Campo Largo Senza Palla al Centro

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A sinistra, il campo largo è solo un miraggio. Leader senza bussola, intenti a costruire castelli di sabbia sulle promesse mai mantenute. Tra sorrisi di circostanza e nostalgie di un passato glorioso, i leader della sinistra sembrano più interessati a consolidare posizioni personali che a rappresentare il popolo che dicono di difendere.


Si sono riuniti, di nuovo, con la solita retorica delle grandi occasioni. Al centro del dibattito, un campo largo che si proclama pronto a sfidare la destra, ma che in realtà si perde nei meandri delle ambiguità e dei personalismi. Elly Schlein, leader del Partito Democratico, Giuseppe Conte del Movimento 5 Stelle, Riccardo Magi di +Europa, Nicola Fratoianni di Sinistra Italiana e Angelo Bonelli di Europa Verde: ognuno con le proprie idee, ma tutti con un comune denominatore che sembra sfuggente. Un’alternativa c’è, proclamano, ma è chiaro che nessuno sa esattamente come costruirla.

Ecco allora il paradosso: mentre la sinistra si affanna a presentare un fronte unito, la vera mancanza è quella del centro, volutamente escluso in una mossa che sa di autolesionismo strategico. Renzi e Calenda, nomi invisi e indesiderati, rappresentano il punto dolente di un’alleanza che si vorrebbe ampia, ma che si limita a riprodurre le stesse dinamiche interne che hanno storicamente affossato ogni tentativo di vera coesione.

Non sono mancate le solite caciarate da parte di leaders storditi da una sinistra in presa ad una crisi di panico, mentre le dichiarazioni e le accuse si moltiplicano. Alla festa di Alleanza Verdi Sinistra, durante il dibattito dal titolo emblematico “Proteggiamo la scuola da Valditara”, Christian Raimo, intervenendo dal palco, attacca duramente il ministro dell’Istruzione Giuseppe Valditara. “Valditara – dice -, da un punto di vista politico, va colpito perché è un bersaglio debole e riassume in sé tante delle debolezze di questo governo”. Raimo rincara la dose con una metafora tratteggiata come fosse un copione di Star Wars: “Va colpito come si colpisce la Morte Nera in Star Wars”.

Non tarda ad arrivare la solidarietà delle forze di maggioranza al ministro, con Rossano Sasso della Lega che porta la questione in Parlamento, chiedendo che il ministro dell’Interno sia informato per garantire l’incolumità di Valditara. Nicola Fratoianni di Sinistra Italiana, risponde subito: “Nessuna minaccia, né fisica né di altra natura, per nostra intenzione” verso Valditara, cercando di abbassare i toni del dibattito e di difendere l’uso delle metafore come strumento retorico.

Giuseppe Conte del M5S, dal canto suo, ha minimizzato la questione della leadership, parlando di un progetto solido e coeso, ma nei fatti continuano a prevalere le divisioni, anche su temi cruciali come la politica estera. Nel frattempo, le tensioni continuano a salire e, Riccardo Magi di +Europa, propone agli altri leader di aprire “un tavolo di confronto permanente: non dobbiamo avere paura delle differenze”, ma le divergenze si manifestano ancora una volta in modo palese. La platea, esasperata, fatica a vedere in questo campo largo senza palla al centro un vero strumento di cambiamento.

Elly Schlein del PD rilancia l’idea di un possibile allargamento a tempo debito, pur riconoscendo che le differenze esistono e sono profonde. Tuttavia, le sue parole sono state accolte da una platea tiepida, che sembra ormai immune a promesse di unità. E mentre i leader si aggrappano ai loro cadreghini con ostinazione, le loro parole e accuse rimbalzano fra loro in un clima da panico generalizzato, incapaci di trovare una vera direzione comune.

Nel campo largo senza palla al centro, il centrosinistra appare più che mai come un insieme di pezzi che non si incastrano, in una partita in cui la vera sconfitta è l’assenza di una visione comune. Perché senza palla, senza gioco, rimane solo il campo. E quello, purtroppo, non basta a vincere.

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