Medici del Mondo presenta alla Camera dei Deputati il nuovo report “aborto a ostacoli”

Ambiente, Natura & Salute

Di

28 settembre “Giornata Internazionale per l’Aborto Sicuro”

La ricerca, che indaga le politiche antiabortiste promosse a livello regionale e nazionale, è stata presentata oggi alla Camera dei Deputati insieme a Gilda Sportiello del Movimento 5 Stelle e ad esponenti del mondo dell’attivismo. L’indagine denuncia un vero e proprio attacco sistematico all’accesso all’aborto che, oltre a negare un diritto che dovrebbe essere garantito, può avere conseguenze, anche gravi, sulla salute mentale delle donne.

Report, infografiche, testimonianze e immagini dell’evento sono disponibili su Google Drive.

Medici del Mondo, rete internazionale impegnata a garantire l’accesso alla salute, torna ad accendere i riflettori sul tema dell’aborto con la ricerca “Aborto a ostacoli. Come le politiche di deterrenza minacciano l’accesso all’interruzione volontaria di gravidanza” che denuncia come la politica stia istituzionalizzando le barriere all’accesso all’aborto, trasformandole in vere e proprie politiche di deterrenza, e come queste abbiano una forte ripercussione sulla salute mentale delle persone che vogliono abortire. Tra iniziative promosse a livello nazionale e politiche anti-scelta in diverse Regioni,  l’indagine delinea un vero e proprio attacco sistematico all’accesso all’IVG, che ostacola un diritto che dovrebbe invece essere garantito, con gravi pregiudizi alla salute mentale delle donne.

Oggi alla Camera dei Deputati, presso la Sala del Refettorio di Palazzo S. Macuto, la ricerca è stata presentata da Elisa Visconti, Direttrice di Medici del Mondo e Gianluca Ferrario, Coordinatore Medico, che hanno dialogato sul tema insieme alla deputata Gilda Sportiello del Movimento 5 Stelle e ad esponenti del mondo dell’attivismo come Federica di Martino, psicoterapeuta e creatrice di “IVG ho abortito e sto benissimo” e Olimpia Capitano di Obiezione Respinta.

«La ricerca evidenzia quanto ancora siamo lontani dalle raccomandazioni dell’OMS e da quanto previsto dalla nostra Costituzione in merito al diritto alla salute che dovrebbe essere garantito dai Livelli Essenziali di Assistenza. E ciò a causa di una chiara volontà politica che può avere conseguenze sulla salute mentale delle persone che vogliono abortire – spiega Elisa Visconti, Direttrice di Medici del Mondo ItaliaCome organizzazione medico sanitaria, chiediamo al Ministero della Salute di adeguare la normativa e le procedure in materia di IVG recependo integralmente le raccomandazioni dell’OMS del 2022 e di garantire un sistema sanitario davvero capace di garantire il diritto all’aborto. Riteniamo inoltre necessari l’aumento del limite legale di età gestazionale in cui è possibile ricorrere all’IVG, l’abolizione dell’attesa forzata e dell’obiezione di coscienza. L’interruzione volontaria di gravidanza deve essere considerata esclusivamente come un atto medico, privo di connotazioni ideologiche, volto a garantire la tutela della salute psicofisica della persona gestante».

“Le violenze e i tanti ostacoli che ancora esistono nel nostro paese, minano il diritto di accedere all’interruzione volontaria di gravidanza – dichiara la deputata del M5S Gilda Sportiello. Oggi abbiamo approfondito, guardando ai dati, qual è la situazione nel nostro paese con l’obiettivo di smontare la narrazione colpevolizzante delle persone che decidono di abortire, per dire ancora una volta che non deve esserci posto per gli antiabortisti nei consultori e nei luoghi della sanità pubblica, per denunciare l’utilizzo dei fondi pubblici per finanziare associazioni private anti scelta, e per raccontare ancora una volta, i troppi ostacoli che si frappongono tra le persone e il diritto all’autodeterminazione, tra le persone e il diritto alla salute. E mentre nel nostro paese si fa sempre più grave l’attacco ai diritti, nel Regno Unito verranno individuate zone interdette agli antiabortisti: sarà illegale qualsiasi azione volta, intenzionalmente o incautamente, a molestare le persone che hanno deciso di interrompere una gravidanza. Una decisione necessaria che dovrebbe essere norma anche nel nostro paese– conclude Sportiello.

