L’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) definisce la salute sessuale uno stato di benessere non riducibile all’assenza di malattia
La triste vicenda della bambina di 8 anni del Mali, ricoverata per emorragia giorni fa a Lecce, ci fa riflettere ancora sulla violente pratiche tribali esercitate anche da noi, con la Mutilazione Genitale Femminile. I riti di passaggio all’età adulta in alcune popolazioni africane prevedono diverse pratiche che vanno dalla rimozione parziale o totale della clitoride e delle grandi labbra vaginali associata a volte all’infibulazione, una sutura dell’apertura vaginale parzialmente completa, per il passaggio di urina e del flusso mestruale. Queste operazioni compiute generalmente alle bambine dopo i 7 anni sono diffuse nel Sahel, che si estende dalla costa africana occidentale a quella orientale, parte dell’Egitto, Etiopia e tra alcune tribù Beduine.
Contro queste pratiche si stanno battendo molte giovani madri africane, che si rifiutano di far subire alle loro figlie ciò che è toccato a loro in sorte. Le Culture che praticano la Mutilazione Genitale Femminile la considerano però un passo inevitabile verso la maturità della donna, per i padri una figlia non circoncisa non è maritabile e per alcuni rimuovere le grandi labbra le toglierebbe la parte maschile. Un marito di una donna infibulata la “apre” con un coltello causando dolore e infezioni, dopo il parto l’operazione viene ripetuta e la donna sottoposta nuovamente all’’infibulazione. Oltre duecento milioni di donne nel mondo hanno subìto una forma di mutilazione genitale. Secondo l’Unicef e l’Organizzazione mondiale della sanità, le vittime si concentrano in trenta Paesi, 27 dei quali sono nel continente africano, il taglio sottintende l’ineguaglianza tra uomo e donna e l’ossessione per il controllo della sessualità femminile. E sono tanti i miti che girano intorno alla mutilazione, in Tanzania, pensano che un’infezione del tratto urinario sia una maledizione degli antenati, estirpabile solo attraverso la mutilazione, in Ghana c’è la convinzione che il clitoride della partoriente renderà cieco il neonato, mentre nelle foreste della Costa d’Avorio si crede che il clitoride racchiuda in sé un grande potere che va estirpato dal corpo femminile per essere donato agli spiriti. Secondo uno studio condotto nell’ambito del progetto europeo Daphne Mgf e coordinato dall’Università degli Studi di Milano – Bicocca nel nostro Paese «il numero di donne straniere maggiorenni con mutilazioni genitali femminili si attesterebbe tra le 46mila e le 57mila unità». Un fenomeno preoccupante anche per le nuove nascite femminili in Italia, minacciate da questa barbara pratica, questa sì da tagliare immediatamente.
Umberto Palazzo
Editorialista de Il Corriere Nazionale.net