Isola di Capo Passero: Ultimo baluardo più a sud di Tunisi

Arte, Cultura & Società

Di

Una delle più storiche e suggestive attrazioni dell’area sud est della Sicilia, tra storia e leggenda, l’isola di Capo Passero rappresenta l’icona di un passato ricco di storie e leggende, ma soprattutto uno dei tanti patrimoni delle bellezze naturali e storico culturali siciliane.

Portopalo di Capo Passero: La spiaggia di Scalo Mandrie segna il confine tra la terra ferma e l’immensa e secolare distesa del Mediterraneo. In un tranquillo pomeriggio di Novembre, il clima è ancora stupendo, estivo, e tutto attorno, il silenzio fa da cornice all’incantevole scenario paesaggistico che il grazioso borgo marinaro  di Portopalo di Capo Passero offre, nell’estrema punta di Sicilia.
Il Castello Tafuri, giace imponente come fosse l’eterno guardiano di quel tratto di scogliera, affacciata sul versante ionico, accarezzata dalle onde del gigante azzurro. Come se Nettuno, ne avesse fatto la sua dimora. Manca solo Galatea, che gioca con i delfini, e le ninfe che giocano all’Acqua dei Colombi, un’insenatura situata nella ripida scogliera che va verso est.  Insomma, sembra proprio la dimora degli dei. Spostandoci di qualche miglio, di fronte alla spiaggia di Scalo Mandrie, l’isola di Capo Passero, si staglia perfettamente nell’area del versante ionico, lunga poco più di un chilometro e larga seicento metri, separata dalla terra ferma, da un istmo sabbioso, lungo 300 mt, l’isola, oltre a preservare una fauna che raggruppa conigli, saltimpali, e altre specie passeriformi, annovera nei suoi trentacinque ettari di estensione la singolare palma nana detta in dialetto scupazzu,  il giglio di mare, e altre piante, raggruppate nelle 269 specie esistenti nell’isola tra cui anche la cicoria spinosa, unica specie individuata dai ricercatori del Dipartimento di Scienze biologiche, geologiche e ambientali dell’Università di Catania, ed esistente prevalentemente, solo nell’isola di Capo Passero e in nessun altra zona della Sicilia. Una rarità, ed un patrimonio umano, in un’isola, la cui origine vulcanica è ancora più antica del vulcano Etna.

Una piccola spiaggia, un piccolo approdo per facilitare l’attracco delle barche che fanno da spola tra la terra ferma e l’isola. Camminando verso l’interno ecco che si stagliano i vecchi magazzini per il deposito del pesce e delle attrezzature utilizzate dai pescatori della tonnara, costruiti nel 1640 su ordine del Gabelloto della tonnara di i Capo Passero, Pietro Nicolaci.
A Portopalo di Capo Passero, la pesca al tonno ha antichissime origini greco-romane, che hanno come testimone, i resti di vasche per la lavorazione del tonno, nel IV scolo a.C, resti rinvenuti accanto alla spiaggia di Scalo Mandrie, proprio di fronte all’isola, secolare testimone e base logistica, di questa antica attività di pesca. Proseguendo verso nord ovest, sorgono le rovine della chiesa della Madonna del Carmelo, eretta nel XVII secolo, lungo il sentiero si arriva fino al secolare Forte dell’isola, imponente e maestoso, nei pressi del forte, si può notare la statua bronzea di Maria della Vergine Maria Scala del Paradiso, opera dell’artista fiorentino Mario Ferretti e posta in un piedistallo nel 1959.

