Nonostante la pioggia, a Roma si sono trovati in 7 mila per protestare contro il “genocidio” di Israele. Gli attivisti sono pronti a partire in corteo: “Sappiamo cosa ci aspetta”. E denunciano un pullman fermato al casello di Pisa
Autore: Alessandra Fabbretti
ROMA – “Noi oggi ribadiamo che ci saremmo stati nonostante il divieto e ci siamo pur sapendo cosa ci aspetta. Siamo pronti a muoverci in corteo: noi oggi lo faremo. Vi invitiamo a mettervi dietro al corteo”. Così un esponente dei Giovani palestinesi, organismo che ha organizzato il sit-in pro Palestina in corso oggi a Roma, parlando al microfono.
“Qui siamo tantissimi- ha proseguito l’attivista- ma è importante dire cosa succede fuori dalla piazza: compagni bloccati ai caselli, come un pullman fermo al casello di Pisa. Come giovani palestinesi torniamo a ribadire la legittimità della nostra resistenza, a garanzia della dignità del popolo palestinese”.
La questura di Roma, intanto, ha autorizzato esclusivamente il sit-in, che si è svolto per ora pacificamente a piazzale Ostiense con circa 7mila partecipanti.
Fumogeni e slogan, tra cui “Palestina libera, free Palestine”, precedono la partenza del corteo non autorizzato da piazzale Ostiense. Migliaia di manifestanti pro Palestina sembrano intenzionati a dirigersi verso viale della Piramide Cestia, dove la strada è bloccata da almeno sei blindati della polizia. Gli agenti sono in tenuta antisommossa. Tra la testa del corteo e gli agenti (circa una ventina di metri di distanza) ci sono decine di giornalisti e telecamere.
QUESTURA: “EVENTUALE CORTEO NON SARÀ AUTORIZZATO”
Fonti della Questura presenti a piazzale Ostiense riferiscono all’agenzia Dire che un eventuale corteo dei manifestanti pro Palestina non riceverà l’autorizzazione e che anche il sit-in, che si è svolto nelle prime ore del pomeriggio a Porta San Paolo, non era autorizzato.
IL SIT, LE BANDIERE, LE FOTO AI DOCUMENTI
“Palestina libera! Quali sono i valori occidentali? Genocidio, sterminio e fame?”. Questo l’appello dei pro Palestina riuniti in sit-in (autorizzato) davanti a Porta San Paolo, a Roma, in un piazzale Ostiense blindato dai cordoni di agenti e mezzi delle forze dell’ordine per la manifestazione organizzata in vista del primo anno di guerra nella Striscia di Gaza.
Il corteo, organizzato da Giovani palestinesi e Unione Democratica Arabo-Palestinese (Udap), non ha infatti ottenuto il via libera della questura e al momento resta fermo. Da stamani migliaia i controlli da parte delle forze dell’ordine. Ai varchi di ingresso alla piazza, gli agenti fotografano i documenti per identificare i partecipanti.
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Nonostante lo sciopero dei mezzi pubblici, strade bloccate e pioggia intensa, il piazzale è gremito da migliaia di dimostranti: sventolano bandiere di Palestina e Libano, ma anche Siria e Iraq, Paesi a loro volta interessati da bombardamenti da parte dell’esercito israeliano all’indomani del 7 ottobre di un anno fa, dopo l’aggressione di Hamas.
“Siamo in piazza nonostante tutti i divieti anche per voi italiani- dicono gli organizzatori dal palco- perché anche il governo Meloni ci sta togliendo i nostri diritti. Siamo qui contro il genocidio di Israele, per i 40mila morti di Gaza. Il mondo vuole dimenticarlo ma non lo permetteremo”.
“Siamo dalla parte della resistenza palestinese: quello che accade laggiù è legato a Ucraina, Taiwan e a tante guerre nel mondo, nonché all’Italia col ddl 1660″, il disegno di legge sulla Sicurezza che non ha completato l’iter legislativo e che punta a dare una stretta alle manifestazioni, le iniziative di protesta passive e attive, inasprendo le pene o introducendo nuove fattispecie di reato. “Da decenni i governi di centrodestra e centrosinistra limitano la libertà di sciopero e manifestazione- hanno continuato dal palco- Più avanza la guerra e più devono reprimere, con una economia di guerra con cui sfruttano lavoratori e studenti”.