Intervista con Mario Schifano

Arte, Cultura & Società

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Amici lettori de Il Corriere Nazionale, eccomi tornato a parlarvi di arte presentandovi una serie di interviste dedicate a grandi artisti che hanno lavorato ed esposto le loro opere a Roma, ma non saranno delle classiche e reali interviste perché gli artisti coinvolti saranno scomparsi, quindi intendo dire che incontreremo con molta fantasia, appunto dei fantasmi, fantasmi di artisti importanti con i quali intratterremo una improbabile ed impossibile conversazione.

Cosa dovete aspettarvi da questi incontri? E’ facile, insieme faremo un tour a bordo di una Vespa sidecar tra le bellezze di Roma parlando di arte e società contemporanea dialogando in un mix di ironia e molta immaginazione.
Siete pronti a salire in sella con noi? Insieme alla nostra fantasia ci sarà posto per tutti.

Ecco sono pronto, esco dal garage di Vespa sidecar tour di piazza Margana e per sicurezza chiamo Mario.
Drinn, drinn
-Marioo, sei sveglio? Forza che ti sto venendo a prendere fatti trovare pronto sotto al portone che a breve arrivo!
Vi state chiedendo chi è Mario? Oggi intervisteremo e porteremo a spasso per Roma Mario Schifano il famoso artista.
Mario Schifano (Homs, 20 settembre 1934 – Roma, 26 gennaio 1998) grazie al padre archeologo e restauratore l’arte diventa il suo pane quotidiano, a venticinque anni la prima mostra a Roma, il suo carattere esuberante lo porta a rompere gli schemi dell’arte classica tutta tavolozza e cavalletto per sperimentare l’informale, l’astrazione e tutto ciò che è nuovo; la tecnologia e la modernità esalta la sua immaginazione. L’artista è una forza della natura e così poco più che trentenne sbarca negli States è troppo facile non venirne ispirato e condizionato ma la sua genialità sarà personale, originale senza limiti ed infatti insieme all’uso della materia e degli strumenti tradizionali inizia a utilizzare la pellicola della macchina da presa come nuovo linguaggio espressivo, la fantasia lo spinge ad andare oltre, inizierà con il 16 mm. per poi alzare l’asticella del suo talento a tutto tondo.

La musica sarà la colonna sonora di ogni sua espressività e lui senza paura aveva il potere di utilizzare nuove tecniche e nuovi linguaggi per realizzare la sua arte. Nella sua azione artistica unica e originale non è mai solo ma collabora in squadra con tutti coloro che insieme a lui sanno battere il tempo per un nuovo sound creativo, purtroppo l’iperattività richiede un costo pagare e il maestro subirà nel tempo alcuni periodi di ripensamenti e spunti di riflessione che lo porteranno ad sfilarsi dalla scena e a lavorare in solitaria come un uccello in gabbia per poi ritornare in pubblico più forte che mai. La sua arte gira per il mondo attirando consensi, il formato delle sue opere è extralarge, la sua opera di grandi dimensioni è fatta per far sentire attratto l’osservatore e farlo godere del colore così pieno di energia, inoltre Mario Schifano è attento e impegnato su alcune tematiche sociali nella condivisione e nella consapevolezza che l’arte è uno degli strumenti migliori per fare luce sugli errori della nostra società. Purtroppo morirà troppo presto nel cuore di Trastevere lasciando a tutta l’umanità un patrimonio artistico di enorme valore.

