Gino Cecchettin a Valditara: “Chi ha portato via mia figlia è italiano, la violenza è violenza”

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Anche la sorella Elena replica al ministro: “Ha fatto propaganda alla presentazione della fondazione che porta il nome di una ragazza uccisa da un ragazzo bianco, italiano e ‘per bene'”

Autore: Sausan Khalil

ROMA – Continuano a far discutere le parole del ministro Valditara, pronunciate ieri in occasione dell’inaugurazione della Fondazione Giulia Cecchettin. Attraverso un videomessaggio, il capo del dicastero ha spiegato che “occorre non far finta di non vedere che l’incremento dei fenomeni di violenza sessuale è legato anche a forme di marginalità e di devianza in qualche modo discendenti da una immigrazione illegale”. Affermazioni a cui  Gino Cecchettin (padre di Giulia) ha replicato attraverso un’intervista rilasciata al Corriere della Sera: “Vorrei dire al ministro che chi ha portato via mia figlia è italiano. La violenza è violenza, indipendentemente da dove essa arrivi. Non ne farei un tema di colore, ma di azione. Di concetto”.

Gino Cecchettin non ha potuto fare a meno di commentare anche le parole di Valditara, secondo cui il patriarcato sarebbe finito: “Ma lui l’ha descritto benissimo. Non è che se neghi una cosa questa non esiste. Il ministro ha parlato di soprusi, di violenze, di prevaricazione. È esattamente quello il patriarcato ed è tutto ciò che viene descritto nei manuali. Mi sembra solo una questione di nomenclatura. È la parola, oggi, che mette paura: “patriarcato” spaventa più di “guerra””.

ELENA CECCHETTIN CONTRO VALDITARA

Sull’argomento è intervenuta sui social anche la sorella di Giulia, Elena: “Dico solo che forse, se invece di fare propaganda alla presentazione della fondazione che porta il nome di una ragazza uccisa da un ragazzo bianco, italiano e ‘per bene’, si ascoltasse non continuerebbero a morire centinaia di donne nel nostro Paese ogni anno”. E ancora: “Mio padre ha raccolto i pezzi di due anni di dolore e ha messo insieme una cosa enorme. Per aiutare le famiglie, le donne a prevenire la violenza di genere e ad aiutare chi è già in situazioni di abuso. Oltre al depliant proposto (che già qua non commentiamo) cos’ha fatto in quest’anno il governo? Perché devono essere sempre le famiglie delle vittime a raccogliere le forze e a creare qualcosa di buono per il futuro?”

fonte Agenzia DIRE e l’indirizzo www.dire.it

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