La Gran Loggia d’Italia impegnata nella lotta alla violenza di genere: un nuovo approccio per la parità

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In occasione della Giornata internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne, il Gran Maestro Luciano Romoli sottolinea l’azione della Granloggia d’Italia nel promuovere l’uguaglianza di genere e combattere le discriminazioni.

In occasione della Giornata Internazionale per l’eliminazione della Violenza contro le Donne, la Gran Loggia d’Italia degli Antichi Liberi Accettati Muratori riafferma il proprio impegno contro ogni forma di discriminazione.

«Siamo orgogliosi di essere l’unica Obbedienza al mondo che, da oltre mezzo secolo, accoglie le donne all’interno della nostra Comunione. L’uguaglianza di genere è un valore concreto che va agito sul terreno accidentato della storia. Il 25 novembre deve essere una giornata di denuncia, ma anche di costruzione del tempio di una parità sostanziale. Dobbiamo sentire il dovere, come comunità umana, di lavorare per una società rinnovata, con cui l’eguaglianza possa camminare insieme alla libertà di agire, di pensare di amare». Luciano Romoli, Gran Maestro della Gran Loggia d’Italia, interviene con fermezza su un tema drammatico che sollecita una riflessione profonda del corpo collettivo. Anche se gli ultimi dati hanno fatto registrare una leggera flessione dei femminicidi, non è facile capire anche perché il tempo del rilevamento relativo ai primi 4 mesi del 24 è troppo breve, se qualcosa sta cambiando.

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«Il livello di attenzione deve restare molto alto e nella nostra Comunione – prosegue l’analisi di Luciano Romoli – ne siamo consapevoli. Nel delicato ruolo di Gran Maestri Aggiunti due su tre sono donne a testimonianza del nostro interesse nel promuovere le competenze e la leadership femminile. Queste Sorelle oltre a contribuire alla crescita della nostra Fratellanza, sono importanti agenti del cambiamento nella società nel suo complesso. Tutto quello che stiamo facendo è importante, ma non basta. Credo sia, infatti, venuto il momento di individuare e applicare strumenti efficaci per disinnescare la violenza in una società che appare sofferente, ammorbata da relazioni tossiche».

«La vera forza di una comunità risiede nella sua capacità di proteggere i più vulnerabili” – commenta Barbara Nardacci, Gran Maestro Aggiunto della G.L.D.I. – In quest’ottica appare fondamentale unirci per costruire un futuro in cui ogni donna possa vivere libera dalla paura, rispettata e valorizzata per il contributo che offre alla collettività in tutte le sue articolazioni».

Sulla stessa lunghezza d’onda Marianna dè Giudici, Gran Maestro Aggiunto della Gran Loggia d’Italia: «Dobbiamo assumere un ruolo attivo nella lotta contro la violenza, promuovendo iniziative significative per sensibilizzare l’opinione pubblica e incoraggiare un cambiamento culturale. È tempo di rompere il silenzio: la violenza non può avere giustificazioni e il nostro richiamo è diretto alla responsabilità individuale e sociale nel riconoscere e condannare ogni forma di sopraffazione».

«Dobbiamo sentire con la massima urgenza il dovere di legiferare, abbiamo atteso troppo, sessantasei anni perché nel 1996 venisse superata la norma del Codice Rocco che considerava lo stupro atto come reato contro la morale pubblica dimenticando il valore della persona».

Quella auspicata da Romoli e dalla Gran Loggia d’Italia è una rottura epistemologica, un salto da compiere non solo sul piano del diritto, ma della civiltà, che porti a un risanamento delle “fratture della memoria” come ha scritto lo storico Marco Severini che con Lidia Pupilli ha curato un prezioso lemmario intessuto sulle parole chiavi di una storia che mette finalmente al centro l’impegno a tutto campo delle donne.

La formazione alla sessualità, oggi mercificata, lasciata al business della pornografia in rete che fattura miliardi, impone i messaggi prevalenti, in una pericolosa supplenza di percorsi educativi che latitano, che dovrebbero essere adottati nelle scuole. «Per questo è giusto fare “rumore” ora – conclude Romoli – per ritrovare armonia non per confondere i linguaggi e far sì che nella società virtuale non si ritrovi la fisicità del corpo, che la rete ha smaterializzato solo per violarlo e mortificarlo ma per esaltarne quella bellezza autentica che, come ci ha insegnato Platone, ci fa guadagnare la porta del cielo».

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