Franco Volpi: Il nichilismo

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Franco Volpi ne “Il nichilismo” percorre la genealogia, gli sviluppi del concetto di Essere e Nulla soffermandosi sul Pensiero di Nietzsche ed  Heidegger.

La filosofia ha un atto di nascita chiaro: la domanda sull’essere (ciò che è) e l’altra strettamente connessa, chiamata in causa dalla prima domanda e consequenziale ad essa: il nulla.

Il pensiero si dispiega intorno a questo problema senza trovare un unico orizzonte interpretativo: la ragione d’essere dell’indagine e delle avventure del pensiero siano nella domandare

Leibniz si domanda «Perché l’essere e non il nulla»? La sua risposta «Perché niente è più semplice e più facile di qualcosa» è semplicemente… semplice. Eppure ricostruirne i termini, i metodi di riflessione , le teorie semplice non è.

Franco Volpi in “Il nichilismo” di cui ricostruisce genesi, trascorsi ed evoluzione ricorda come «Crisi della ragione, perdita del centro, decadenza dei valori» racchiudono la natura del nichilismo che segna il Novecento ma che segnala la sua presenza tra il ‘700 e ‘800 incuneandosi nell’idealismo e s’impone nel ‘900 col pensiero nicciano secondo cui per nichilismo s’intende la mancanza di un fine, precisamente «manca la risposta al perché?» mentre «i valori supremi si svalutano».

Uno spettro si aggirava in Europa nella seconda metà dell’800 ben presto sostituito dal «più inquietante» degli ospiti: il nichilismo, secondo Nietzsche, ha preso possesso di ogni spazio culturale e ne ha aperti di nuovi.

Nietzsche non ha dubbi: la caduta di valori e ideali sono il terreno fertile del nichilismo che «è la storia dei prossimi secoli» e la sua profezia si è avverata.

Le radici del nulla

Da sempre la filosofia affonda alcune delle sue radici nel nulla: da Gorgia per cui «nulla è; se anche fosse, non sarebbe conoscibile; e anche fosse conoscibile, non sarebbe comunicabile» a Eckhart per cui il nulla è la stessa cosa «dell’anima e della mosca» fino eco Leopardi che conferma: il nulla «è il principio delle cose, e di Dio» fino al
«…perché tutto ciò che nasce / è tale che perisce; / perciò meglio sarebbe che nulla nascesse» di Goethe.

Nietzsche, Turgenev e Dostoevskij

Il nichilismo nasce con Nietzsche o Dostoevskij ed a torto, pare ai più, la rivendicazione del neologismo da parte di Turgenev: Bazarov si dichiara convito ‘nichilista’ in quanto non si riconosce nel sistema politico culturale e valoriale dei suoi tempi che si mostra disinteressato ed indifferente verso le condizioni di vita popolari pertanto il protagonista di “Padri e figli” è l’«uomo nuovo» per Turgenev.

«Un nichilista» proferì Nikolaj Petrovicˇ «Viene dal latino nihil, nulla, questa parola indica un uomo, il quale… il quale non ammette nulla?»
«No, non è lo stesso. Il nichilista è un uomo che non s’inchina dinanzi a nessuna autorità, che non presta fede a nessun principio».
«Sì, prima c’erano gli hegeliani, ora ci sono i nichilisti. Vedremo come farete a esistere nel vuoto, nello spazio senz’aria…».

Il dialogo esplicita come l’ ancien régime  si scontri con la «nuova visione positivistica e materialistica del mondo» e il termine «nichilista» dilagò dalla critica sociale alla riflessione e teoria filosofiche.

Heidegger: nichilismo, metafisica e il problema dell’Essere

In Heidegger «La verità dell’essere è pensata insieme alla non verità quale sua componente essenziale» e l’«essenza» s’intreccia ed  include la «non essenza».

Il pensiero nicciano è “la metafisica dell’età contemporanea” ma Nietzsche “attua il rovesciamento” di essa: «la cosa stessa è in discussione nel suo pensiero, la risposta che dà alla questione guida della metafisica: che cosa è l’ente».

di Camilla G. Iannacci

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