Arriva la proposta italiana per allentare i vincoli sulle auto diesel e benzina.E se non mancano le voci politiche e si moltiplicano gli appelli del comparto automobilistico, nell’Ue si profila un percorso in salita, dopo la faticosa trattativa di un anno fa attorno a uno dei provvedimenti cardine del ‘Green Deal’. Il nostro paese come si sa da sempre è in prima fila per arrivare ad una revisione più pragmatica di un green deal radicale ed ideologico portato avanti dall’ex commissario Frans Timmermans. In parlamento proprio grazie alla decisa azione del partito della premier, capitanato da Carlo Fidanza e Nicola Procaccini, che ha coinvolto anche popolari e liberali si è riuscito ad apportare alcune sostanziali modifiche su alcuni provvedimenti come quello sul packaging, che avrebbero messo in seria difficoltà interi comparti produttivi. Ma sul divieto dei motori termici entro il 2035 il tutto è rimandato al riesame che si terrà nel 2026. Il ministro del made in Italy, Adolfo Urso che da inizio mandato è in prima linea per tutelare il comparto auto italiano, è volato a Bruxelles per portare avanti una proposta del nostro paese sul tema, presentata in anteprima, nei giorni scorsi, a confindustria e a sindacati. Come confermano fonti del ministero nel suo viaggio a Bruxelles, il ministro ha predisposto anche alcuni colloqui con i colleghi europei, che si svolgeranno nei prossimi giorni. Il regolamento attualmente prevede l’eliminazione delle emissioni di CO2 da parte dei nuovi veicoli leggeri, inclusi auto e furgoni, entro il 2035. Dopo quella data, i veicoli con motori a combustione interna alimentati a benzina o diesel non potranno più essere immatricolati nel mercato europeo.
Il piano del ministro dell’Industria Adolfo Urso è soprattutto quello di anticipare dal 2026 all’inizio del 2025 il riesame del regolamento Ue, che fissa per il 2035 l’addio al motore a scoppio (endotermico). Un’accelerazione per ascoltare la preoccupazione dell’industria coinvolta, e non solo. Così, dopo che la premier Giorgia Meloni pochi giorni fa in Confindustria aveva parlato di un “approccio autodistruttivo” nello stop del 2035, proprio a Confindustria, oltre che ai sindacati, il ministro Urso illustrerà domani al Mimit le linee guida del documento, che punta ad attivare a breve l’attivazione della clausola di revisione, già prevista nel ‘Regolamento in materia di emissioni di CO2 delle autovetture nuove e dei veicoli leggeri’.
Sul tavolo anche l’istituzione di un Fondo Ue per compensare i maggiori costi sostenuti dai produttori per far fronte alla transizione. Le norme Ue varate un anno fa stabiliscono per le nuove auto e per i veicoli commerciali leggeri un taglio delle emissioni di anidride carbonica allo scarico del 100% nel 2035. In pratica l’addio all’endotermico. Dopo un’estenuante trattativa il regolamento venne approvato però prevedendo che nel 2026 la Commissione Ue avrebbe valutato la prima relazione biennale e riesaminato l’efficacia e l’impatto della normativa, presentando i risultati del riesame a Parlamento europeo e Consiglio. Con il riesame è poi già previsto che l’esecutivo comunitario presenti una proposta di modifica del regolamento, se necessario. Dopo la presentazione a Confindustria, Urso porterà quindi la proposta a Bruxelles.
Il piano presentato oggi in un incontro informale, dedicato al settore dell’auto e organizzato dalla presidenza del Consiglio Ue ungherese, domani verrà portato davanti al Consiglio Competitività. Oltre alla scadenza del 2035 il comparto guarda con attenzione anche al rischio che già si profila dal prossimo anno: con i primi target sulla quota di auto a basse emissioni, i produttori potrebbero affrontare sanzioni per miliardi di euro. Al momento della trattativa tra Stati Ue lo scorso anno la Germania aveva alzato la voce, inserendo una eccezione per gli e-fuels, ma al momento il comparto dell’auto tedesca sta vivendo una pesante crisi legata al mancato boom dell’elettrico. E mentre si attende il varo di politiche di incentivo, non è chiaro che posizione prenderà Berlino sul dossier. Come non è scontata la posizione francese.
Una delle voci politiche più esplicite nel chiedere un ripensamento all’addio al motore a benzina (quasi tutte di centro-destra e destra) è comunque del tedesco Manfred Weber, il potente presidente dei Popolari europei. Venerdì dalla presidenza ungherese dell’Ue era arrivata la voce del ministro dei Trasporti di Budapest János Lázár, con l’appello a non mettere in pericolo l’indipendenza dell’industria automobilistica con le politiche climatiche Ue.
Vincenzo Cacciopoli