di Annamaria Gargano
Secondo Mario Draghi, l’Unione Europea dovrebbe investire 800 miliardi di euro in più ogni anno, una cifra che supera il doppio del celebre Piano Marshall. Questo ingente piano di investimenti è, per Draghi, fondamentale non solo per affrontare le sfide economiche e tecnologiche del futuro, ma anche per preservare i valori fondanti dell’Unione: equità, libertà, pace e democrazia. La posta in gioco è altissima, e Draghi avverte che in gioco c’è l’esistenza stessa dell’Unione Europea.
L’Europa, sostiene Draghi, si trova di fronte a un problema di scarsa produttività, che si aggiunge agli ambiziosi obiettivi di decarbonizzazione, digitalizzazione e rafforzamento della difesa comune. Se la capacità di raggiungere questi obiettivi non sarà allineata alle risorse disponibili, l’UE rischia di fallire. Da qui la proposta di una nuova strategia industriale europea per potenziare la produttività e rendere il continente più competitivo sul mercato globale.
Le tre aree chiave identificate da Draghi riguardano l’innovazione, Draghi sottolinea l’urgenza di colmare il divario che separa l’Europa dagli Stati Uniti nel campo dell’innovazione. Da oltre 20 anni, le stesse aziende europee – soprattutto nel settore automobilistico – dominano il panorama dell’innovazione. Tuttavia, negli Stati Uniti, il settore digitale è esploso negli ultimi decenni, attirando talenti da tutto il mondo, compresi molti dall’Europa. La burocrazia meno invasiva e un ambiente fertile per l’innovazione hanno permesso agli Stati Uniti di superare l’Europa in settori chiave, come l’intelligenza artificiale e la tecnologia avanzata. Draghi avverte che questa fuga di talenti priva l’Europa delle competenze necessarie per innovare in altri settori.
Il secondo settore riguardo la decarbonizzazione e competitività. Per Draghi, decarbonizzazione e competitività economica devono andare di pari passo. La transizione energetica, infatti, deve essere vista non solo come una necessità ambientale, ma anche come un’opportunità di crescita economica, in particolare attraverso la riduzione dei costi energetici. Draghi ha spiegato come, per anni, il prezzo dell’energia sia stato dominato dal gas, che sei volte su dieci ha dettato il costo finale dell’energia in Europa. Anche se le energie rinnovabili costano oggi meno del gas, il sistema attuale – che lega tutte le fonti energetiche al prezzo della più costosa, generalmente il gas – non permette ai consumatori di beneficiare appieno della transizione verde. Draghi suggerisce che i prezzi dell’energia rinnovabile debbano essere scollegati da quelli del gas per ottenere un reale vantaggio economico per i cittadini europei.
Infine il terzo settore riguarda il ridurre la dipendenza da terzi. L’Europa è fortemente dipendente da paesi terzi per l’approvvigionamento di materie prime, in particolare nel settore tecnologico, dove l’80% dei prodotti digitali proviene dall’esterno. Il rapporto commissionato da Draghi sottolinea l’importanza di concentrarsi su semiconduttori e chip, investendo nella creazione di laboratori specializzati in Europa e rafforzando la capacità di produzione interna in queste aree strategiche. Draghi ha inoltre evidenziato la necessità di sfruttare meglio le risorse interne all’UE e di negoziare accordi con paesi ricchi di risorse naturali. Tuttavia, tali accordi dovrebbero essere presi a livello comunitario, poiché i singoli Stati membri, agendo da soli, hanno un peso negoziale troppo limitato.
Draghi ha poi ribadito che questi obiettivi ambiziosi non possono essere raggiunti solo con investimenti privati. Saranno necessari investimenti comunitari, ossia risorse finanziarie messe in comune da tutti i paesi membri. Tuttavia, questa proposta non è priva di ostacoli. Paesi come la Germania e i Paesi Bassi, che hanno bassi livelli di debito, sono riluttanti a sostenere economicamente nazioni più indebitate, come quelle del sud Europa. La resistenza dei paesi più virtuosi sul piano fiscale rappresenta una delle principali sfide alla realizzazione del piano.
In conclusione, secondo Draghi, l’Europa non può permettersi di affrontare da sola le sfide globali. La cooperazione e il coordinamento tra gli Stati membri saranno essenziali per garantire che l’Unione Europea possa rimanere competitiva e difendere i suoi valori fondamentali. Il futuro dell’Europa dipende dalla capacità di intraprendere una strategia condivisa che unisca crescita economica, innovazione e sostenibilità.