di Camilla G. Iannacci
Il caso, il caos nel mondo si riferiscono, concettualmente, da una parte ad un incontro casuale o ad un evento per cui commentiamo “non me l’aspettavo” oppure “doveva andare proprio così” espressioni che denotano imprevedibilità ed una sorta di fatalistica accettazione e, dall’altra parte, fanno riferimento alle teorie del caso e della probabilità.
Su cosa si intenda per “caso”, i dizionari recitano: coincidenza, combinazione e, poi, le espressioni: “non lasciare niente al caso, un caso sfortunato, un capriccio del caso, per puro caso”.
Il caos
Esiste un rapporto, una correlazione tra questi modi di dire ovvero tra i concetti di casualità, prevedibilità, determinismo, tra una realtà ordinata, armonica ed un’altra caotica, disordinata, tra caso e caos?
“Il chaos fu per primo” scrive Esiodo e, come ci consegna, il mito solo poi vennero Concordia ed Eros per mettere ordine al disordine. Il caos si nasconde e coesiste col cosmos? E cos’è il chaosmos?
Interpretazioni di caso e caos nel mondo
Che il caso sia un evento eccezionale, casuale appunto un accadimento siamo tutti d’accordo ma conviene soffermarsi su quali siano le interpretazioni circa l’evento stesso e chiedersi se il mondo e la natura siano sorretti da regole “naturali” ovvero non casuali.
Molti studiosi si sono misurati sul caso e hanno fornito le più disparate risposte. Vediamo quali.
In relazione alla natura, il premio Nobel Carlo Rubbia dichiara che “esiste un ordine troppo preciso che non può essere il risultato di un “caso”… credo che per noi sia più facile mettere in evidenza l’esistenza di un ordine prestabilito nelle cose”.
Già Epicuro rimetteva la questione del caso alla παρέγκλισις, “inclinazione”, che nel “De rerum natura” Lucrezio chiamerà clinamen, ovvero “deviazione” degli atomi dal loro tracciato cosicché il loro movimento è legato a casualità ed imprevedibilità.
Hume riduce la spiegazione del caso alla osservazione di accadimenti che si ripetono nel corso del tempo, fenomeni che definisce “abitudine”: una sorta di teoria della probabilità mentre per Kant “nulla avviene per un cieco caso”.
L’individuo e l’indecidibile
Da una parte, si suggerisce che l’individuo non sia in grado di individuare le ragioni, la causa di un evento e, dall’altra, che un evento non nasconda alcuna causa di fatto, oggettiva e valida per tutti: su ambedue le ipotesi o soluzioni proposte si sovrappongono diverse e, a tratti, convergenti interpretazioni su cui conviene soffermarsi adeguatamente.
La materia da cui sorge il vivente è magmatica, indefinibile nella sua infinitezza, vano è ogni tentativo di descriverla e contenerla nell’ordinario, nell’inconsueto in quanto i momenti di rivolgimento portano all’inaspettato, all’imprevedibile.
Nel mondo e nel nostro privato incontriamo l’ indecidibilità tra vero e falso, contraddizioni, incertezze, imprevedibilità e singolarità.
La risposta è di tutta evidenza, come direbbe chi pratica il metodo scientifico-sperimentale: l’insensatezza, l’inesatto, il probabile, l’indescrivibile, il caso non è fuggito dagli umani come gli dei.
Le passioni ed il paradosso
E’ la mente umana ad essere retta da passioni incontenibili e indomabili: “la propria qualità interiore, per l’uomo, è un dèmone”, “ἦθος ἀνθρώπῳ δαίμων” insegna Eraclito.
Ci caratterizza la συμπάϑεια che è anche un soggiacere alle passioni e se si subisce uno status se ne è, appunto, succubi.
La vita contempla desideri, sogni, vittorie, sconfitte, gioia, dolore e ricordi che costituiscono per ognuno la coscienza come esperienza unica e non replicabile.
L’amore per “il chiaro e distinto” vive le aporie e la “violenza” del paradosso che non appartengono solo alla scienza ma sono innervati alla vita, ci costituiscono: abitiamo l’inconcludenza e cerchiamo chiarezza per ritrovarci accanto e sperimentare il paradosso.
