La singolare storia del diciottenne senegalese, Gibba Ansumana difensore centrale del Real Pachino, squadra che milita nella terza categoria del campionato provinciale a girone unico.
Pachino- Incontrai Gibba, in un caldo pomeriggio di settembre in uno scenario particolare, quello dello stadio comunale Sasà Brancati di Pachino, importante centro agricolo situato nell’area sud est della Sicilia e dimora della realtà calcistica locale del Real Pachino.
Gibba Ansumana, classe 2006 è uno dei tanti sognatori che per la prima volta nella sua vita, calca un campo di gioco, “Sì”, risponde Gibba in un francese impeccabile, “in Senegal ho giocato per strada, ma solo quando si poteva. Non avevamo niente e con niente sono partito per l’Italia, alla ricerca di una vita migliore, lasciando fame e miseria e un fratello più grande con mamma e papà”. Lui, racconta la sua storia con naturalezza, seduto in una panchina, con lo sguardo fisso verso il campo da gioco. Un paio di pantaloncini, una magliettina, un paio di scarpe da gioco e una bottiglietta d’acqua bastano per inseguire un sogno, quello di poter calcare un campo da gioco. Parliamo del suo Senegal, il suo francese è sempre più chiaro, parla dei suoi idoli, come Edward Mendy, Kaloud Koulibaly, Sadio Manè, quest’ultimo tra i campioni più generosi per le donazioni fatte al paese di origine: Il Senegal che è anche la patria di Gibba.
“Sono partito da Casamance aiutato da mio padre. Ho attraversato il deserto, fino ad arrivare in Tunisia dove sono stato caricato su un gommone e da lì, il viaggio fino a Messina”, nel suo volto mentre parla, cala un velo di tristezza, continua a guardare il campo da gioco, vuole giocare, vuole ritagliarsi un posto nella vita, vuole inseguire un sogno e il suo sogno, quelle certezze iniziano da Messina, fino al trasferimento nel centro SAI di Pachino, importante centro agricolo e crocevia di ibridazione delle culture e delle razze che si mescolano in un territorio che ha come motore trainante dell’economia, l’agricoltura e il turismo. Gibba è uno dei tanti approdati nelle coste siciliane e Mamma Giusy, direttrice del centro SAI Stella Maris di Pachino, sa che deve prendere a cuore il sogno di Gibba, uno dei tanti beneficiari del centro, tutti perfettamente integrati e collocati nel tessuto sociale, con un lavoro, una dimensione sociale diversa da quella vissuta nei propri paesi, dilaniati da guerre, fame e povertà estrema, questo è anche il contesto da cui proviene Gibba.
“Il nostro compito e dovere è quello di servire l’umanità”, spiega la direttrice del centro Stella Maris, Dottoressa Giusy Alescio, per tutti mamma Giusy. “Gibba è uno dei tanti esempi rappresentati dagli ospiti del nostro centro. Studia, lavora, ed è perfettamente integrato nel micro e macro cosmo. Noi vogliamo che i nostri ospiti siano un esempio di valori, e tutti come Gibba, coronano un sogno, una dimensione propria, con un lavoro, un titolo di studio e la certezza di affrontare le vicissitudini quotidiane in un clima ed in un paese che rispecchia i valori della democrazia, del buon governo e della libertà dei popoli. La mia equipe lavora per valorizzare la diversità e per far sì che essa sia una ricchezza”.

Quel rettangolo di gioco, per Gibba è una sfida, quella della vita, quella che serve per temprare il suo carattere e la voglia di comunicare con i suoi compagni di squadra che lo accolgono sin da subito apprezzandone le sue capacità di esprimersi e dialogare.
Lui accetta, familiarizza con la giovane compagine pachinese agli ordini del mister Davide Dipietro, allenatore e uomo d’ordine coadiuvato da coloro che hanno permesso a Gibba di integrarsi ed esprimere il suo potenziale. “Orgogliosi di averlo in squadra”, spiegherà la dirigenza del Real Pachino in una nota, dopo la prima uscita della squadra nella gara ufficiale contro i rivali del Solarino persa per due a uno, ma senza che lo stesso Gibba, ne risulti abbattuto. “Giochiamo bene, faremo meglio in casa, sono fiducioso, siamo una bella squadra”. Le parole di Gibba che trova una famiglia, una sua seconda casa, forse anche una terza, visto che i suoi angeli custodi come l’educatrice del centro Stella Maris, dottoressa Irene Lucifora e la responsabile all’accoglienza dottoressa Alessia Cammisuli, “il nostro Gibba, come siamo contente. Lavoriamo per questi ragazzi con impegno e soddisfazione”, affermano entrambe e Gibba alza il pollice, a fine allenamento sotto lo sguardo severo di Mister Dipietro e gli occhi attenti dei dirigenti Giancarlo Cerruto e Dino Mangiapane, Gibba si ferma all’improvviso, ha sempre lo sguardo fisso, come un puma in pieno attacco, fissa il logo della squadra, poi una voce lo richiama all’attenzione: “Gibba cosa fai?”, lui risponde sorridente, “Sto guardando lo stemma della nostra squadra. Anche il mio Senegal ha il suo”, risponde orgoglioso, volgendo lo sguardo a sud est, verso il suo paese, “noi senegalesi, siamo I leoni di Teranga”.
Il Real Pachino, mostra il suo leone, facendosi portatore della condivisione dei valori del calcio e dello sport come simbolo della coesione sociale. Gibba è solo l’inizio di una storia come tante, ma ricca di significato.












