Il grassissimo Enrico VIII e altri re mangiavano così tanto da non riuscire ad alzarsi morendo di grassezza, oggi l’innovazione farmacologica fornisce un costoso rimedio
I re erano grassi e venivano considerati sacri e con poteri terapeutici miracolosi, Carlo Magno divorava enormi quantità di carne ogni giorno, non poteva rinunciare a lungo al cibo con una corporatura robusta e massiccia, collo grasso e ventre un po’ sporgente.
Carlo III veniva soprannominato Carlo il Grosso e così Gugliemo II il conquistatore, che almeno decise di mettersi a dieta, in Spagna Sancho I non riusciva nemmeno a montare a cavallo mentre anche in Francia troviamo Filippo e il figlio Luigi VI detto il grosso.
Mangiare tanto e diventare grassi era considerato segno di benessere e potere e i sudditi erano anche contenti di pagare, pur di vedere i loro nobili abbuffarsi.
Gli studiosi della Longevità oggi non hanno dubbi, sovrappeso e obesità sono nemici di una vita lunga e in salute e l’innovazione farmacologica ha prodotto farmaci capaci di regalare una futura “vita magra” a tutti coloro che se lo possono permettere dal punto di vista economico.
Parliamo dei cosiddetti agonisti del recettore GLP-1 liraglutide e semaglutide che stanno producendo fatturati sbalorditivi alle aziende produttrici grazie al loro alto costo e impiego off label per dimagrire a pagamento.
Probabilmente, come per altre classi di farmaci, arriveranno numerose varianti a costo più basso e tirzepatide, ultimo arrivato qualche giorno ha l’indicazione per il trattamento dell’obesità. Questi farmaci, inizialmente solo antidiabetici, si stanno dimostrando in grado di produrre un calo ponderale notevole, anche di 30 chili, con una soppressione dello stimolo a mangiare e favorenti Longevità con la riduzione del rischio cardiovascolare.
Il presidente Biden ha comunicato con soddisfazione di essere riuscito a contenere il prezzo al pubblico della tirzepatide creando preoccupazioni nelle diverse multinazionali produttrici di cibo ultraprocessato e cibo spazzatura. Il popolo americano e il mondo indistrializzato si nutrono abitualmente di questi dannosi precotti e semilavorati che fanno risparmiare tempo in cucina e denaro con offerte speciali.
In Italia le penne preriempite da iniettarsi sottocute hanno un costo a carico del paziente di circa 2-300 euro mensili, un accesso a queste terapie risulta difficile per i tanti che oggi intendono affrontare il futuro con più salute e leggerezza.
Umberto Palazzo
Editorialista de Il Corriere Nazionale