La scienza e il caso
Viene a predominare l’incertezza quando l’osservatore tenta di stabilire la posizione dell’elettrone ma, nel contempo, causa un’alterazione del suo movimento e di conseguenza non potrà mai conoscerne la velocità.
Il comportamento delle particelle, secondo il principio di indeterminazione di Heisenberg, richiama in campo la casualità, la probabilità.
Nietzsche: la vita come scelta
L’ordine, la misura, la compostezza, l’apollineo non ci appartiene e forse è stata non bene intesa la voce di Nietzsche.
Ad un mondo che voglia ridurre tutto a calcolo, tecnica e classificazioni si contrappone sempre un umano non del tutto misurabile: l’individuo è indeterminato, imprevedibile, singolarità irriducibile, il suo è l’orizzonte delle possibilità e delle scelte e dello scacco che fa scoprire il senso del limite.
L’origine della vita e il caso
L’origine della vita e il caso sollecitano delle riflessioni e delle domande, la prima è: “perché l’essere piuttosto che il nulla?” intorno ad essa si dispiega il pensiero dai greci a Leibniz, Heidegger e alla fisica.
La seconda domanda è se il mondo sia nato per un caso ovvero per delle “coincidenze e combinazioni” come i dizionari definiscono il concetto di caso.
Le domanda sul mondo, l’universo, sull’individuo e sull’origine della vita e il caso è un privilegio riservato all’uomo che solo, infatti, ne cerca il significato e che può individuare l’origine della vita e il ruolo del caso nell’universo.
Il ruolo del bosone di Higgs
La risposta che la comunità scientifica riconosce il merito o la causa dell’esistente al bosone di Higgs: se siamo sulla terra, un granellino di sabbia nell’universo infinito, è solo grazie a lui e al suo comportamento nello spazio.
Dopo il Big Bang non era scontato che nascesse il mondo come lo conosciamo e l’universo poteva restare pura energia.
Ma gli eventi hanno preso un’altra direzione per merito del bosone: una particella di un campo che occupa l’universo e che ha dato origine a stelle, alle forme viventi e anche all’umanità.
Se questa particella, per meno di un miliardesimo di secondo si fosse ‘attardata’, per così dire, o fosse andata in un’altra direzione, niente di tutto quello che vediamo ci sarebbe stato: non un fiore, non il mare e neanche noi.
L‘universo sarebbe rimasto un disgregato di particelle, senza alcuna consistenza, ovvero massa, incapace di originare alcun oggetto.
Lucrezio, Epicuro e Monod
Lucrezio – rifacendosi al concetto di ‘inclinazione’ degli atomi di Epicuro – parla, nel “De rerum natura”, del clinamen: un cambio di rotta degli atomi durante il loro percorso dovuto alla casualità.
Il clinamen, il caso, l’imprevedibilità degli atomi di Epicuro e Lucrezio mostrano tutta la loro vitalità e modernità.
E’ ancora il caso ovvero un evento – unito però alla necessità – per Monod, ad aver dato origine alla vita.
Il creodo di Waddington e Thom
In tempi più recenti, per Waddington, il creodo – raffigurato come un foglio con dei ‘pendii’ ovvero i geni – è come una sfera o una palla che precipitano da una collina e dispiegano forme e configurazioni che incidono sui percorsi infatti diversi fattori ne possono ostacolare un normale sviluppo, ovvero: la pallina che rappresenta il creodo che procede in modo casuale.
Pertanto la formazione di ogni corpo dipende non solo dall’apporto dei geni ma dal ruolo che giocano le differenti modalità di ‘espressione’ dei geni: ragione per cui gli organi umani sono differenziati l’uno dall’altro.
Il caso e il creodo https://frame-frames.blogspot.com/2024/07/la-natura-il-caso-le-cose-i-creodi.html si completano a vicenda.
Il paesaggio epigenetico e la cellula, come sfera che precipita dalla collina, suggeriscono a René Thom la teoria delle catastrofi https://it.wikipedia.org/wiki/Teoria_delle_catastrofi per cui le forme non sono un dato immutabile infatti subiscono brusche ed improvvise modificazioni di status.