UNA QUESTIONE POLITICA. Già lo scorso anno, con il primo report “Aborto farmacologico in Italia: tra ritardi, opposizioni e linee guida internazionali”, Medici del Mondo aveva ben documentato come numerose barriere rendano l’IVG nel nostro Paese una corsa a ostacoli e contro il tempo: l’enorme difficoltà a reperire le informazioni sull’iter da seguire, la mancanza di consultori e gli elevati tassi di obiezione di coscienza, fino alla mancata o parziale applicazione delle Linee di Indirizzo del Ministero della Salute del 2020 rispetto all’aborto farmacologico – pratica che, secondo l’OMS, è sicura al punto da poter essere effettuata “dalla donna a casa o in telemedicina” fino alla dodicesima settimana, rendendo le linee guida ministeriali del 2020 già datate. Senza contare che, salvo alcune avanguardie (come Lazio ed Emilia-Romagna), la pillola abortiva (RU486) in Italia continua a essere considerata un farmaco rischioso, nonostante in Europa la si utilizzi da oltre 30 anni. Chi vuole interrompere la gravidanza si trova quindi davanti ad una lunga serie di ostacoli pratici – ed anche economici, considerati i costi di doversi muovere in città o addirittura regioni diverse per poter abortire. Ma non solo.

Tra proposte di legge per l’ascolto forzato del “battito fetale” o per il riconoscimento della capacità giuridica del feto, lo stanziamento di fondi pubblici a favore di gruppi che lottano contro il diritto all’aborto che la legge dovrebbe tutelare, e, ancora, la normalizzazione di pratiche aberranti come i cimiteri dei feti, nel nostro Paese la lotta all’aborto si è fatta sempre più violenta attraverso vere e proprie politiche di deterrenza. La legge 194, del resto, lascia ampi margini di manovra, grazie ad alcuni passaggi specifici – oltre che l’impianto generale – che consentono, con la complicità delle amministrazioni locali, l’ingresso e l’ingerenza di gruppi antiabortisti nei luoghi della sanità pubblica. È il caso dell’emendamento all’articolo 44 del ddl per l’attuazione del PNRR, approvato lo scorso 23 aprile dal Senato, che dà alle Regioni il potere di avvalersi, all’interno dei consultori, “di soggetti del Terzo settore che abbiano una qualificata esperienza nel sostegno alla maternità”. Che, spesso, coincidono con gruppi contro l’aborto. Come i CAV – Centri di aiuto alla vita del Movimento per la Vita (MpV), primo movimento antiabortista nato dopo la legge 194: in Italia ce ne sono oltre 400, di cui almeno una trentina all’interno di ospedali pubblici. Emblematico il caso del Piemonte dove, all’ospedale Sant’Anna, i volontari MpV gestiscono uno sportello per le donne che vogliono interrompere una gravidanza, offrendo un sostegno economico una tantum a chi sceglie di non abortire. Le risorse provengono dal “Fondo Vita Nascente” della Regione, nato nel 2022 con lo stanziamento di 400 mila euro, salito quest’anno a 1 milione.

