Come governo e magistratura si contendono il primato della dissonanza

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Il valzer dei parafulmini: mentre il governo scommette su costosi voli per i migranti e su proclami di legge, la magistratura frena e ritorna alla ribalta tra accuse di politicizzazione e antiche rivalità. Un balletto di scontri istituzionali, fondi milionari e protagonismi ideologici: ecco come Italia e Albania si trasformano in una passerella di impegni… col vento in poppa.


Altalena di governo: su e giù fra le incertezze

Non è chiaro se il governo sia più simile a un’altalena o a una barca in balia delle onde, ma quel che è certo è che ogni scossone sembra mandarlo in una nuova direzione. Oggi l’immigrazione in Albania, domani chissà. Qualsiasi progetto sembra durare quanto basta per riempire i titoli, prima di essere travolto da altre urgenze o nuove polemiche. In un contesto così precario, c’è un paradossale dinamismo: si fa, si disfa, e, per sicurezza, si rifà. Ecco il governo italiano, ben saldo… a un filo, che però, al momento, tiene.

Migranti: una soluzione al rallentatore

In un Paese in cui l’immigrazione rappresenta una delle principali sfide, il governo ha trovato la soluzione. Al ritmo di dieci migranti al giorno, si prevede di ridurre il flusso, sempre che ci si armi di una pazienza lunga almeno un paio di secoli. D’altronde, non c’è fretta: quando l’umanità ha costruito le piramidi, aveva forse fretta? Ecco, questa lentezza monumentale sembra contraddistinguere l’approccio italiano, tra promesse titaniche e attese bibliche.

Il costo della pace: 85 mila euro a migrante

E poi c’è la questione dei costi. Portare i migranti in Albania non è certo economico. Il governo italiano, che ama i gesti simbolici, ha speso per ogni migrante una somma che sarebbe bastata a finanziare interi reparti ospedalieri. Ma cosa rappresentano un paio di milioni, in fondo? Un’operazione di facciata che si è rivelata il festival della spesa pubblica. Eppure, in questa altisonante follia contabile, c’è anche un pizzico di orgoglio nazionale: siamo il Paese del lusso, e pure i rimpatri non possono essere da meno.

Magistratura: il muro di gomma degli ideali

E dall’altro lato della barricata, ci sono loro, i giudici, che tra una toga e una sentenza, sembrano ormai non applicare ma decidere le leggi. E mentre il governo affanna nel tirare dritto, ecco il muro della magistratura: resistente e imperturbabile, come solo un muro di gomma sa essere. Da questo lato si combatte un’altra battaglia: quella del controllo ideologico, dove il confine tra applicazione e creazione della legge sfuma. In questo contesto, la magistratura diventa l’ultimo baluardo: che sia di giustizia o di autocelebrazione, non è chiaro.

La riscossa della toga rossa

E non poteva mancare lei, la celebre “toga rossa”. Non importa il decennio o il governo in carica, le toghe rosse sembrano risorgere sempre come l’araba fenice, tra le accuse di politicizzazione e l’orgoglio di essere giudici “di pensiero”. Mentre i magistrati progressisti si dichiarano neutri, il vicepremier Salvini li incalza, rendendo ancora più evidenti i contrasti. Ma, si sa, la storia si ripete: per alcuni sono eroi, per altri avversari, ma di certo non si nascondono mai sotto il manto dell’obiettività.

Dialoghi impossibili e abbonamenti esclusivi

Infine, una parola per il pubblico: chi è davvero interessato a questa saga può abbonarsi ai canali premium. Solo gli abbonati potranno sapere quanto costi ogni migrazione, ogni sentenza sospesa, ogni dichiarazione tagliente. È il nuovo grande affare dell’informazione, e in fondo un po’ anche della democrazia. Il cittadino comune rimane spettatore, tra un governo che naviga a vista e una magistratura che sventola la bandiera della Costituzione come un monito ai politici. Un dibattito elitario per una causa popolare.

 

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