Lo studio delle forme, la morfogenesi, dei mondi animali e vegetali, in breve: della sfera biologica sono regolate da leggi geometrico-topologiche e “il salto da una ‘forma-tipo” ad un’altra origina profonde discontinuità: le sette catastrofi elementari thomiane.
Il mondo come appare e la quantistica
La realtà è indubitabile ma tutto non si esaurisce in essa se infatti diamo uno sguardo alla quantistica scopriamo un mondo, ‘altro’ dal nostro, che si dispiega in forme che sono definibili bizzarre https://www.instagram.com/p/C_-TyPUqETx/
Nel nostro mondo si può misurare la velocità e la posizione di un oggetto senza che l’oggetto subisca alterazioni del suo status mentre nel mondo atomico l’oggetto si comporta in tutt’altro modo: è impossibile conoscere, contemporaneamente, posizione e velocità di un atomo.
Il ruolo dell’osservatore
L’osservatore gioca un ruolo fondamentale: il suo punto di vista interviene nel processo e modifica la realtà osservata: in base al principio di indeterminazione di Heisenberg, la misura va a confliggere con le nostre pretese di precisione ed oggettività – relativamente allo stato di un sistema- pertanto, nella dimensione quantistica, ogni misurazione va a cambiare ciò che viene misurato.
L’osservatore non è più in grado di misurare posizione e velocità senza produrre un’alterazione ovvero una perturbazione dello status della particella.
Viene a predominare l’incertezza quando l’osservatore tenta di stabilire la posizione dell’elettrone ma, nel contempo, causa un’alterazione del suo movimento e di conseguenza non potrà mai conoscerne la velocità.
Il comportamento delle particelle, secondo il principio di indeterminazione di Heisenberg, richiama in campo la casualità, la probabilità.
Lo strano mondo dell’entanglement
Due particelle, se in un primo momento vengono a relazionarsi tra loro continuano a mantenere una connessione anche quando si ritrovano separate infatti nel misurare l’una, persistendo la distanza tra loro, anche l’altra viene ad essere investita di questa misurazione.
Di conseguenza le due particelle sono entagled e rappresentano uno unico stato quantistico ovvero due particelle sono una sola particella: il fenomeno della ‘non località’ resta senza alcuna spiegazione.
La sedia: l’origine della vita e il caso
La sedia, scrive Rovelli per la quantistica non esiste, esistono e si danno solo relazioni tra cose nel profondo della materia, non esiste uno stato d’essere degli oggetti, essi non esistono separati.
I fenomeni non sono la somma di elementi singoli: la realtà è un tessuto di relazioni che intercorrono tra gli oggetti, la natura è strutturata come totalità e presenta un’organizzazione a noi invisibile.
Si passa dalla solitudine dell’oggetto alla relazione, dal singolo punto di un ricamo alla magnificenza dell’opera compiuta: un salto paradigmatico tanto quanto le nuove teorie sull’ origine della vita e il caso.
La materia pensante
Per Leopardi “Che la materia pensi, è un fatto. Un fatto, perché noi pensiamo; e noi non sappiamo, non conosciamo di essere, non possiamo conoscere, concepire, altro che materia … ciascun di noi… sente che egli pensa con una parte materiale di sé, cioè col suo cervello, come egli sente di vedere co’ suoi occhi, di toccare colle sue mani” (Leopardi): in molti modi si declina l’individuo ed il mondo per parafrasare Aristotele.
La mente, lo sguardo di Lucrezio e Leopardi vanno oltre la superficie delle cose, intravedono già il vuoto, preconizzano l’indeterminazione di Heisenberg, prefigurano la teoria dei molti mondi prima di Giordano Bruno e di Hugh Everett III e DeWitt.
Il caso ci porta a un ritorno a Democrito e Lucrezio per il quale ultimo “tutto si trasforma” e conferma la quantistica e affonda lo sguardo nell’ignoto, nelle trasformazioni della materia, accompagna, illustra i segreti dello strano mondo quantistico che ricordano le avventure di Alice nel paese delle meraviglie.