Lancia Stratos: Da avveniristica dream car a regina del rally

Sport & Motori

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Foto Alberto Giorgio Alquati

Il primo avveniristico prototipo, la Stratos zero, fece il suo debutto nel 1970, al Salone dell’automobile di Torino.  Fu l’inizio di una straordinaria avventura che vedrà protagonista la Lancia nel mondo del rally professionistico.
Torino-Correva l’anno 1970 e al salone internazionale dell’automobile di Torino, il prototipo della Lancia Stratos Zero, diventa una realtà tutta da ammirare. Una dream car che incuriosisce i visitatori, con uno stile che all’epoca abbinava i tratti di una vettura dal designer futuristico a quello sportivo.
La Lancia Stratos inizia la sua storia proprio da Torino e dalla matita del designer Marcello Gandini– l’uomo che ha creato la Lamborghini Countach e la Fiat X1/9-per conto della Carrozzeria Bertone, con un motore V4 recuperato dalla Lancia Fulvia Coupè. Un progetto avveniristico per quei tempi e una sfida che la stessa casa automobilistica della Lancia accetta, cominciando a pensare che nel mondo del rally occorre una vettura che faccia storia a sé.

Foto Rally Time

 All’indomani della cessione del marchio Lancia da parte del gruppo Pessenti alla famiglia Agnelli, e quindi, al Gruppo Fiat, il gigante torinese inizia un piano di ristrutturazione aziendale per la Lancia. La Lancia Stratos, diventa il cavallo di battaglia del corpo dirigente, a cominciare da Cesare Florio, quest’ultimo alla ricerca di un’auto che possa sostituire l’ormai vetusta Lancia Fulvia 1600 HF.
La Lancia Stratos, sembra avere i giusti requisiti, per iniziare il percorso nel panorama rallistico e diventa un’auto prodotta in edizione limitata con 500 esemplari. Il sogno di Cesare Florio, dirigente sportivo del Team Squadra Corse Lancia HF, diventa realtà. L’ingegner Pier Ugo Gobbato arrivato alla guida della Lancia, chiese a Nuccio Bertone di realizzare una vettura meno avveniristica del prototipo Stratos Zero e quello che ne verrà fuori, sarà l’auto che negli anni settanta, regalerà emozioni e soddisfazioni immense alla casa automobilistica Lancia, impegnata nella ricerca di un nuovo brand, che nel panorama rallystico potesse soddisfare le esigenze della scuderia e le aspettative del corpo dirigente.
Così, per tutta l’estate del 1971, la Carrozzeria Bertone lavorò senza soste per presentare al Salone dell’Automobile di Torino il nuovo prototipo Lancia Stratos High Fidelity, abbreviato nel leggendario logo HF che si vedrà nelle livree di tutte le vetture Lancia, sia stradali che da corsa. Tuttavia, il motore non era ancora stato concepito, o meglio: il motore c’era, era esistente, ma fu inserito in un secondo momento, in quanto, l’ingegner Pier Ugo Gobbato ed Enzo Ferrari, intavolarono una lunga trattativa per dotare la creatura Stratos, del motore Dino Ferrari V6. Finalmente, la Stratos era pronta per il battesimo di fuoco e nell’occasione la casa di Maranello pretese due piloti Lancia, Sandro Munari e Francesco Merzario, del team manager Florio, da impiegare nella Targa Florio del 1972, vinta dalla Ferrari 312 P, con equipaggio Munari-Merzario. Una clausola contrattuale che vedrà la casa di Maranello soddisfatta e con il duplice scopo di aver contribuito alla creazione di una vettura potente e capace di raggiungere-come si vedrà-le alte classifiche del panorama rallystico.

Il 1972, fu l’anno della consacrazione della Stratos HF, celebrato dalla famosa rivista sportiva Autosprint a Chivasso durante le prove su strada. A Torino Gianni e Umberto Agnelli, misero l’impronta del loro pollice sulla realizzazione di una vettura che potesse dare una spinta maggiore alla Lancia, nel mondo del Rally.
Ingegneria e progettistica, rigorosamente italiana, la coupè corta a due posti, sembra soddisfare tutti, a cominciare da Pier Ugo Gobbato, fino alla scuderia del Team Manager Florio. Il motore sarà Dino Ferrari, frutto delle lunghe ed estenuanti trattative con il massimo dirigente della Casa di Maranello, Enzo Ferrari, che alla fine fornirà alla Lancia 500 motori Dino Ferrari V6 da 280 CV, bialbero, per la produzione di 500 vetture Lancia Stratos, in High Fidelity. Ben presto, Carlo Facetti, riadatterà il motore per portarlo alla potenza massima di erogazione, di 320 CV. Il resto, sarà una vettura a due posti, classica coupè corta, con motopropulsore V6 Dino, posto in posizione centrale e intelaiatura a tubatura quadra, rigorosamente in acciaio, sospensioni Mac Pherson e barre antirollio per la stabilità su strada, con le gomme Pirelli e cerchi in lega Campagnolo. La stessa Pirelli dovrà studiare in definitiva, la gomma per lo sterrato, per garantire assetto e stabilità su percorsi rally. La versione definitiva, omologata sul gruppo 4 e su gruppo 5 infine, per il regolamento delle corse, vedrà la Lancia prendere subito lo scettro di indiscussa Regina del Rally, sostituendo la Lancia Fulvia 1.6 HF, vincitrice al Rally di Montecarlo nel 1972 e detentrice del campionato internazionale costruttori.

L’Italia del Rally schiera finalmente la creatura dei sogni della casa automobilistica Lancia. La Stratos nella perfetta e leggendaria livrea Marlboro sarà protagonista nel 1974-la Lancia Fulvia va in pre-pensionamento-nel 1974 e nel 1975, anni in cui vinse i Mondiali del Rally con Sandro Munari alla guida, nei Rally di Sanremo e Ledeau Lakes, a Montecarlo, fino al 1976, anno della consacrazione del titolo riguardante il mondiale costruttori, conquistato dalla Stratos abbigliata con la livrea tricolore Alitalia.

Tempi che furono, e mai saranno cancellati dalla memoria degli appassionati sportivi, e da coloro che vissero le loro carriere sportive a bordo di queste splendide e potenti vetture regine del Rally, ma soprattutto: regine del made in Italy, invidiato e ammirato in tutto il mondo

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