Oggi, 20 novembre, i medici pubblici italiani hanno proclamato lo sciopero, garantendo solo le urgenze e sospendendo oltre 100.000 visite specialistiche e interventi chirurgici programmati. Gli scioperi nel settore sanitario possono scaturire da molteplici motivi, spesso legati a condizioni di lavoro, retribuzione inadeguata, mancanza di risorse e il desiderio di migliorare il sistema sanitario per i pazienti. I medici si trovano sotto pressione a causa di carichi di lavoro elevati, turni prolungati e carenza di personale. Questa forma di protesta rappresenta un modo per farsi sentire e cercare di attuare cambiamenti positivi.
È importante sottolineare che tutti gli operatori, medici in primis, non si sono mai risparmiati per garantire cure e assistenza di qualità. Hanno lavorato instancabilmente per affrontare le sfide quotidiane del sistema sanitario, ma sono arrivati al punto dello sciopero perché realmente stanchi e frustrati dalla situazione attuale. A queste problematiche si aggiunge la crescente violenza nei pronto soccorso, nelle corsie e negli ambulatori, insieme all’aumento dei contenziosi medico-legali, che nel 95% dei casi escludono errori ma che causano anni di tensione psicologica e spese per una categoria professionale che è sempre dalla parte di chi soffre.
La recente analisi della Federazione europea dei medici salariati (Fems), presentata nel Fems White Book, ha messo in evidenza una preoccupante realtà: i medici italiani sono tra i meno pagati in Europa. Questa situazione influisce sia sulla qualità della vita dei professionisti che sulla loro propensione a rimanere nel Paese, accentuando fenomeni migratori verso nazioni con condizioni economiche e lavorative più favorevoli.
I dati mostrano che i salari dei dirigenti medici in Italia sono diminuiti del 6,2% dal 2015 al 2022, mentre la spesa per contratti a tempo indeterminato ha registrato una riduzione del 2,8%. Tali statistiche evidenziano non solo una questione economica, ma anche una crescente insoddisfazione tra i professionisti della salute aggravata dalla difficoltà di carriera specialmente per le donne. Il rapporto indica che solo il 12% dei medici raggiunge posizioni apicali, con solo il 2% composto da donne, evidenziando disparità di genere e una politica che non premia il merito. Le carenze nelle assunzioni e una crescente insicurezza lavorativa aggravano ulteriormente la situazione. Secondo i dati della Fnomceo, nel 2023 si sono registrate circa 16.000 aggressioni ai danni del personale sanitario, mentre le denunce civili e penali superano le 35.000 all’anno.
Il quadro generale emerso dall’analisi dei dati sottolinea l’urgenza di una politica retributiva adeguata, capace di trattenere e motivare il personale sanitario. “Occorre – ha dichiarato Pierino Di Silverio, segretario nazionale Anaao Assomed – un cambio di rotta immediato; per questo motivo oggi, 20 novembre, saremo in piazza a manifestare, consapevoli che questa giornata non resterà isolata in assenza di risposte positive”.
Il Ministro della Salute ha mostrato disponibilità a rivedere i progetti di legge e ad assicurare maggiori fondi al nostro Servizio Sanitario. Speriamo che si arrivi a una soluzione soddisfacente per tutti.
Riccardo Guglielmi giornalista scientifico
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