CGIL: Urgente un confronto con il governo sulla scelta delle privatizzazioni

Diritti & Lavoro

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Il Segretario Pino Gesmundo delinea un quadro chiaramente negativo sulle privatizzazioni, “potrebbero avere effetti collaterali nel nostro circuito economico”. Da Forza Italia e Banca Centrale, iniziative i n vista della Manovra.

 

Roma- Quella manovra di corto respiro delineata non poco tempo fa dal Ministro dell’Economia Paolo Giorgetti, le titubanze del Commissario Europeo Paolo Gentiloni sulle transazioni del PNRR e gli investimenti a lungo termine, per una manovra finanziaria di lungo respiro. Sembra una di quelle sedute spiritiche, dove i medium chiamano in causa i fantasmi del passato, appartenenti ai vecchi pionieri dell’economia, quando le operazioni di salvataggio delle economie nazionali post guerra, erano di vitale importanza per riprendere tutto daccapo e riportare le nazioni sulla retta via, quella della produttività e della ripresa economica totale. La scienza economica, si sa, è una di quelle scienze che non ammette mai i propri errori e molte volte il tessuto socio economico, ne soffre le conseguenze e le paga con gli interessi.                                                                                                Nella manovra economica, il governo italiano, si ritrova alle prese con un conto da diciannove miliardi per sopperire agli eterni mali con la quale ogni economia planetaria, globale e produttiva, si deve confrontare. Gli obbiettivi di governo aprono gli orizzonti alla vendita dei più importanti asset strategici a partecipazione statale, una manovra necessaria, per reperire una cifra che potrebbe mettere tutti d’accordo e puntare a risanare le crepe economiche lasciate dai governi precedenti.

Il Segretario della CGIL Pino Gesmundo, da buon persecutore della buona e antica sinistra non può non far notare ai piani alti che la vendita dei principali asset strategici, può essere dannosa e può avere effetti collaterali nel connettivo socio economico.                                 “Serve un tavolo di confronto con il governo”, ha spiegato lo stesso Gesmundo ai microfoni ANSA, “le privatizzazioni potrebbero innescare nel lungo periodo un circolo vizioso. Sono decisioni del governo del tutto ingiustificate che potrebbero avere conseguenze negative sull’economia dei cittadini”. Pino Gesmundo cerca di evidenziare in maniera del tutto semplice, a cosa hanno portato le privatizzazioni di Alitalia, Telecom, Ilva e Autostrade quando furono di nuovo ripubblicizzati gli asset per evitare ulteriori disastri, “con questa manovra il governo non ha nessuna partecipazione sui profitti delle aziende e dalla vendita degli asset, si potrebbero incassare una cifra vicina ai dieci miliardi di euro”, ha ribadito Gesmundo.                             Per  Fabio Panetta, governatore della Banca d’Italia, la sburocratizzazione e l’aumento della produttività, sarebbero le giuste ricette per aumentare gli introiti fiscali e lo stato potrebbe giovarne seguendo la ricetta di Mario Draghi, in merito allo svecchiamento delle politiche economiche in chiave europeista. Da Forza Italia, i primi commenti sulla manovra, arrivano dal Ministro degli Esteri Antonio Tajani, “puntiamo a creare un’economia di stato molto forte”, ha spiegato lo stesso Tajani, dichiarazioni più da Vicepremier che da Ministro degli Esteri, anche se a breve ci sarà un incontro tra Tajani e il Ministro del commercio estero cinese, “la priorità è quella di preservare il sistema commerciale italiano, siamo in una fase di crescita ed in particolar modo con le esportazioni del prodotto italiano.  La reciprocità, con il fattore Cina, è fondamentale, non possiamo accettare il Dumping sociale e ambientale, ma soprattutto, non possiamo accettare sistemi di concorrenza sleale, che danneggiano la nostra economia”.

Il fantasma dei dazi di importazione apre le porte ad un necessario ripensamento dei rapporti commerciali tra Europa e Cina, l’Italia nel bacino del Mediterraneo è il crocevia delle Vie della Seta, ma non solo: Detiene il primato sui traffici marittimi commerciali e predispone di porti strategici commerciali, dove la stessa Cina occupa il 4,5% del traffico marittimo sulle rotte euroasiatiche che passano attraverso il principale snodo marittimo di Port Said, la porta d’ingresso del Mediterraneo dal Mar Rosso. Oltre ai dazi di importazione la sfida sarebbe quella di trovare il giusto equilibrio tra il gigante cinese e i paesi dell’area UE presenti, Italia in primis

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