Lo sfavillante ma complesso mondo dei palchi
Sembra tutto oro quello che luccica, ma in realtà, dietro a certe delicate professioni ove la propria immagine è il primo avamposto della comunicazione tra il relatore e il pubblico, si nascondono insidie e preoccupazioni che in molti non riescono nemmeno a capire. E’ la complessa dimensione da anchorman con piglio internazionale raccontata da colui che la rappresenta a menadito da anni, l’altoatesino Pietro Polidori, 5 lingue, centinaia di conduzioni all’attiva, 17 Paesi del mondo, presenza scenica impattante, energia da vendere e carisma innato. Sulla “scena” ha introdotto e hanno partecipato personaggi del calibro di Sting, Andrea Bocelli, Arnold Schwarzenegger, Mike Tyson, Seal, Nicole Scherzinger, Jason Derulo, Flavio Briatore, Reali, imprenditori, fondazioni, manager e artisti di varie branche; dall’economia al Jet Set.
Ha trattato e tratta – con particolare dimestichezza – tematiche quali economia & finanza, l’intelligenza artificiale, la sostenibilità, la mobilità elettrica, l’enogastronomia, con un nobile fine, come anch’esso ammette – quello di aiutare il pubblico a comprendere al meglio la materia che si caldeggia, sia essa di facile fruizione o di più laboriosa entità. E questo è resto possibile sia grazie ad una chiara e nitida comprensione di quanto trattato sui palchi che da una buona conoscenza della natura umana, altra caratteristica meno palpabile ma altrettanto significativa di un siffatto sinergico mestiere.
Pietro Polidori nasce a Bressanone, in Provincia di Bolzano, nello splendido Sudtirolo/Alto Adige, da padre genovese e madre altoatesina di madrelingua tedesca. Crescere in un ambiente bilingue si rivela un grande vantaggio che Pietro riesce a sfruttare pienamente sia nel corso della sua vita personale che professionale. Dopo aver conseguito la maturità al liceo scientifico, si trasferisce in Austria, dove inizia a studiare architettura. Nonostante abbia completato il percorso universitario con un ottimo voto finale, già durante gli anni dell’università capisce che probabilmente non intraprenderà la carriera di architetto. Il mondo che lo affascina maggiormente è quello della comunicazione, un settore in cui comincia a lavorare subito dopo la laurea. Il suo talento per la conduzione si manifesta quasi per caso, durante un evento a cui partecipa, trovandosi a parlare davanti a un pubblico su un palco. Questa esperienza segna una svolta nella sua vita: da quel momento, la sua carriera si concentra esclusivamente sulla presentazione di eventi, sul perfezionamento dell’arte della conduzione e sull’apprendimento di nuove lingue.
Dopo anni di esperienze e impegno, Polidori approda finalmente sui palchi di convention internazionali in diversi Paesi, consolidando il suo ruolo come presentatore di eventi di grande prestigio.
Qualche passo indietro Pietro. Ci racconta gli albori del suo impegno nel comparto della conduzione, palchi ed events? La professione dell’anchorman…
Già durante gli studi di architettura mi accorsi che non mi dispiaceva parlare di fronte alle persone. Atavica mia indole. I progetti semestrali andavano poi presentati ai vari professori e tutor e ai colleghi di corso. Mi resi conto alla fine del secondo anno che presentandolo e vendendolo bene, anche se il progetto stesso non era tra i migliori, riuscivo comunque ad ottenere un buon giudizio. Naturalmente non pensavo che un giorno questo sarebbe diventato il mio lavoro.
E lo divenne ‘ufficiosamente’ quando?
Nel 2024, vent’anni fa. Quando la mia compagna la mia compagna di allora mi iscrisse ad una sorta di Concorso di Mister Alto Adige. Nessuna ambizione a dire il vero di diventare modello o rappresentante di bellezza, ma in palio c’era una Harley Davidson, un premio che avrei volentieri desiderato, quantomeno allettante. Non vinsi, ma entrai nella Top 6, i quali dovevamo inventarsi qualcosa con la Miss Alto Adige dell’epoca. Cantare, ballare, io invece scrissi una sorta di sceneggiatura, compresa la sua parte. Alla fine della serata, durante il party del dopo show, mi chiesero se avevo piacere di condurre la seguente selezione delle Miss regionali. Accettai! Fu quello il mio primo palco.
Professione complessa? Il segreto di farla al meglio?
Direi delicata. Un presentatore o conduttore che sia, non deve mai prevaricare. Non è lui il protagonista. Anzi, talvolta ci si chiama “moderatori” proprio per l’etimologia del termine, l’essere moderati e non eccedere nel troppo egocentrismo e/o autocelebrazione. Talvolta per alcuni non è facile, ma è il ‘gioco’ attento ed equilibrato di questo lavoro. A questo, importante, da aggiungere lo spirito di adattamento, far sentire a suo agio i collaboratori e la poliedricità. Continui cambiamenti alle scalette o alle tematiche, anche in corsa o live.
E gli step successivi fino alla stimata posizione attuale?
Vari, provinciali, regionali, la classica gavetta come ogni lavoro. Concorso di bellezza, sfilate di moda nelle piazze centrali, poi col tempo anche le tematiche degli eventi in fatto d’importanza sono cresciute e – per puro caso – mi sono trovato a condurre in inglese, già lo facevo in italiano e tedesco. Era il pattinaggio in velocità, ed ha funzionato come speravo, anche con mia sorpresa. Da li in poi il trilingue e dai primi anni duemiladieci ho cominciato a promuovermi anche online, non scontato. Un’evoluzione costante, crescente, sempre cercando di migliorarmi.
E poi venne la partnership con le agenzie…
Si, esatto. Che mi proposero in vari eventi a carattere europeo e internazionale, Germania e Austria soprattutto. Questo passaggio mi diede poi la possibilità di aprirmi anche al francese e allo spagnolo, ampliando gli orizzonti. Il tutto sempre continuando anche a promuovermi e interfacciandomi con diverse realtà del settore, sia aziendali che di public relation. Sino a giungere a produzioni video negli Stati Uniti per una grossa compagnia tedesca e approdare al face to face con le Star planetarie, da Arnold Schwarzenegger a Mike Tyson o Andrea Bocelli e Sting.
Pietro Polidori con 100 palchi e performance in 17 nazioni è a tutti gli effetti un anchorman internazionale?
Assolutamente. E ci tengo a precisare, non si tratta di canovacci, ma di strutturarli gli eventi. Ho lavorato negli Stati Uniti, molto in Germania, Francia, Belgio, Svizzera, Spagna, Hong Kong, Tokyo, Danimarca anche e Principato di Monaco. Un dato singolare se posso citarlo, prima del Covid poca Italia, 75% estero, 25% nazionale, post pandemia la mutazione, 50 e 50.
In Italia quali i settori?
Conferenze e convention in duplice lingua (inglese), dal farmacologico al bancario, passando per il sostenibile o il business puro, cene di gala private con concerti (Bocelli e Sting ad esempio) e altro oltreché variegato. Capri, Portofino, Porto Cervo…
Mission e obiettivi a medio o lungo?
Continuare a crescere sia per numero di ingaggi ma soprattutto qualitativamente. Cio’ a cui aspiro sono eventi con cariche istituzionali importanti, sia nazionali che europee o mondiali. Sicuramente è tra i miei più sentiti obiettivi a breve termine. Un G7 o un World Economic Forum tanto per dire, sarebbe una buona cartina di tornasole e un banco di prova su cui vorrei mettermi in ballo. E anche posizionarmi come uno dei presentatori più ingaggiati – a livello di numeri – nel vecchio continente.