La solitudine dei social network. Come è cambiata la nostra vita con l’avvento di Internet

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Come sono lontani quei giorni in cui si usciva di casa con il solo scopo di andare a controllare se il nostro amico fosse lì alla finestra, ad aspettarci, pronto per sgattaiolare fuori per andare a tirare due calci ad un pallone. Per non parlare di quei bigliettini lanciati, furtivamente tra un banco e l’altro, sperando di non di non essere scoperti dal prof, solo per chiedere il classico “cosa si fa all’uscita?”.

Come non dimenticare poi le cartoline, scelte con tanta cura, da inviare a parenti e amici, che puntualmente, arrivavano anche dopo il nostro ritorno…

Si! Una vita fa… ormai un’epoca superata, dimenticata e sepolta dalla miriade di foto, video, immagini da cui siamo bombardati non appena apriamo gli occhi.

Quale è la prima cosa che facciamo appena ci svegliamo? Controllare se abbiamo notifiche sul nostro smartphone, se qualcuno ci ha cercato, pensato o ha solamente visto una nostra foto, forse magari anche per sbaglio, o semplicemente scorrere nelle immagini degli altri utenti per iniziare la giornata sentendosi meno soli.

Non possiamo più fare a meno di avere tra le mani quell’oggetto, così tanto utile da condizionare le nostre giornate o addirittura la nostra esistenza. La maggior parte delle persone oramai ha un telefono cellulare. Attualmente ci sono 4,44 miliardi di utenti Internet mobili

È indubbio, infatti che i social network abbiano radicalmente cambiato le nostre vite sia in meglio che in peggio.

Il loro utilizzo ha indubbiamente innumerevoli intenti positivi quali poter ricongiungere familiari, aiutare a diffondere messaggi di pace e di solidarietà e persino contribuire a salvare vite (trovando più facilmente donatori di sangue o organi). Tuttavia, vi sono, di contro, anche implicazioni negative e patologiche; la dipendenza da social network.

Il Manuale Diagnostico e Statistico dei Disturbi Mentali (DSM-5) considera solo il disturbo da gioco su internet e, anche se la social media addiction non è formalmente annoverata tra le attuali patologie psichiatriche riconosciute, l’utilizzo eccessivo e compulsivo dei social network è ormai considerato a tutti gli effetti una dipendenza comportamentale (come la dipendenza da sesso, lo shopping compulsivo o la dipendenza da gioco d’azzardo).

Secondo un rapporto stilato nel 2017 su Technology in Society, le stime suggerivano che oltre 210 milioni di persone in tutto il mondo soffrivano di dipendenze da Internet e dai social media. Nel 2022 tale cifra è salita a 330.

Sono molti i fattori che scatenano questa dipendenza spasmodica, dalla competizione con l’altro (che in questo caso risulta essere il resto del mondo) alla soddisfazione a livello fisico e mentale che si ha nel ricevere un semplice “like”.

È proprio un gesto di approvazione o disapprovazione sui social a condizionare la nostra intera giornata.

Malgrado l’essere virtualmente circondati da persone che, in un modo o nell’altro giudicano la nostra vita, questo mondo virtuale non fa altro che accrescere la nostra solitudine. Uno studio dell’Università di Pittsburgh in Pennsylvania, pubblicato  sull’American Journal of Preventive Medicine , ha  rilevato che <<gli utenti assidui di social media avevano una probabilità tre volte maggiore di sentirsi socialmente isolati. Hanno scoperto che le persone che utilizzavano i social media per più di due ore al giorno avevano il doppio delle probabilità di sentirsi socialmente isolate rispetto a coloro che utilizzavano i social media solo per meno di mezz’ora al giorno. Inoltre, i partecipanti allo studio che hanno visitato le piattaforme dei social media 58 volte a settimana avevano tre volte il rischio di isolamento sociale percepito, rispetto a quelli che hanno riportato meno di nove visite a settimana.>>

È paradossale, quindi, notare come una piattaforma studiate per favorire la connessione tra più soggetti anche nelle parti più remote del mondo possa invece sortire l’effetto contrario.

Questi social network, infatti, sono in grado di farci sentire ancora più isolati, e distanti anni luce dalla “bacheche” felici che vediamo accrescendo ancora di più la nostra frustrazione.

Pur di somigliare a quelle immagini cosi oramai standardizzate, si è perso il piacere di assaporare le piccole cose: un piatto non si gusta più, si fotografa, un fiore non si annusa, lo si mette su facebook; e più importante un commento sotto la foto di un bel tramonto che il ricordo stesso di averlo vissuto.

Purtroppo, quando si parla di progresso, oltre agli aspetti positivi, bisogna, per forza di cose, mettere in conto anche gli aspetti negativi.

Ciò che un tempo era nato per mettere in connessione il singolo con il mondo ha finito per risucchiare il mondo intero in una voragine telematica.

Ne siamo totalmente dipendenti senza via di scampo, non possiamo immaginare la nostra vita senza uno smartphone tra le mani.

Si potrebbe suggerire una bella passeggiata in riva al mare, per cercare di stare lontani dai social, ma sappiamo benissimo che non saremmo mai in grado di rinunciare ad un selfie o a postare un tramonto mozzafiato.

 

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