“L’aborto e il pessimo paragone di Papa Francesco”
«Non è giusto “fare fuori” un essere umano, benché piccolo, per risolvere un problema. È come affittare un sicario per risolvere un problema». Queste le parole di Papa Francesco, riguardo all’aborto. Ora, è più che giusto che un papa persuaso che l’aborto sia un peccato, lo dica pubblicamente. E’ più che giusto, ma non è giusto che dica cose non vere, che faccia paragoni offensivi e verso i medici e verso le donne. Non si può paragonare una donna, alle volte una ragazzina, che magari ha fatto ricorso all’aborto per necessità, per disperazione, ad un delinquente che paga un sicario per commettere un omicidio. Possibile che ad un uomo buono e sensibile sfuggano le differenze? Il Papa ha fatto lo stesso errore grave che fece Giovanni Paolo II, quando con sconcertante disinvoltura mise l’aborto sullo stesso piano del delitto commesso da Caino. Trascurava il particolare che all’origine del fratricidio biblico, c’erano la gelosia, l’ira, l’odio profondo, sentimenti che non possono essere, ovviamente, all’origine dell’aborto.
Al Papa sfugge che il concepimento di norma è una grazia, ma può anche essere una disgrazia che sconvolge la vita di una donna, alle volte di una bambina. Il concepito di norma è un dono, ma può essere una mazzata, di norma è il benvenuto, ma può anche essere un intruso assolutamente non desiderato. Bisogna sempre ricordare quando si parla di aborto, che la persona che vi ricorre non vuole uccidere (verbo improprio, come il termine “omicidio”) l’embrione, ma liberarsi al più presto di qualcosa che le sconvolge la vita. Riguardo ad embrioni portatori di gravissime malformazioni che li condannerebbero ad una morte prematura e ad inutili sofferenze, l’aborto diventa legittima difesa a loro favore. In questo caso si abortisce per amore.
Renato Pierri
foto Vatican News