-Walterino devi aspettare un momentino!
-D’accordo ho capito, forza che andiamo prima a fare colazione a Piazza Esedra.
Mario esce dal portone e indossa un maglione rosso Ferrari e un pantalone nero.
-Oh! Ma ché è questa? Mica sarai matto?
-E’ una Vespa sidecar non ti piace?
-Ma io preferisco le biciclette, non l’avevi una bella bici da corsa?
-Mario non fare il difficile, Christo non si è lamentato come te, sappi che è veramente comoda e poi non vedi quant’è bella?
-D’accordo partiamo e faccio questa intervista veloce che ho da lavorare, avresti per caso una sigaretta?
-No, vuoi un cioccolatino?
I due partono direzione piazza Esedra, faranno colazione al bar, splende il sole è una bella mattinata Romana, bella da vivere lentamente quasi pigramente e a spasso per Roma dopo parleranno di arte, eccoli a bordo della Vespa sidecar, l’aria che ti accarezza è dolce e piacevole da farti ritornare indietro nel tempo.
-Senti ma adesso dove andiamo?
-Sei pronto a dire la verità?
-Posso provarci, potresti però dirmi dove andremo?
-Ecco adesso da piazza Esedra scendiamo per Via Nazionale, breve curva per via Cavour poi via dei Fori a sinistra lasciamo il Colosseo giriamo a destra direzione piazza Venezia, un saluto doveroso al milite ignoto gli giriamo dietro poi in discesa verso via del teatro Marcello ed eccoci arrivati sulla sinistra abbiamo la Bocca della verità.
-Oh! ma c’è una bella fila di visitatori!
-Non preoccuparti mentre aspettiamo, parcheggiamo e parliamo d’arte, i nostri lettori sono curiosi di sentirti parlare del tuo lavoro da artista.
-Lo ammetto è stata una bella passeggiata, io sono molto legato a questa città e sai perché?
-Lo immagino però mi piace sentirmelo dire da te.
-Roma è rimasta indietro nel tempo, lo ammetto a me piace tutto quello che è moderno ma devo anche dirti che poi ritorniamo sempre al punto di partenza, l’umanità non può e non deve essere schiava della tecnologia, noi siamo geniali nella nostra naturalezza, nella nostra spontaneità ed è allora che diamo il nostro meglio, tutto quello che sembra vecchio appartenente al passato è così pieno di fantasia e poi il cuore, il cuore questa straordinaria potenza ed energia che muove tutto, senza il cuore cosa ne sarebbe della modernità? L’intelligenza artificiale non ha mica un cuore! Ma eccoci qua, Roma è antica ma troppo bella per essere considerata vecchia oppure un museo a cielo aperto.
-La tua arte è sempre uscita dagli schemi.
-Naturalmente la sperimentazione serve proprio a questo, un artista sperimenta, studia, analizza, tenta nuove strade, non possiamo parlare tutti la stessa lingua, sai che noia!
-Mario come vedi l’attuale società?
-Un gran casino, la gente va’ di corsa senza rallentare mai, non si accorge della bellezza e poi sono tutti stressati e malinconici e si sa che quando stai su di giri perdi la conoscenza e la coscienza delle cose, non ti accorgi che le cose più belle ti stanno proprio sotto al naso.
-E’ a questo che serve l’arte?
-Direi di sì ma tutto deve iniziare dai bambini, quando sei piccolo sei libero nella testa non hai condizionamenti e puoi imparare subito le cose belle della vita, farlo dopo sarebbe troppo tardi, ma adesso non dobbiamo essere catastrofisti, possiamo avere fiducia in tutti noi, finché c’è l’arte c’è speranza.
-Mario questa intervista sarà molto fantasiosa puoi parlarci della tua “Chimera” in piazza Santissima Annunziata a Firenze?
-Che grande esperienza!
-Grande come le dimensioni dell’opera?
-Si grande in tutto, 10 metri di lunghezza e 4 di altezza, era l’anno 1985 e me l’avevano chiesta per l’inaugurazione dell’anno degli Etruschi, la tela l’avevamo collocata a terra, per facilitare il trasporto, l’avevamo divisa in dieci parti di 2 metri per 2 e ho cominciato a lavorare con dentro di me una passione infinita, volevo realizzare l’opera con una sola notte, tutto era stato organizzato e mi sentivo gasato perché il lavoro si svolgeva all’aperto, avevo molta gente intorno curiosa e interessata, perbacco fin troppo interessata, facevano un chiasso quasi fastidioso, talmente vicini quasi da toccarmi.
