L’imprevedibilità di Trump che, rinnega il famigerato Progetto 2025 della Heritage Foundation e sembra aver scelto il meno noto progetto di transizione dell’America First Institute.
Leggendo le interviste e gli articoli di coloro che, hanno compreso o creduto di aver compreso il piano strategico di Trump attraverso la sua campagna elettorale, emerge una preoccupante incertezza.
L’incertezza non esiste solo negli Stati Uniti.
Funzionari e analisti di tutto il mondo si chiedono cosa significhi l’approccio di Trump alla “pace attraverso la forza” e, cosa dovrebbero aspettarsi da un presidente eletto imprevedibile che, potrebbe non avere un piano concreto per trattare con alleati e avversari.
Israele si sentirà incoraggiato a estendere la sua guerra al Medio Oriente? L’Europa dovrebbe preoccuparsi che gli Stati Uniti riducano, o addirittura pongano fine, agli aiuti militari all’Ucraina? La Cina dovrebbe prepararsi a un nuovo confronto con Washington?
Queste sono solo alcune delle molte domande che sono emerse dal risultato delle elezioni presidenziali statunitensi di quest’anno.
Una cosa è certa: gli Stati Uniti, un tempo faro di valori e pratiche democratiche, inaridiscono ulteriormente nel caos politico e la loro influenza in gran parte del mondo diminuisce nello stesso momento in cui aumenta la minaccia nucleare.
Per la prima volta dalla Guerra Fredda, gli Stati Uniti sono pronti ad aumentare il numero delle loro armi nucleari. È probabile che un’amministrazione Trump spenda fino a 2000 miliardi di dollari, per l’arsenale nucleare degli Stati Uniti nei prossimi decenni.
C’è anche una buona probabilità che un cambiamento della politica degli Stati Uniti nei confronti dell’Ucraina consentirà al presidente russo Vladimir Putin di farla finita con l’incubo nucleare che, l’Iran diventerà il decimo stato al mondo dotato di armi nucleari e che sperimenteremo un maggiore confronto con la Cina.
Un’amministrazione Trump che, quasi certamente spingerà anche per la ripresa dei test sulle armi nucleari, normalizzando ciò che è stato impensabile per decenni e catalizzando la nuova corsa agli armamenti nucleari.
Le conseguenze strategiche con impatto immediato potrebbero aversi sull’Ucraina e sulla NATO, dove Trump probabilmente cercherà di ridurre o addirittura porre fine al sostegno militare all’Ucraina, facendo pressione su Ucraina e Russia per negoziare un cessate il fuoco.
In un tale accordo, la Russia probabilmente manterrebbe il controllo su circa il 20% del territorio ucraino che ha conquistato con la forza, e l’Ucraina dovrebbe probabilmente impegnarsi a non aderire alla NATO.
Questo sarebbe un risultato sgradevole per molti in Occidente, anche se, a questo punto, l’Ucraina ha poche prospettive di riconquistare il suo territorio orientale in quella che è diventata una guerra costosa e dannosa.
La decisione di Trump di esercitare la sua significativa influenza tagliando il sostegno all’Ucraina costringerà gli alleati europei della NATO a pagare più del conto, per la difesa dell’Ucraina così come la propria per scoraggiare future predazioni russe.
Resta da vedere se gli altri 31 paesi della NATO riusciranno a farsi avanti con un aumento della spesa per la difesa e se rimarranno uniti di fronte all’approccio più transazionale di Trump alle alleanze.
Nonostante alcune ragioni pragmatiche per porre fine alla guerra in Ucraina, un aspetto negativo è che un cessate il fuoco negoziato eroderebbe l’importante norma internazionale secondo cui il territorio non può essere acquisito con l’uso della forza.
Anche il primo ministro israeliano Netanyahu e la sua coalizione di governo beneficeranno dell’elezione di Trump, a caro prezzo per un Israele democratico nel lungo periodo. Mentre Trump ha detto che vuole che Netanyahu “concluda” la guerra di Gaza prima che lui entri in carica a gennaio.
La sua elezione darà anche il via libera alla pulizia etnica dei palestinesi da parte di Israele e al reinsediamento del nord di Gaza, così come alla possibile annessione israeliana della Cisgiordania.
Un momento tragico per il pianeta che deve fare i conti con debito, demografia, deflazione, svalutazioni, problemi digitali, de-globalizzazione, contraccolpi alla democrazia, rivalità strategica da duopolio (tra Stati Uniti e Cina), conflitti digitali-tecnologici, disastri mortali (pandemie/grandi crisi finanziarie). Solo la stabilità e l’equilibrio geopolitico possono determinare decisioni condivise per risolvere i mega problemi richiamati.