CITTA’ DEL VATICANO  (ACI Stampa) – La Terra Santa “nei secoli è stata testimone di tanta violenza e sofferenza. Purtroppo i nostri giorni non sono diversi, e da più di un anno le oscure nubi del conflitto sono tornate a inghiottire ancora una volta la regione del mondo che voi chiamate casa. È brutto, è brutto”. Lo ha detto il Papa, stamane, durante l’udienza  alla Delegazione dell’Universal Peace Council.

“La situazione attuale – ha osservato Francesco – rende la promozione della pace ancora più importante e sono lieto di vedere che la vostra delegazione è composta da giovani appartenenti a contesti e religioni diverse. Questo è un chiaro segno che il desiderio della pace è radicato nel cuore umano e che è capace di portare unità nella diversità”.

L’opera dei giovani – ha aggiunto – è importante “perché essi possiedono un tipo di idealismo, entusiasmo e speranza, che ricordano a tutti noi che un mondo migliore è possibile, che la pace è possibile. In particolare, i giovani possono aiutare gli altri a scoprire gli elementi cruciali che preparano la strada alla pace: il perdono e la disponibilità a lasciare andare i pregiudizi e le ferite del passato. I giovani sono creativi, ma è brutto quando noi incontriamo giovani ideologizzati, nei quali l’ideologia prende il posto dei pensieri, e la volontà di fare il bene. Dobbiamo sempre ricordare e imparare dalla storia, un attaccamento malsano alle ferite e ai pregiudizi del passato non può mai portare a una pace vera e duratura. Di fatto, perpetua soltanto la spirale del conflitto e della divisione”.

E’ poi necessario il dialogo, “strumento principale a nostra disposizione: è l’unica strada per la pace, per incontrarci. I giovani possono essere grandi artigiani di pace attraverso il dialogo”.

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Infine – ha concluso Papa Francesco – la speranza che “non delude: non perdere la speranza. È così facile scoraggiarsi, quando vediamo gli effetti devastanti della guerra e dell’odio, per non parlare della povertà, della fame, della discriminazione e di varie altre realtà che minacciano la prospettiva della pace. Queste realtà sono frutto delle guerre. Ciò può indurci a pensare che il nostro impegno nel dialogo sia vano perché produce pochi risultati concreti. Forse sarete anche criticati perché vi concentrate sul bisogno del dialogo, allo scopo di portare avanti la causa della pace. Ricordate che qualsiasi cosa che valga la pena di fare, non è mai facile. Richiede sacrificio, richiede la volontà di tornare a impegnarsi ogni giorno, soprattutto quando le cose sembrano non andare come vorremmo. Mantenete viva la speranza, cari giovani, tenendo sempre presente che siamo tutti parte di un’unica famiglia umana. Siamo tutti fratelli e sorelle e gli sforzi per promuovere la riconciliazione, l’armonia e la pace varranno sempre la pena del nostro tempo e dei nostri sforzi”.

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