Con un nuovo esame del sangue potrebbe si diagnosticare la demenza una decina di anni prima e sperare in cure efficaci
Il morbo di Alzheimer, la demenza a corpi di Lewy, la demenza frontotemporale, la demenza vascolare e altre condizioni possono manifestarsi con sintomi simili. Fino a poco tempo fa, l’unico modo per sapere con certezza di quale malattia si trattasse era osservare il tessuto cerebrale dopo la morte. Uno sviluppo recente è stato possibile grazie alla tomografia a emissione di positroni, o PET, che utilizza traccianti radioattivi per etichettare le proteine tossiche (denominate “amiloidee “tau”) che si accumulano nel cervello delle persone affette da Alzheimer. Le alterazioni che interessano queste proteine possono essere rilevate anche attraverso una tecnica che prevede il prelievo di un campione di liquido spinale mediante una puntura lombare (nota anche come “rachicentesi”). Queste procedure, però, sono costose e invasive.
Per rendere i test accessibili a più persone, e poter così individuare precocemente la malattia, servono procedure più economiche e meno invasive. Ed è qui che entrano in gioco i nuovi test. Questi studi esamineranno campioni di sangue utilizzando tecniche specifiche, in grado di rilevare piccole quantità di proteine tossiche che fuoriescono dal cervello ed entrano nel flusso sanguigno. In questo modo è possibile individuare la forma di demenza in questione.
Una nuova ricerca si concentrerà su un promettente esame del sangue specifico per il morbo di Alzheimer, che individua una proteina chiamata “pTau217”.
Numerosi studi condotti in tutto il mondo hanno già fornito prove concrete del fatto che questo test abbia la stessa validità di una puntura lombare. Attualmente ci sono speranze di cura per lìAlzheimer e un limitato ottimismo per curare in futuro anche altre forme di demenza al momento senza cure come la demenza frontotemporale (FTD) che ha colpito l’attore americano Bruce Willis.