Prende posizione in merito alla Giornata internazionale per l’aborto sicuro
A.I.G.O.C. Associazione Italiana Ginecologi Ostetrici Cattolici con un comunicato stampa che riteniamo indispensabile risposta a chi proclama la necessità di ampliare le maglie di una legge, già iniqua e devastante per la nostra società, da ormai 46 anni. Più di 6.000.000 di bimbi non hanno visto la luce uccisi dall’aborto , milioni di donne abbandonate nella solitudine del proprio dolore, uomini privati del diritto alla paternità.
28 Settembre 2024: “Giornata Internazionale per l’Aborto Sicuro”. Sicuro per chi?
La crescente pressione ideologica per introdurre in tutte le Carte dei diritti umani fondamentali, dopo quella francese anche in quelle degli altri Paesi europei, il nuovo “diritto all’aborto” per le donne, sta producendo un nuovo filone di interventi pubblici che tendono ad enfatizzare in senso critico alcuni aspetti normativi contenuti nella L. 194/78 ritenendoli “ostacoli” all’applicazione della stessa legge. Nel report che l’associazione “Medici del Mondo” insieme ad esponenti del M5S ha recentemente presentato alla Camera dei Deputati si trovano infatti numerose osservazioni critiche in tal senso che, se attese, porterebbero ad uno stravolgimento della legge sull’aborto in Italia, come la cancellazione dell’art.9 per l’obiezione di coscienza.
In quel report è stato rappresentato inoltre, il rischio di ripercussioni sulla salute mentale delle donne che non riuscirebbero ad effettuare l’aborto nei tempi e nei modi desiderati a causa di carenze di Consultori pubblici e di medici “non obiettori”; dati questi che non trovano conferma nell’ultima Relazione del Ministero della Salute al Parlamento del 2023. Vengono anche giudicati inutili e dannosi sulla psiche delle donne gli interventi degli “antiabortisti” nei Consultori e nelle strutture sanitarie pubbliche. A prova di questo effetto, è stato riportato uno studio statunitense, Turnaway, nel quale in realtà, non appare con evidenza scientifica
il denunciato disagio psicologico per le donne che portano avanti gravidanze inizialmente indesiderate. Restano invece inconfutabili le numerose reviews internazionali con metanalisi effettuate in questi anni, quale quella di Priscilla K. Coleman (Abortion and mental health: quantitative synthesis of research published 1995-2009, The British Journal of Psychiatry, 2011) e quella danese di David C. Reardon (Issues in Law & Medicine, vol.39, N.1 2024), nelle quali emergono con evidenza le problematiche psichiche nelle donne che hanno abortito, soprattutto a distanza di tempo (9-12 mesi) dall’evento.
La sottovalutazione delle conseguenze fisiche immediate dell’aborto farmacologico, tale da essere ulteriormente promosso tra le donne come forma più facile, meno dolorosa e più sicura, tanto da lasciare a casa la donna con la RU486 e il Misoprostolo, è motivo di seria apprensione per la sua stessa salute. Infatti, già la Relazione del Ministero della Salute al Parlamento italiano sull’applicazione della L. 194 per l’anno 2021, riporta chiaramente il dato della maggiore incidenza di queste complicazioni: 4 volte superiori a quella dell’aborto chirurgico; come pure le statistiche nazionali ed internazionali documentano una mortalità materna di 10 volte superiore per l’aborto farmacologico rispetto a quello chirurgico.
L’origine di questo “assedio ideologico” alla politica italiana e all’opinione pubblica nasce da un atteggiamento culturale gravemente menzognero. Si vuole far prevalere il principio dell’autodeterminazione della donna (salvaguardata nel suo “diritto alla salute sessuale e riproduttiva”) sul riconoscimento della vita umana degna di rispetto e di accoglienza fin dal suo inizio. Un duplice e terribile inganno: a danno della salute psicofisica della donna e della vita di un essere umano, inerme ed indifeso, nella fase più delicata del suo sviluppo all’interno dell’utero materno.