Diossine e incendio rifiuti

Ambiente & Salute

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L’ informazione ambientale sta diventando una merce sempre più rara.

IL recente  incendio di 6 mila tonnellate di rifiuti speciali ,contenenti  plastica e gomma è l’epilogo di una illecita gestione e assenza di controlli.

Al cittadino interessa conoscere gli  inquinanti prodotti dall’incendio, la loro concentrazione , la compatibilità con i prodotti alimentazione.

La  dispersione degli inquinanti nell’area circostante l’incendio  dipende  dalle condizioni meteorologiche locali , la  topografia e la morfologia della zona.

 I fenomeni meteorologici  per la dispersione sono: il vento, la turbolenza e la stabilità atmosferica.  La quasi totalità dei fenomeni d’inquinamento atmosferico avviene nella parte bassa dell’atmosfera . I fattori meteorologici che interessano i fenomeni d’inquinamento atmosferico sono: a) velocità e direzione del vento; b) la stabilità atmosferica alla quale si devono i rimescolamenti dell’aria e quindi la diluizione degli inquinanti; c) le inversioni termiche.  Infine una notevole importanza è svolta dall’eventuale presenza di calme di vento. Tutti questi parametri svolgono un ruolo fondamentale nella ricaduta al suolo degli inquinanti oltre alla dispersione ,in atmosfera.

Un incendio di rifiuti secondo quanto riportato nell’Allegato IV “Matrice aria” alla Procedura Tecnica per la Gestione delle Emergenze Ambientali ( Arpa Piemonte, 2020),  genera Polveri Sottili,  Composti Organici Volatili, idrogeno solforato, anidride solforosa , ammoniaca , acido cianidrico, acido cloridrico ,  diossido di azoto, acroleina , fosgene

 , e, in aggiunta, altre sostanze come i microinquinanti organici quali PCDD/PCDF (diossine e furani) , PCB9 policrolobifenili) , IPA ( idrocarburi policiclici aromatici) , metalli.

IL tipo  di rifiuto è determinante nella produzione dello specifico inquinante: il  peggiore è rappresentato dalle diossine che si formano quando la combustione coinvolge materie plastiche, solventi e pesticidi.

 “Diossine”  indicano un gruppo di 210 composti chimici  formati da carbonio, idrogeno, ossigeno e cloro. Di questi però, solo alcuni sono  pericolosi per l’ uomo e l’ ambiente. Si tratta di 7 congeneri della famiglia delle diossine e 10 della famiglia dei furani.

La diossina più pericolosa è indicata con TCDD (2,3,7,8-tetracloro-dibenzo-p-diossina)  riconosciuta come  cancerogeno (sarcoma dei tessuti molli , linfomi non Hodgkin) nonché caratterizzato da spiccata proprietà di persistenza.

 Le diossine non subiscono degradazione chimica e  si riversano nell’ambiente dove, persistono per molto tempo, sono insolubili in acqua, e sono invece altamente solubili nei grassi. Per questo motivo, una volta nel suolo non vengono dilavate ma piuttosto ingerite da animali, entrando quindi nella catena alimentare umana. Se i prodotti di derivazione animale contaminati vengono ingeriti dall’uomo, gli inquinanti vengono trasferiti e accumulati nei tessuti adiposi, dando così avvio al processo di biomagnificazione. 

Di questi però, solo alcuni comportano una particolare attenzione, per la potenziale pericolosità nei confronti di uomo e ambiente.

PCDD e PCDF sono semivolatili e possono essere presenti nella matrice aria sia in fase vapore che come particolato.

I microinquinanti organici, PCDD/PCDF e PCB, non vengono rilevati come singoli composti, ma come miscele complesse dei diversi congeneri aventi differente tossicità. Per esprimere la concentrazione complessiva di PCDD/PCDF e PCB si utilizza la tossicità equivalente (TEQ), ottenuta sommando i prodotti tra la concentrazione dei singoli congeneri e il loro relativo Fattore di Tossicità Equivalente (i TEF sono stati determinati per ogni congenere confrontando la tossicità del singolo composto con quella della 2,3,7,8-TCDD ,il cui fattore di tossicità è pari a 1

 L’Agenzia  Regionale per l’Ambiente della Campania nel suo ultimo comunicato afferma , relativamente al PM 10 ” 34 microgrammi per metro cubo” e quindi entro i limiti della normativa. Nessuna comunicazione su valore PM2,5 e biossido di azoto.

Polveri PM2,5 estremamente importanti ai fini sanitari e considerato che maggiore è la temperatura dell’incendio e maggiore è la produzione di polveri fini.

 La normativa nazionale (D.lgs. 152/2006 e s.m.i) prevede valori limite  per PCDD/PCDF (TEQ) e PCB nei suoli soggetti a bonifica, mentre non li prevede per l’aria. IL dato della diossina comunicato da Arpac , “ valori pari rispettivamente a 0,111 e 0,056 picogrammi per metro cubo in termini di tossicità equivalente, entrambi inferiori al valore indicato come riferimento (0,15 pg/mc I-TEQ – fonte: LAI-Germania).” .

Posto che il Testo Unico ambientale non fissa alcun valore per la concentrazione delle diossine , in aria ci chiediamo : a) esiste la Raccomandazione della Commissione tossicologica nazionale, 12 febbraio 1988 che fissa il limite di PCDD in termini di Tossicità Equivalente a 40 fg/mc ( femtogrammo per metro cubo. Fg corrisponde a un milionesimo  di miliardesimo  di grammo ).IL picogrammo invece a un millesimo di  miliardesimo  di grammo). Anche OMS fissa un limite e che vale come valore medio per le diossine 100 fg. IL valore tedesco di comparazione ,  riportato da Arpac è superiore a quello indicato dal Commissione Tossicologica  Nazionale  e a quello di OMS.

Attendiamo i risultati dei campionamenti della matrice suolo.

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