Cambiamenti climatici, malattie e formazione medica

Ambiente, Natura & Salute

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L’ultimo “Emissions Gap Report”, il rapporto sulle emissioni di gas serra del Programma ambientale delle Nazioni Unite, “grida”: “basta aria fritta, ma anche basta aria calda”.

Lo scorso anno un nuovo record storico delle emissioni riferite a tutti i settori: 57 miliardi di tonnellate (Gt) di CO2 equivalente, in aumento dell’1,3% rispetto al 2022. Andiamo in senso opposto rispetto alla direzione in cui dovremmo andare.

Dopo il sostanziale disimpegno della lotta al riscaldamento globale di Trump, e sottotraccia della UE, l’assenza a Bali, alla Conferenza sui Cambiamenti Climatici, di Cina, India, Russia, Usa, Francia, attraverso i loro massimi rappresentanti istituzionali, l’obiettivo di contenimento della temperatura media globale entro in aumento di 1.5 gradi centigradi è definitivamente fallito.

La verifica degli obiettivi degli Accordi di Parigi il prossimo anno in Brasile si preannuncia davvero preoccupante. Doveva esserci l’aggiornamento dei Piani climatici, le NDCS (Natinoally Determined Contributions).

Infatti per mantenere un riscaldamento globale non superiore a 1,5°C rispetto all’era pre-industriale, le emissioni globali dovrebbero essere tagliate del 42% entro il 2030, cioè in poco più di 5 anni. Secondo il rapporto siamo invece instradati su un mondo più caldo di 2,6° – 3,1°C a fine secolo.

Intanto la Columbia University Mailman School of Public Health,  attraverso l’Università di Glasgow e il “Global Consortium on Climate and Health Education”, lancia un’iniziativa di notevole importanza. 

Il cambiamento climatico genera ripercussioni sullo stato di benessere psicofisico dell’uomo, deteriora le risorse alimentari e idriche, fa emergere nuovi virus in zone che ne erano prive. Tali nuovi virus, trasmessi da mosche, zanzare, pappataci e moscerini, sono molto sensibili ai cambiamenti climatici e alle variazioni di temperatura e umidità. Le proiezioni climatiche per l’Europa vedono un aumento delle zone calde e umide, il che potrebbe portare a una maggiore circolazione di malattie come la febbre del Nilo occidentale, Chikungunya, Dengue e febbre della Rift Valley. 

Il Rapporto di IPCC (AR6 WG2), pubblicato due anni fa, ha quantificato gli impatti del cambiamento climatico su società ed ecosistemi in Europa. Rispetto a questi nuovi scenari, i medici devono essere pronti a intervenire e rispondere a nuove emergenze.

Recentemente è stata istituita la Rete Europea sull’Educazione al Clima e alla Salute (European Network on Climate & Health Education: ENCHE), un insieme di 25 università sostenute da OMS e altre organizzazioni come la Sustainable Markets Initiative. 

Quest’ultima è stata fondata mezzo secolo fa da Re Carlo III per lottare contro il cambiamento climatico e la perdita di biodiversità. 

In quanto organizzazione globale di riferimento del settore privato per la transizione sostenibile, il potere della Sustainable Markets Initiative è quello di convocare le principali organizzazioni dell’industria e dei servizi finanziari, insieme ai governi, per innovare, accelerare e realizzare un futuro giusto, sostenibile e prospero.

ENCHE mira a dotare la prossima generazione di medici di tutte quelle conoscenze e delle intuizioni necessarie per implementare pratiche sanitarie sostenibili e supportare la transizione verso sistemi sanitari incentrati sul paziente, a zero emissioni nette. L’ENCHE mira a migliorare le competenze dei medici del futuro, condividere le migliori pratiche (inclusi i programmi di studio) tra le principali università, e consentire lo scambio delle informazioni più recenti con studenti e personale. 

L’obiettivo quantitativo è quello di formare almeno 10 mila medici, con le competenze occorrenti per gestire gli impatti sulla salute dei cambiamenti climatici, quindi per fornire adeguata assistenza sanitaria. Sul piano concreto, questo equivale a introdurre nei programmi di studi la conoscenza delle relazioni tra clima e benessere fisico.

Alla ENCHE, presieduta dall’Università di Glasgow, aderiscono le Università di PaviaMilano e Torino, ma nessuna del Centro e del Mezzogiorno. Il consorzio si trasformerà in polo regionale della Columbia University Mailman School of Public Health. 

Il Consiglio Superiore della Sanità mette in evidenza il “rischio reale di riemersione di agenti precedentemente endemici (come le encefalopatie da zecche, la malattia di Lyme, la febbre mediterranea e la febbre del Nilo occidentale) o l’arrivo di malattie tropicali trasmissibili tramite vettore (come la Dengue, la Chikungunya, la Zika), nonché di malattie animali come la malattia della lingua blu e la malattia della pelle grumosa.

In Italia, la Chikungunya ha causato recentemente focolai relativamente grandi in diverse aree”. Il Mezzogiorno climaticamente è soggetto a siccità, crisi idrica, colpi di calore con connesse gravi patologie, rappresentando l’ambiente ideale per virus e batteri che attualmente vivono nelle zone più calde del mondo.

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