di Fosco Foglietta
L’Associazione FareRete Innovazione BeneComune APS promuove e sostiene con determinazione il modello del Welfare di prossimità, riconoscendone il valore fondamentale nella costruzione di comunità coese e resilienti. Attraverso il coinvolgimento attivo dei propri associati, l’associazione valorizza il ruolo centrale delle reti locali e delle organizzazioni di volontariato nel rispondere ai bisogni delle comunità, in particolare delle fasce più vulnerabili.
In questa cornice si inserisce il contributo di Fosco Foglietta, che con il suo articolo esplora come il volontariato possa evolvere da un supporto emergenziale a una componente strutturale e integrata del sistema di Welfare comunitario. Foglietta illustra come la collaborazione tra istituzioni pubbliche e società civile, basata su principi di sussidiarietà orizzontale e co-progettazione, possa creare un sistema di interventi sinergici. L’obiettivo è rispondere in maniera efficace ai bisogni emergenti, mantenendo il cittadino al centro e perseguendo il bene comune.
Gli associati di FareRete, attraverso la loro esperienza e il loro impegno, rappresentano un pilastro nell’attuazione di queste iniziative, contribuendo a sviluppare modelli innovativi che rafforzano il tessuto sociale e migliorano la qualità della vita delle persone.
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Siamo tutti d’accordo sul fatto che il volontariato costituisca una risorsa preziosa. In tempi di “vacche magrissime “che vedono consolidarsi o aumentare la scarsità di risorse pubbliche (finanziamenti insufficienti e rarefatta disponibilità di personale ) il suo apporto assume il valore di una “linfa vitale ”che accelera il passaggio da un Welfare state totalizzante ad un Welfare comunitario sempre più espanso.
Questa crescita del peso specifico dell’associazionismo di volontariato richiede un interrogarsi sul” come “il suo contributo debba esprimersi per poterne valorizzare l’apporto in funzione del massimo di risposta ai bisogni, vecchi e nuovi, presenti nelle comunità locali di riferimento.
La posizione che intendo rappresentare si definisce sulla base di una riflessione che ruota attorno a due parole chiave: sussidiarietà orizzontale e rete.
- La sussidiarietà orizzontale non deve configurarsi come il risultato di un totale disinteresse del” pubblico” verso alcuni campi di impegno assistenziale. Un disimpegno dichiarato che lascia all’associazionismo la totale autodeterminazione rispetto al “se fare” e” cosa fare”. Peraltro, non deve neppure caratterizzarsi, al contrario, come una disponibilità a soccorrere le istituzioni in termini marginali,” a domanda”, per assicurare solo interventi saltuari e precari.
La sussidiarietà richiede altro: un confronto fra le istituzioni e le organizzazioni della società civile che porti alla con-divisione di una prospettiva, alla progettazione di impegni complementari, alla strutturazione di percorsi distinti ma organicamente collegati. “Ex pluribus unum”, in modo da sviluppare sinergie ed evitare inutili sovrapposizioni. Il collante di questa proficua collaborazione consiste nella comune volontà di concorrere al ”bene comune” delle proprie comunità.
- Data questa premessa, la ”rete” alla cui costruzione occorre tendere deve, a sua volta, presentare alcune caratteristiche .Semplificando, direi che ci sono due livelli di ”fare rete”: un primo, che coincide con la realizzazione di collegamenti per il passaggio di informazioni e la condivisione di esperienze.
Un secondo livello consiste, invece, nell’aggregare operativamente un certo numero di associazioni all’interno di un percorso assistenziale che abbia come obiettivo quello di farsi carico in termini multimodali – attraverso una molteplicità di interventi pubblici e di volontariato, sanitari, sociosanitari e sociali, professionali e informali – dei bisogni espressi da una particolare categoria di persone. La rete si genera attorno alle loro esigenze (il cittadino al centro ) in modo avvolgente ed è il frutto della cooperazione – fra i servizi pubblici e quelli offerti dall’associazionismo – che nasce da co-programmazioni e co-progettazioni i cui protagonisti, paritariamente, decidono “cosa fare”, “come farlo “e a chi spetti assicurarne il buon esito. In questa prospettiva gli interventi richiesti al volontariato devono rispettare due presupposti:
—coincidere con prestazioni già assicurate anche dai servizi pubblici, ma il farlo in contesti territoriali (periferici, disagiati, montani, ecc.…) nei quali solo la risorsa associativa può sopperire alla assenza, non altrimenti rimediabile, del pubblico (si pensi, ad es., ai punti di pronto intervento per le emergenze-urgenze – 118).
