IL glifosato e il Comune

Ambiente, Natura & Salute

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L’Agenzia Internazionale per la Ricerca sul Cancro (IARC)  valuta costantemente il potenziale di prodotti chimici e, altre sostanze di causare il cancro negli esseri umani. Di norma tali valutazioni, a opera dello IARC, rappresentano il primo passo nella prevenzione del cancro e consentono ai decisori di elaborare misure volte a ridurre o eliminare l’esposizione umana a sostanze cancerogene note, o talvolta solo sospette.

Questa premessa getta una luce fosca sulla decisione della società di igiene urbana del comune di Napoli decisa, a usare il glifosato nei prossimi mesi per il diserbo stradale.

Il glifosato è una molecola non selettiva, esplica cioè i suoi effetti su ogni organismo vegetale. La sua azione compromette la crescita della pianta inibendo l’attività di un enzima coinvolto nella sintesi di amminoacidi essenziali e della lignina. L’erbicida viene assorbito principalmente attraverso le foglie e da qui è trasportato in tutta la pianta.

IL glifosato, assieme ai suoi prodotti di degradazione, è stato classificato dall’Agenzia Internazionale per la Ricerca sul Cancro (IARC) come appartenente alla categoria 2A, gruppo dei composti “potenzialmente cancerogeni per l’uomo”.

Numerosi Paesi dell’UE hanno deciso di sottoporre l’uso del glifosato a forti restrizioni, avvalendosi del Principio di Precauzione.

Diciamo subito a scanso di equivoci che“ in generale non è possibile stabilire una “dose sicura” per le sostanze che causano il cancro. “ (fonte: Codice Europeo Contro il Cancro).

IL glifosato è classificato dalla Direttiva 67/548/CEE come irritante e tossico per ambiente e pesci.

E’ un pesticida inibitore dell’EPSP, un enzima essenziale per la vita microbica, compresa quella intestinale che svolge un ruolo fondamentale nei processi fisiologici di stimolazione del sistema immunitario. IL glifosato in Europa è stato rinvenuto in campioni di pasta, biscotti, lenticchie carni, formaggi, latte e birra. Questo pesticida risale la catena alimentare tanto, che in Italia 4 animali su 5 da carne di allevamento viene alimentato con mais, colza, olio di colza OGM modificati per resistere al glifosato.

Otto anni fa la IARC ha classificato come probabile cancerogeno, sulla base di prove su animali. L’EFSA, l’Autorità Europea per la Sicurezza Alimentare dopo sei mesi, emise un giudizio diverso

:” improbabile che il glifosato costituisca un pericolo di cancerogenicità per l’uomo“. Anche ECHA, l’Agenzia Europea per le Sostanze Chimiche condivise la valutazione di ECHA.

Dove sta il problema ? EFSA ed ECHA fondano il parere sulle valutazioni fatte dall’Istituto Tedesco, per la valutazione del Rischio, il BfR che diversamente dallo IARC ha valutato ricerche e studi pubblicate su riviste scientifiche e non sottoposto a revisione (Peer Review).

Incredibile quanto emerso sulla stampa ! IL parere di ESFA sull’impatto del glifosato sulla salute dell’uomo, è stato copiato dal dossier Monsanto.

Chimicamente il glifosato è una molecola derivata dalla glicina. L’ indizio dell’azione deleteria del glifosato è l’attuale e crescente moria di api dovuta all’utilizzo spesso sconsiderato di pesticidi.

Lo stato di salute delle api rispecchia lo stato di salute dell’ecosistema in cui vivono. Nella Terra dei Fuochi essi vengono oggi sfruttati come veri e propri indicatori biologici capaci di rilevare la presenza di veleni nell’ambiente. La riduzione di alcune popolazioni batteriche e microbiche a opera del diserbante glifosato, presente nei terreni in cui esse si sviluppano e crescono, è un altro valido esempio. Tale erbicida provoca danni non soltanto agli organismi unicellulari, ma pure a quelli multicellulari, vertebrati o invertebrati, dalle alghe ai molluschi, dai rettili o anfibi fino ai mammiferi; i disturbi riscontrati sono vari, ma perlopiù si concentrano sul sistema nervoso o riproduttivo e sull’inibizione della corretta sintesi proteica.

Il glifosato è una molecola non selettiva, esplica cioè i suoi effetti su ogni organismo vegetale. La sua azione compromette la crescita della pianta inibendo l’attività di un enzima coinvolto nella sintesi di amminoacidi essenziali e della lignina. L’erbicida viene assorbito principalmente attraverso le foglie e da qui è trasportato in tutta la pianta.

Resta l’assurdo di una società pubblica e il rumoroso silenzio della rappresentanza istituzionale intorno all’uso irresponsabile del glifosato.

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