Moreno Longo e il Bari: tra ambizioni e delusioni, la sfida di una piazza calda e non più tollerante

PugliaSport & Motori

Di

Moreno Longo, ricercato da mezza serie B e da un paio di panchine di “bassa” A (non ne parliamo dalla C) ha scelto ad occhi chiusi Bari perché consapevole della piazza, calda, trascinante, capace di riempire il San Nicola con 62mila spettatori quando le cose vanno bene, insomma una piazza che sa coccolare quando ci sono le premesse, una piazza che dovrebbe stazionane in modo fisso in serie A e che invece tanto con gli imprenditori dal braccino corto, passando per millantatori e mezzi delinquenti, e finendo ad imprenditori facoltosi, rimane sempre nel limbo della mediocrità, ed ultimamente anche a rischio baratro, senza dimenticare il suo gene barese per parte di sua mamma vissuta a Corso Mazzini che, forse, ha definito la scelta. Bene, al suo insediamento, mise subito le cose in chiaro: “Se son venuto qui non è certo per raggiungere una salvezza. Io sono un tecnico ambizioso e il mio obiettivo è lottare per la serie A e qui ci sono le premesse”. Ora, per carità, non furono queste esattamente le parole, ma il senso fu assolutamente questo inequivocabilmente.

Longo si è fidato ciecamente della società che lo avrebbe messo in condizioni tali da partire già bene con un buon 80% della rosa completa di ragazzi bravi ma soprattutto di almeno quattro-cinque giocatori di rango, esperti, che avrebbero elevato la qualità della stessa rosa.

Ebbene, siamo al 19 di agosto, dopo varie amichevoli vinte ma con diverse macchie (troppi gol subiti alcuni dei quali scaturenti da colossali errori individuali, senza dimenticare i gol beccati dai bambini della Delfino Pescara e dalla Primavera e quello dal Giugliano, solo il Gravina lo ha graziato), e dopo un confortante prestazione a Cremona dove è parso a tutti – ma proprio a tutti – che la squadra fosse già in palla e l’impronta del tecnico si vedeva già nitidamente, ci si ritrova improvvisamente svuotati da ogni cosa, quasi il mese appena trascorso non fosse servito a nulla.

Perché perdere una gara, la prima gara di campionato, ci sta, del resto hanno perso anche Cremonese, Palermo, il “super” Modena, hanno arrancato Sampdoria, Frosinone e Sassuolo, dunque che il Bari possa perdere è da mettere in preventivo senza far drammi se non il rilascio del fisiologico retrogusto di amarezza che scivola nel palato ad ogni sconfitta, sempre che si voglia considerare il Bari come una pretendente alla promozione, perché se la società vuol considerare il Bari come una concorrente alla salvezza allora la sconfitta non fa una piega, la si deve mettere in preventivo e soprattutto la si deve accettare senza tante storie. Ma, illudendoci che il Bari sia una pretendente alla promozione, o quanto meno ai playoff, perdere come lo si è fatto sabato scorso al cospetto di una neopromossa, al di là dei loro meriti perché ha surclassato il Bari sotto ogni aspetto, non è accettabile nonostante il periodo agostano dove ogni valutazione non è assolutamente indicativa. Tuttavia è un segnale, non un campanello d’allarme, ma decisamente un segnale rosso che deve far riflettere la società.

Certo, non è un bel periodo per i De Laurentiis: sabato scoppola del Bari, ieri seconda scoppola per il Napoli, sei gol subiti contro uno realizzato, due “numeri uno” in panchina, Conte e Longo, due piazze calde capaci di dare tanto ma intolleranti nel ricevere poco, e una società comun denominatore, la Filmauro, in netta ed evidente difficoltà nonostante gli utili di esercizio. Con la unica grossa variante che mentre a Napoli, pur con una gestione sostenibile che dovrebbe essere emulata da tante squadre di A e di B che, per la sete di vittoria, si indebitano oltre il collo facendola franca con la Lega e col fisco senza essere penalizzate, a Bari si vice di panem et circenses ed, anzi, solo di panem perché quanto a circenses non se ne parla nemmeno. E i motivi li sappiamo inutile star qui a ribadirli. Bari, è superfluo nasconderlo ancora, è la seconda squadra della Filmauro, la figlia di un Dio minore per parafrasare un famoso film.

Sabato allo stadio c’erano ventunmila spettatori che hanno sfidato l’afa, avranno lasciato le famiglie a casa e alle residenze estive pur di vedere il nuovo Bari spinti dalla solita passione che pochissime squadra in Italia sa offrire. Se mettiamo da parte le milanesi, le romane e la Juventus, non abbiamo riscontri in egual misura dal punto di vista degli spettatori, ma tutto questo, evidentemente, è musica sorda per i De Laurentiis che proseguono per la loro strada senza ascoltare la piazza, anzi, sembra che più la piazza si scalda contestando, tanto più si rafforza, in negativo, il loro modo di tenere in considerazione la loro seconda squadra.

Un risposta così forte nonostante i mugugni del web dove in tanti hanno giurato e spergiurato indifferenza, boicottaggi e mancanza di rinnovi degli abbonamenti, ha fatto da contraltare una replica sugli spalti non indifferente che ha dovuto subire un cazzotto allo stomaco. Ventunmila persone vox clamanti in deserto, che hanno fatto sentire la loro voce, diciamo anche predicando nel nulla dove una protosquadra ha “ringraziato” in quel modo osceno.

Ma, sia chiaro, che al di là di responsabilità individuali dei cosiddetti senatori, al di là delle prestazioni sotto tono dei ragazzini nuovi, la responsabilità è unicamente della società che, evidentemente, non ha colpevolmente completato per tempo la rosa facendo andare, di conseguenza, Longo in bestia che, anzi, ha fatto capire, terra terra, che se entro fine mercato non dovessero arrivare i giocatori previsti che si aggirano intorno alle 5-6 unità, naturalmente di livello qualitativo superiore e non i soliti ragazzini dalle belle speranze, potrebbe rimettere in discussione il suo contratto. Insomma, un allenatore che si fa rispettare e che non fa spallucce, u allenatore che piace tanto alla tifoseria.

I tifosi, dopo le tante, troppe, delusioni degli ultimi anni, questa volta non sono disposti a tollerare un altro anno di sofferenza.

Non fare mai del bene se non sei preparato all’ingratitudine” diceva Enzo Ferrari.

Massimo Longo

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

CAPTCHA ImageChange Image

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.

Traduci
Facebook
Twitter
Instagram
YouTube