Le oche del Campidoglio?

Politica

Di

La guerra senza quartiere fra Meloni e Schlein

Roma, 8 novembre 2024 – Nell’arena politica italiana, la querelle fra Giorgia Meloni ed Elly Schlein continua a infiammarsi, giorno dopo giorno, botta su botta. L’una si difende, l’altra ribatte, in un gioco di specchi che sembra non conoscere sosta. Le parole viaggiano come proiettili, calibrati con la precisione di due cecchini. In questa guerra senza quartiere, entrambe le leader si appostano come veterane della guerriglia politica: attente, dietro a un riparo invisibile, armi cariche e pronte a cogliere ogni movimento dell’avversario. Il bersaglio? La credibilità dell’altra, e la lotta per consolidare il proprio potere.

In questo teatro bellico di dichiarazioni, Meloni, da Budapest, risponde alla leader dem con il tono fermo di chi difende il proprio territorio. Si scaglia contro l’accusa di svilire i diritti sindacali con l’argomento di sempre: il sacrificio personale, anche quando il fisico non regge, “perché ho preso un impegno con gli italiani”. La premier è come un’artista della retorica bellica, capace di far passare il suo spirito di dedizione come il valore in più che le permette di essere lì, a capo di un Paese complesso, a dispetto delle critiche.

Dall’altra parte, Schlein non si lascia intimorire e da Roma risponde colpo su colpo, evocando l’immagine cruda di un’Italia che “purgata con olio di ricino” è rimasta segnata dalle cicatrici di un passato autoritario. Con parole altrettanto dure, ribatte alla Meloni: “Meloni si occupi, invece, del salario minimo”, un’accusa che colpisce con la forza di un fendente, ricordando ai lavoratori e ai disoccupati che il Pd resta al loro fianco. Schlein sembra armarsi di uno strumento ben più incisivo della battuta sul “caviale”: una denuncia accorata per i lavoratori sottopagati, stanchi e sull’orlo della sopportazione.

Ma è Carlo Calenda, come un vecchio generale stufo di osservare le schermaglie tra soldati inesperti, che si inserisce nella diatriba, richiamando entrambi i contendenti a concentrarsi sui temi concreti e non su “battutine e polemiche”. Con l’economia globale a un punto critico e nuove sfide internazionali in arrivo, Calenda sposta il mirino su temi ben più urgenti, sottolineando che l’Italia ha bisogno di pragmatismo e azione immediata, non di duelli a colpi di sarcasmo.

La polemica tra Meloni e Schlein, dunque, lascia Roma come un campo di battaglia metaforico, dove ogni battuta, ogni dichiarazione sembra misurata per infliggere il massimo danno all’avversario. In questa guerra fredda a colpi di parole, entrambe le leader mirano al bersaglio grosso: la fiducia degli italiani, quel consenso che può spostare gli equilibri di potere e definire il corso delle prossime elezioni. Ma chi, alla fine, uscirà vincitore da questo conflitto di resistenza?

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.

Traduci
Facebook
Twitter
Instagram
YouTube