—Differenziarsi (ove non ricorra il primo presupposto) dai contenuti assistenziali garantiti dalle istituzioni (Ausl e Comuni, innanzi tutto) erogando prestazioni ad essi complementari e necessarie per assicurare il ”continuum” di una offerta a tutto campo, di cura e di tutela della salute, di aiuto al recupero del benessere, di mantenimento e miglioramento della qualità della vita.
Mi permetto di esemplificare questa impostazione esponendo in termini ultra-sintetici una proposta che sta maturando nel forlivese ( a seguito della ”regia” assunta da alcune forze del volontariato e della società civile, sub specie di “sindacati pensionati CGIL,CISL e UIL ).Questa proposta intende predisporre una rete multi servizi a favore di persone anziane fragili, cronicizzate, parzialmente non autonome, spesso sole, con scarse o nessuna capacità di spostamento, non in grado di usare le tecnologie informatiche.
Questi anziani necessitano di:
–una facilitazione nell’accesso ai servizi, e quindi: di “punti informativi” dedicati e diffusi (nei Distretti, nelle Case della comunità, nei Comuni, nei patronati, nelle grandi associazioni…);di ”punti unici di accesso”( PUA ) e di ”prese in carico sociosanitarie integrate” presso le sedi distrettuali, le Case della comunità, o quant’altro sia ad esse assimilabili ; di “servizi di trasporto “dal domicilio ai servizi ( assicurabili da Coop. sociali e/o dal volontariato).
—Un incremento della offerta di “servizi di prossimità” : controllo a distanza delle situazioni a rischio ( tele ascolto e telesoccorso ); “centri ludico-ricreativi” per la socializzazione, lo svago e le attività motorie di vario tipo ; le medicine di gruppo dei medici di medicina generale raccordati – per i loro pazienti che presentano anche problematicità sociali – con i competenti servizi sociali comunali e/o con il volontariato ; assistenze domiciliari ( di diverso grado di complessità ) gestite in modo integrato sia da professionisti sanitari e sociali,sia da risorse informali ( i caregiver, familiari, assunti e/o provenienti dall’associazionismo ).
Caregiver che devono essere formati alle pratiche assistenziali e all’utilizzo delle tecnologie digitali (dallo smart phone agli applicativi del PC, ad alcune forme di telemedicina).
Molti di questi (ed altri similari) interventi costano poco, richiedono solo variazioni ti tipo organizzativo e operativo, possono essere assicurati da risorse pubbliche e/o da quelle del volontariato di prossimità.
Entrando in questa logica di rete, il volontario non risponde più, solamente, al proprio, legittimo desiderio di essere portatore di un” dono” che lo gratifica eticamente, ma si fa anche carico di affrontare emergenze di natura sociale e collettiva, divenendo, in tal modo, un fattore essenziale nella realizzazione del” bene comune”.
Fosco Foglietta
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Breve biografia
Fosco Foglietta, socio fondatore di FareRete Innovazione BeneComune APS, una vita nel Sistema sanitario italiano: direttore amministrativo nella Asl di Cesena e poi, dal 1998 al 2010, direttore generale nelle Asl di Bologna e Ferrara. Componente del consiglio direttivo nazionale della FIASO (Federazione italiana delle Aziende sanitarie e ospedaliere) nel secondo quinquennio degli anni 2000. Dal 2011 al 2017, presidente del consiglio di amministrazione della società CUP 2000 S.p.a. (società di sanità elettronica della Regione Emilia-Romagna). Docente a contratto di varie università e di organismi di formazione internazionali. Autore di numerose pubblicazioni (sette volumi e centinaia di articoli in riviste specializzate).