Ecco che l’Italia si trova di fronte a un nuovo capitolo tragicomico della sua storia politica. Sembra che la tanto decantata “competenza” del governo Meloni si stia sbriciolando sotto il peso di scandali e processi. Non è bastato il patetico tentativo di salvare la faccia di Gennaro Sangiuliano, Ministro della Cultura, travolto da uno scandalo personale degno di una soap opera. Ora abbiamo Matteo Salvini, campione dell’intransigenza, che rischia sei anni di carcere per il caso Open Arms. Ma andiamo con ordine.
Sangiuliano: dimissioni e vergogna
Gennaro Sangiuliano, ministro messo a capo della Cultura nonostante le evidenti mancanze intellettuali, è stato costretto a dimettersi dopo lo scandalo che lo ha coinvolto con un’influencer che vantava “nomine” mai avvenute. E mentre il paese si chiede come un influencer possa essere coinvolto nei più alti eventi istituzionali, Sangiuliano si è dimesso come un qualsiasi politico preso con le mani nel sacco, lasciando dietro di sé l’ennesima macchia su un governo già pieno di contraddizioni.
Il vero problema? È che questo governo continua a fare nomine di persone inadatte, probabilmente come moneta di scambio per giochi di potere. Un ministro che perde la poltrona a causa di una relazione personale che sfocia in un imbarazzo nazionale, ci dimostra solo una cosa: la politica italiana è guidata più dai favori personali che dall’interesse pubblico.
Salvini: un “capitano” alla deriva
Ma passiamo all’altra faccia della medaglia: Matteo Salvini. Il leader della Lega, che ama definirsi “capitano”, potrebbe presto finire più vicino a una cella che a una cabina di comando. Rischia sei anni di carcere per aver abusato del suo potere come ministro dell’Interno nel caso Open Arms, trattenendo per giorni migranti in mare, tra cui minori, in condizioni disumane.
L’ironia? Salvini ha passato anni a dipingersi come l’ultimo baluardo della sovranità italiana, difensore della patria contro le minacce dei migranti. Ora, lo stesso uomo potrebbe essere condannato per sequestro di persona. E mentre si prepara a difendersi con una linea traballante che cerca di coinvolgere l’intero governo Conte, la realtà è che il suo processo rappresenta un colpo alla credibilità non solo sua, ma di tutto l’esecutivo.
Meloni: difendere l’indifendibile
E Giorgia Meloni? La premier si ritrova intrappolata in una tela di scandali e errori politici, costretta a difendere i suoi ministri. Ha tentato di proteggere Sangiuliano fino all’ultimo, solo per vederlo dimettersi sotto il peso di una vicenda personale che si è trasformata in un affronto politico. E ora, si erge a difesa di Salvini, che rischia di portare tutto il governo nel caos con la sua condanna imminente.
Ma chi stiamo difendendo, esattamente? Un uomo che ha fatto della divisione sociale e della propaganda il suo biglietto da visita politico. Salvini, che ha passato anni a seminare paura e odio, potrebbe finalmente rispondere delle sue azioni in un’aula di tribunale.
Quanto ancora possiamo sopportare?
La vera domanda che tutti dovremmo porci è: quanto ancora possiamo tollerare questo spettacolo vergognoso? Il governo Meloni si è venduto come il governo delle competenze, ma cosa abbiamo ottenuto? Ministri che si dimettono per scandali personali, leader politici sotto processo, e una politica estera e interna che ci ha isolato sempre più dall’Europa.
Quando la nazione si sveglierà dall’incantesimo populista e inizierà a chiedere conto di queste figure incapaci e dannose? Meloni riuscirà a uscire da questo vortice di errori, o il suo governo sta per affondare insieme ai suoi ministri caduti in disgrazia?
Gabriel Naticchioni