Fantaccino Mandato al Massacro: Dilemma di Magi in +Europa

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Le piroette di Magi e la desolazione politica di un partito in affanno. Tra referendum falliti e tattiche disperate, +Europa appare sempre più come la scena di un teatro dell’assurdo, con Magi e Bonino come protagonisti in cerca di ascolto.


Il passo avanti e indietro Riccardo Magi, segretario di +Europa, sembra impegnato in una danza politica che non porta né avanti né indietro. Un esempio lampante è la sua continua altalena retorica sul referendum per la riforma della cittadinanza, un’iniziativa nobile, ma che lascia l’impressione di un progetto destinato a inciampare nei suoi stessi ostacoli. L’idea di dimezzare i tempi di attesa per la cittadinanza può sembrare una battaglia urgente, ma dietro a questo slancio si nasconde un vuoto di reale potere e di influenza.

Piroette verbali Le dichiarazioni di Magi, dalla difesa dei diritti dei “nuovi italiani” fino alla critica verso il governo Meloni per la mancanza di una chiara strategia industriale, risuonano spesso come esercizi di retorica senza sbocchi concreti. La sua capacità di afferrare argomenti complessi e di lanciarsi in contorti giri di parole non riesce a celare la mancanza di una leadership incisiva. Emblematico è il suo recente appello al ministro Nordio per non oltrepassare la “linea rossa” del ddl Sicurezza, che sembra più una supplica disperata che un atto di pressione politica.

Tattiche da teatro dell’assurdo Magi sembra giocare una partita politica in cui le regole sono ignote o, peggio, del tutto assenti. Le sue proposte – dal supporto alla canapa industriale fino alle battaglie per i diritti delle detenute madri – sono certamente valide in un contesto astratto, ma nel panorama politico attuale assomigliano più a mosse di un personaggio di Beckett che non di un leader pragmatico. Le sue battaglie sembrano lontane dai problemi reali che affliggono l’Italia, lasciandolo in un limbo di irrilevanza.

Aggrapparsi a tutto Nell’ultimo tentativo di guadagnare visibilità, Magi ha invitato addirittura il governatore leghista Luca Zaia a unirsi alla campagna per il referendum sulla cittadinanza. Un gesto disperato che tradisce la consapevolezza di essere isolato in un panorama politico che fatica persino a ricordare l’esistenza di +Europa. Anche se questo potrebbe sembrare un atto di inclusività, in realtà rivela la mancanza di una vera base politica su cui poggiare.

La ditta individuale Magi-Bonino +Europa, vista dall’esterno, appare sempre più come una ditta a gestione familiare, un’entità politica che ruota attorno alla figura di Riccardo Magi e a quella di Emma Bonino. Quest’ultima, pur essendo una veterana della politica, si è progressivamente trasformata in una sorta di Sibilla Cumana, capace di dare consigli ma lontana dal cuore pulsante delle decisioni. Magi, d’altro canto, con la sua faccia da bravo ragazzo, cerca disperatamente di reggere il peso di un partito che sembra più una reliquia del passato.

La vecchia gloria e il fantaccino Se Bonino rappresenta il passato glorioso dei Radicali, Magi appare come il fantaccino mandato al massacro, armato solo di parole e di una visione sempre più sfocata. Le sue recenti dichiarazioni sulla guerra in Ucraina, tra i fischi e i disappunti del pubblico della festa di Alleanza Verdi e Sinistra, mostrano quanto sia ormai lontano dalla realtà politica che cerca di rappresentare.

Un partito allo sbando I continui fallimenti di +Europa, dalle proposte referendarie fino alla difficoltà di far passare ordini del giorno in Parlamento, come quello sullo stop alla canapa industriale, dimostrano la desolazione di un panorama politico in cui il partito di Magi e Bonino non riesce a trovare un ruolo rilevante. Anzi, i due personaggi sembrano essere sempre più ai margini, osservatori inerti di un gioco politico a cui non vengono più invitati.

Conclusione: la desolazione politica Alla fine, +Europa rimane un piccolo esempio della desolazione politica italiana. Con Magi impegnato in un ruolo di secondo piano e Bonino ormai ridotta a una figura del passato, il partito ha perso qualsiasi rilevanza. In un panorama politico dove le grandi battaglie si combattono altrove, +Europa si riduce a un esercizio di retorica, con poco da offrire e ancor meno da cambiare.

 

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