I lavori di costruzione del forte iniziarono nel 1583, per ordine del Viceré di Sicilia Marcantonio Colonna e terminarono nel 1635 sotto il regno di Filippo III di Spagna. La struttura a pianta quadra, unica nel suo genere in tutta la Sicilia, aveva  la funzione di guarnigione posta a difesa delle spiagge limitrofe, dalle incursioni dei pirati africani.
La bandiera di Spagna  fu madrina del forte e dell’isola, possedimento spagnolo e meta del Vicerè Giovanni Ferdinando Paceco, che nel 1607 giunse in visita al forte, che all’epoca contava di sette soldati spagnoli, un sergente, comandante della guarnigione, due artiglieri e un timpanista. All’interno della fortezza c’erano anche dei depositi di  munizioni e gli alloggi per soldati e ufficiali del Regno di Spagna. Per due secoli il forte svolse egregiamente la sua funzione di baluardo contro la minaccia turca nel Mediterraneo, fu visitato da scrittori, drammaturghi e letterati e nel 700, fu adibito a prigione militare. La marina britannica, inviò Sir William Henry Smith, ufficiale della Royal Navy per condurre un’indagine accurata sulle fortificazioni esistenti nelle coste siciliane. Nel 1871, l’Italia unificata decise di affidare alla Regia Marina il forte dell’isola, dove fu installato un faro e dei soldati di guardia. Bisogna attendere quasi due secoli, per i lavori di riqualificazione del Forte Spagnolo che verranno conclusi nel 2007 con l’intervento del ministero dei beni culturali, il resto parla solo di burocrazia.

L’Associazione Cap96010, si occupa della tutela del forte spagnolo dell’isola di Capo Passero. Da anni, l’associazione, grazie ad un regolare bando di concorso emanato dalla Regione Sicilia, usufruisce dell’isola con l’obbiettivo di riqualificarne l’importanza storica e rendendola ancora più accogliente grazie alle donazioni fatte da migliaia di visitatori che ogni anno vanno a visitarla.
 Alessandra Fabretti, esponente  dell’ Associazione Cap96010, spiega l’importanza del patrimonio storico culturale dell’isola e di Portopalo di Capo Passero custode della storia antica e testimone di un importante retaggio storico.
“Con un regolare bando emanato dalla Regione Sicilia e vinto da noi, abbiamo ottenuto il permesso di fruizione del sito, da parte del comune di Portopalo di Capo Passero. Cosa dire?”, spiega la dottoressa Fabretti, “il nostro obbiettivo, senza scopi di lucro, è quello di rivalutare l’importanza storica di questo gioiello situato nell’estrema punta di Sicilia e molto apprezzato da turisti e visitatori. Ovviamente, rispettiamo le direttive del Ministero dei Beni Cultrurali e degli uffici locali preposti, come la Sovrintendenza dei Beni Culturali. Sorvolando le dinamiche burocratiche, siamo riusciti a ripulire dove c’era bisogno, sia nell’isola, che nei siti di interesse culturale esistenti nella terra ferma, come le vasche del Garum. Abbiamo rilanciato l’importanza storica del territorio collaborando con i bambini del Primo Istituto Comprensivo Silvio Pellico, sezione Barbara Laciura di Portopalo di Capo Passerro, con un progetto denominato “l’Isola che c’è“, frutto della collaborazione con il corpo docente e gli alunni. Infine? l’Isola è diventata la location di una famosa leggenda siciliana: La Leggenda di Colapesce”, una manifestazione culturale, di tipo immersivo, con attori teatrali che raccontano ed evocano la leggenda di Colapesce in uno scenario naturalistico, attraverso canti, cialome, opera dei pupi, riti ancestrali e preghiere di un tempo, appartenenti al contesto storico post-unitario”.
Iniziative, programmi, progetti di interesse storico culturale, alla scoperta di una delle più antiche realtà storiche e culturali esistenti in Sicilia, rivalutata e  resa fruibile agli appassionati e  a coloro che vogliono intraprendere un viaggio  a ritroso nel tempo, tra storia, natura, arte e leggenda. Dove il tempo non ha confini, l’isola di Capo Passero mostra la sua imponente bellezza, raccontando il passato e il presente, grazia anche al sostegno delle realtà locali esistenti, impegnate nella salvaguardia di uno dei tanti patrimoni dell’umanità.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.

Traduci
Facebook
Twitter
Instagram
YouTube