-Non ti sentivi a disagio?
-Macché, mica lì sentivo e poi a dirti la verità dentro le orecchie tutto mi rimbombava e più sentivo frastuono e più mi divertivo, non sentivo la fatica, né la paura, ero tutto me stesso con i colori e con la mia fantasia, una grande massa di colori prendeva forma come per magia.
-Una grande massa di colore nella quale la gente poteva immergersi?
-No al contrario era l’arte, la mia arte che abbracciava la gente, è la bellezza dell’arte che ti viene incontro come dentro ad un sogno, la rappresentazione che stavo realizzando occupava lo spazio e con amore entrava in sintonia con tutti quelli che erano presenti, un amore fatto di potente materia, il colore bianco era pieno di luce e come su sipario naturale da esso facevo uscire le chimere in una danza vorticosa verso la parte blu miscelata con il color verde diventava scura come la notte, dolce come la poesia e poi nella parte inferiore tutto rosso, rosso e giallo, rosso che diventa arancio e poi pennellate forti di un verdone, era la terra che abbiamo sotto ai piedi, non avverti come brucia di passione e come nelle viscere della terra la storia del mondo ci ricorda dove stiamo, chi siamo, cosa vogliamo?
-E poi?
-E poi quando abbiamo alzato in piedi l’opera la gente era rimasta senza parole, tutti in religioso silenzio, tutti senza fiatare perché l’arte aveva messo tutti d’accordo e così ho fatto montare un trabattello, vi sono salito sopra e ho fatto gli ultimi ritocchi, ho visto il colore scendere e colare verso il basso e con le mani lo amalgamavo impastandolo e seguendo un ritmo interiore danzavo insieme alle chimere nel mondo della fantasia, gli spettatori pensavano che ero un fenomeno, macché io ero solo uno di loro privilegiato per essere nato artista.
-Mario sei stato più genio o sregolatezza?
-Sinceramente mi sento più genio, sregolato è solo un impressione, io faccio mia la pittura, mi appassiono, ne sento l’energia che fa sentirci bene, ci fa sentire vitali e in armonia con la natura e mentre passa il tempo io durante la mia esistenza non mi sono mai annoiato, genio sì, sregolato no.
-Mario sei pronto?
-A fare ché?
-A infilare la mano nella bocca della verità, forza che tocca a noi.
-Prima mettila tu, per esempio dimmi la verità ma veramente questa Vespa sidecar è vera oppure è una tua invenzione?
-Mario, la mano lì dentro la metto senza problemi, ti assicuro che è tutta verità di fantasia e poi chiedi a Picasso che una volta con una guida spericolata l’ha guidato anche lui.
-Picasso? Bel tipetto ha cambiato il mondo dell’arte, la prossima volta a spasso per Roma chi porterai?
-Prossimo appuntamento con Christo e andremo a vedere Via Veneto e le mura, ma adesso tocca a te, infila la mano nella bocca della verità.
-Giuro che con la fantasia ho detto tutta la verità.
E dopo che sfilando la mano, la bocca della verità ci ha risparmiato entrambi è giunta l’ora del ritorno alla base.
-Mario ti ringrazio questa intervista è stata bella.
-Si ma adesso sbrighiamoci, accendi la Vespa che ho fretta l’arte e il futuro non possono aspettare.

Amici lettori de Il Corriere Nazionale speriamo abbiate passato qualche minuto di buona lettura in nostra compagnia, Mario Schifano ed io facciamo ritorno a casa e dopo mi recherò in garage pronti per un nuovo tour, non mancate al prossimo appuntamento avremo con noi un nuovo artista del quale avete già avuto una anticipazione e arrivederci a Roma.

 

Walter Festuccia

foto Arte Pentagono

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