UNA VIOLENZA PSICOLOGICA SISTEMICA E I RISCHI PER LA SALUTE MENTALE. Già da questi pochi esempi è facile capire perché l’Italia sia stata spesso richiamata a livello internazionale sulla garanzia di accesso all’IVG. La risoluzione non vincolante del Parlamento Europeo sull’inclusione del diritto di aborto nella Carta dei diritti fondamentali dell’Ue, approvata lo scorso aprile, chiede agli Stati membri di rimuovere gli ostacoli al servizio come raccomandato dalle linee guida dell’OMS del 2022, di garantire l’accesso a istruzione ed educazione sessuale e riproduttiva e ad assistenza di alta qualità, e di fermare i finanziamenti dell’UE ai gruppi anti-scelta. Nel testo vengono citati alcuni Paesi in cui il diritto non è pienamente garantito e in Italia, si osserva, “l’accesso all’assistenza all’aborto sta subendo erosioni”.

E non si tratta “solo” degli ostacoli fin qui descritti. Le testimonianze raccolte da diverse associazioni e riportate nel report di Medici del Mondo parlano di situazioni al limite: atteggiamenti ostili e linguaggio offensivo del personale sanitario (“Potevi pensarci prima”, “Queste ragazzine sempre con le gambe aperte”), psicologi e psicologhe che chiedono continuamente “sei sicura?”, medici che non si presentano agli appuntamenti appositamente per allungare i tempi, donne costrette ad ascoltare il “battito fetale” e a firmare, contro la loro volontà, per la sua sepoltura. Una vera e propria violenza psicologica (e fisica, se si considerano gli antidolorifici volutamente negati dopo la procedura), sistemica e costantemente aggravata dai ripetuti tentativi dei gruppi antiabortisti di umanizzare l’embrione e criminalizzare la persona che ha scelto di interrompere la gravidanza, cercando di creare sensi di colpa. Il risultato? Ai numerosi ostacoli che chi vuole abortire deve affrontare, si somma un del tutto inutile trauma emotivoSecondo l’OMS, una normativa restrittiva sull’aborto può causare angoscia e stigmatizzazione e rischia di costituire una violazione dei diritti umani, oltre a imporre oneri finanziari. Sulla stessa linea lo studio Turnaway – l’analisi sull’interruzione di gravidanza condotta da Advancing New Standards in Reproductive Health (ANSIRH) presso l’Università della California, San Francisco -, che dimostra che le donne che incontrano barriere (di qualsiasi tipo), che ritardino o rendano più difficoltoso l’accesso alla IVG, presentano maggiormente stress, ansia e depressione. Le donne a cui è stata negata l’IVG, rispetto a quelle che hanno potuto abortire, hanno riportato anche maggiori difficoltà economiche e maggiore probabilità di vivere in stato di povertà, di rimanere legate a un partner violento o di crescere i figli da sole. Al contrario, le donne che hanno interrotto una gravidanza indesiderata non provano rimpianto, dolore né tantomeno disturbo da stress post-traumatico: l’emozione più comunemente provata è il sollievo, con ben il 99% delle donne che ha dichiarato che l’interruzione di gravidanza è stata la decisione giusta.

***

Chi è Medici del Mondo. Medici del Mondo (MdM) è una rete internazionale impegnata a garantire l’accesso alla salute alle persone più vulnerabili, denunciare le ingiustizie di cui sono vittime e promuovere il cambiamento sociale. Oggi gestisce circa 400 progetti in oltre 70 Paesi del mondo, così come attività di advocacy sia a livello europeo che internazionale. Nel 2020 nasce MdM Italia che, tra le varie aree di intervento, si occupa di salute sessuale e riproduttiva e ribadisce con forza che l’aborto è un diritto umano e un pilastro fondamentale dell’uguaglianza di genere. MdM ritiene che l’aborto libero e sicuro sia un’emergenza di salute pubblica, considerando che ogni anno nel mondo 39.000 donne muoiono a causa di interruzioni di gravidanza realizzate in condizioni non sicure. Per questo MdM si impegna a fare pressione presso le istituzioni perché l’aborto sia un vero diritto in ogni Paese.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

CAPTCHA ImageChange Image

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.

Traduci
Facebook
Twitter
Instagram
YouTube