Salvini contro i vescovi: “Sull’Autonomia non hanno capito nulla”

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“I vescovi italiani sull’Autonomia, approvata in Parlamento e riconosciuta in Costituzione, non hanno capito nulla. Con tutto il rispetto, non sono assolutamente d’accordo: l’Autonomia porterà efficienza, modernità, più servizi ai cittadini e meno sprechi. Voi che ne pensate degli attacchi dei vescovi?”. Lo afferma sui social il vicepremier e leader della Lega Matteo Salvini, commentando l’intervista a Repubblica del vicepresidente della Conferenza episcopale italiana, il vescovo di Cassano allo Ionio, Francesco Savino, secondo cui con la riforma dell’autonomia differenziata “non solo avremo tante Italie quante le Regioni, ma si rischia pure un Far West tra quelle povere”.

Da qualsiasi lato la si guardi, la riforma dell’autonomia è diventato un terreno minato: materia di scontro tra maggioranza e opposizione, fonte di divisioni tra gli alleati di governo, attaccata dalle Regioni del Sud, contestata dalla Cei. E partendo da qui, forse non è un caso che all’indomani dell’affondo del vicepresidente della Conferenza Episcopale Italiana, la Lega vada all’attacco dei vescovi.

“Dovrebbero essere chiari con i fedeli e dire loro quanti migranti intendono ospitare in Vaticano, intendono utilizzare così i soldi dell’8×1000?”. E ancora: si rilancia la notizia secondo cui “alcune missioni delle Ong, vicine ad ambienti dei centri sociali, sarebbero state finanziate anche con risorse provenienti dalle offerte dei fedeli”, circostanza che “pone degli interrogativi sull’atteggiamento della Cei”.

Insomma, l’autonomia è stato l’argomento principe dell’incontro avvenuto ieri a Palazzo Chigi tra il presidente della Calabria, Roberto Occhiuto, e la premier Giorgia Meloni. Dallo staff di Palazzo Chigi e da quello del governatore azzurro non trapela nulla, ma stando a diverse fonti, Occhiuto – che da tempo guida il fronte degli scettici sull’applicazione del ddl Calderoli – avrebbe chiesto una moratoria: evitare intese con le Regioni, anche su materie non Lep, fino a quando non sarà superata la spesa storica.

Di getto la premier Meloni ha risposto: “L’autonomia è un tema nazionale, mi assumo io la responsabilità di verificare passo dopo passo, non ci saranno fughe in avanti. Esattamente la richiesta di Forza Italia, che dopo il via libera al provvedimento in Parlamento, si è assestata sulla linea di una maggiore prudenza: probabilmente anche per il pressing interno del fronte del Sud che – per voce di Occhiuto, Francesco Cannizzaro e altri – ha perorato la linea della cautela per non perdere voti nel Meridione”.

Il Pd, intanto, se la prende con i leghisti: “Dilaga il nervosismo nella Lega per il successo di firme contro l’autonomia differenziata. Calderoli offende le decine di migliaia di italiane e italiani che in poche settimane, online e nelle piazze di tutto il Paese, hanno voluto manifestare con la propria firma la netta contrarietà ad una pseudo riforma, sbagliata ed ingiusta. Zaia usa parole inopportune e istituzionalmente sgrammaticate nei confronti della Cei”.

Ma nonostante tutto ciò, Autonomia e ius scholae non sono gli unici terreni di scontro nella maggioranza. Tra i nodi ancora da sciogliere l’architettura delle candidature alle prossime regionali, con il caso Veneto – conteso da tutti e tre i partiti di governo – che è emblematico del caos imperante. Dopo il passo in avanti di Flavio Tosi (FI), replicano i luogotenenti di FdI, Luca De Carlo, e della Lega, Alberto Stefani. Il primo per rimarcare che Fratelli d’Italia ha ottenuto il 37,6% alle ultime eruopee, il secondo per far pesare i “159 sindaci e 1000 amministratori comunali della Lega”.

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