta mettendo a dura prova diversi ed importanti settori strategici nell’isola, a cominciare dall’allevamento, passando per l’agricoltura e finendo poi, nel comparto turistico con il rischio di una contrazione della domanda turistica, a fronte di un’offerta di piena stagione, già assaporata dai principali operatori turistici nell’isola. Allo stato attuale, nel panorama nazionale sono tre le regioni a rischio siccità, Sardegna, Puglia e Sicilia, sarebbero le regioni più a rischio, sotto la lente di ingrandimento da parte del governo centrale. In Sicilia, sono Agrigento, Caltanissetta, Enna, Palermo e Messina, le province ad avere un serio rischio di siccità con un razionamento dei consumi di acqua, predisposti dalle rispettive amministrazioni comunali, un rischio minore, sarebbe rappresentato dai comuni di Ragusa, Siracusa e Catania, ma questo è un dato che in futuro, potrebbe cambiare in negativo, ma non in positivo.

A Ribera, nell’agrigentino gli agricoltori si sono organizzati in un sit-in di protesta, servono almeno un milione e cinquecentomila metri cubi d’acqua per l’irrigazione. Sempre più complicata la situazione in molti comuni della Sicilia. 

A Ribera, in provincia di Agrigento, la situazione non è delle migliori per quanto riguarda la diga di Castello dove sono presenti 5,9 milioni di metri cubi d’acqua. Il comprensorio riberese è un potente volano economico, per quanto riguarda la produzione di agrumi, come arance e limoni e non solo, a rischio anche la produzione delle pesche. Per il comprensorio riberese, sarebbero stati destinati, quattrocentomila metri cubi d’acqua, che non sarebbero sufficienti per irrigare i raccolti. A Palermo ed in provincia, l’Amap, l’ente di gestione delle risorse idriche ha avviato un piano di razionamento dell’acqua ed in particolar modo nei comuni di Alia, Mezzojuso, Campofelice di Fitalia, Piana degli Albanesi, Capaci, Torretta e Camporeale. Numeri alla mano, il razionamento dell’acqua su tutto il territorio siciliano e pari al 45% ed interessa 105 comuni della province di Palermo, Caltanissetta, Messina, Trapani, Enna a regime ristretto già dalle ultime settimane di Luglio, quando gli operatori di diversi settori avevano preventivato che ci sarebbe stato acqua solo per diverse settimane(tre al massimo) e la Coldiretti, aveva già stimato una riduzione consistente all’interno degli invasi, tramite un comunicato del Presidente  Francesco Ferreri. “Situazione grave”, ha spiegato Ferreri in un’intervista al SIR agenzia d’informazione “ma l’acqua c’è, bisogna avviare progetti intelligenti per lo sfruttamento di questa importante risorsa”. 

Ancora più preoccupante la situazione dei laghi di Pergusa, Ogliastro e Fanaco, quest’ultimo ridotto all’1% della possibilità di fornitura idrica. 

Sempre più critica la situazione dei più importanti invasi di Sicilia, come il Lago di Pergusa che sta per prosciugarsi, l’Ogliastro e cosa ancora più grave il Fanaco, l’invaso che rifornisce quindici comuni tra il nisseno e l’agrigentino, rimasti senza  acqua e con le capacità di fornitura al di sotto del fabbisogno locale. La voce dei sindaci si fa sentire sempre di più, “bisogna accantonare il fabbisogno cittadino, fino a febbraio del 2025. Non possiamo prevedere l’arrivo delle piogge per l’Autunno”, ma si tratta solo di ipotesi e teorie, sulla prevenzione alla siccità e alla conseguenziale emergenza idrica, ci sarebbero tantissimi dubbi, a cominciare dagli interventi alle infrastrutture inerenti l’erogazione idrica e la conservazione dell’acqua negli invasi. Dieci milioni di euro, dalla Regione Sicilia, sembrano pochi, lo sono anche gli altri venti milioni in arrivo da Roma per fronteggiare l’emergenza, così come l’arrivo del fieno ripartito in quote per ogni allevatore sarebbe solo un palliativo. La minaccia c’è, in Sicilia, l’emergenza incendi, la deforestazione, i repentini cambiamenti climatici, hanno portato anche la siccità, il vero nemico delle dinamiche produttive dell’isola, forte di importantissimi comparti economici e commerciali come l’agricoltura e l’allevamento a rischio tracollo. 

Servirebbero dei piani di intervento alle infrastrutture, esistenti, ma prive di  interventi mirati di riqualificazione. Un’altra prospettiva in termini positivi sarebbe quella di avviare il funzionamento di un desalinizzatore, capace di rispondere alla costante domanda di acqua per usi civili e industriali. 

In un rapporto dell’Istat nel 2022, la perdita d’acqua nella fase di immissione in rete è stata pari al 51,6%, un dato che lascia parecchie lacune sulla gestione tecnica degli impianti e sulla necessità di intervenire nelle infrastrutture per garantire la corretta erogazione in toltale sicurezza ed evitando sprechi che in futuro potrebbero causare gravi carenze idriche, uguali a quelle che stiamo vivendo.                                                                                                    Nel biennio 2022-2024 sono stati persi 340 milioni di metri cubi d’acqua, un dato importante e significativo per l’utilizzo dell’acqua da parte delle famiglie e degli operatori dei diversi settori. Il dato statistico, mette a nudo una triste realtà, considerando in termini economici, il danno che potrebbe arrecare la siccità al connettivo socio economico dell’isola. Un indotto, quello agricolo che conta in Sicilia ben 219.617 aziende che coprono il 16,6 % del totale nazionale, con una Superficie Aziendale Totale(SAT)  del 9,1% e una Superficie  Agricola Utilizzata (SAU) pari al 10,8% calcolata sulle stime del dato nazionale( Fonte ISTAT), basti pensare che il comprensorio di Pachino e Portopalo di Capo Passero, nell’area sud est del siracusano, conta una copertura di produzione in serre pari ad un 1.500.000 metri quadri di strutture in serre. Con un’emergenza idrica difficile da gestire e una campagna di trapianto pronta per il raccolto d’autunno, le cose si complicano parecchio. Inoltre, è importante considerare l’indotto dell’allevamento che conta 5.600 allevamenti con 732.000 capi ovini e 117.000 capi caprini, ovviamente, settori che si inseriscono nella filiera agroalimentare, fortemente legate alle innovazioni bio e con una fascia di mercato prevalentemente orientata a soddisfare sia la domanda interna dell’isola, che quella del fabbisogno nazionale. 

In ultima analisi, c’è anche il consumo idrico giornaliero pro capite dei cittadini. Uno scoglio duro, che dovrebbe avere già le prime risposte da parte della Governance.

La necessità di interventi mirati e necessari alla costante erogazione idrica, dovrebbe essere orientata ad una politica di riduzione degli sprechi e ad una normalizzazione degli impianti per la gestione dell’acqua, come quello esistente a Sciacca nell’agrigentino, ma non funzionante. Allo stato attuale, in Sicilia sono dodici i desalinizzatori, pronti all’efficientamento con un piano da venti milioni di euro. La sfida sarebbe quella di attivare questa nuova tecnologia, che prevede il procedimento dell’Osmosi Inversa e rimpiazzare gli invasi che non riescono più a sopperire la domanda elevata, al fronte di un’offerta ridotta gestita dai privati. Sarà necessario comprare l’acqua e determinarne il prezzo in base alle leggi della domanda e dell’offerta, non si dovrebbe arrivare alla calmierizzazione di questa importante risorsa, sempre più scarsa, ma si dovrebbe iniziare ad avviare dei processi di gestione idrica controllata da un ente nazionale per la gestione delle risorse idriche, che dovrebbe anche tener conto che l’acqua è un bene prezioso per l’umanità.  

Foto di Marion da Pixabay

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