Nel 1975, nasce il prototipo 131 Abarth ESE 031.
La vettura, concepita nelle officine Bertone, in collaborazione con Fiat e Abarth, diventata il reparto corse del gigante torinese, fu protagonista al Giro d’Italia Automobilistico del 1975. Inizia l’avventura della Fiat corse, nel panorama rallystico nazionale e internazionale.
L’idea dell’azienda torinese, fu quella di sostituire in via del tutto definitiva, l’ormai obsoleta Fiat 124 Abarth Rally. I successi della Lancia Fulvia e della Lancia Strartos, avevano orientato gli ingegneri della casa torinese a sviluppare un’auto che in futuro, potesse risalire le alte classifiche del rally mondiale.
Il prototipo ESE030, ispirò gli ingegneri della Abarth che nel 1975, in collaborazione con la Carrozzeria Bertone, svilupparono un’auto con un telaio più leggero e una meccanica diversa dalla tradizionale e popolare vettura progettata negli stabilimenti della Fiat Mirafiori di Torino, nel 1974.
La berlina di Torino Mirafiori, fu un successone nel 1974, con un costo pari a 2,9 milioni di lire e destinata alla più ampia fascia popolare, nella versione più fattibile: la familiare. La Abarth sulla scia della tradizionale berlina, pensò di progettare una coupè tre porte, con il passo della vettura di serie, più corta e più larga.
Il 1975, fu l’anno del prototipo, presentato al 590 Salone dell’Automobile di Torino, dal suo ideatore Giorgio Pianta, lo stesso che la pilotò verso la vittoria al Giro Automobilistico d’Italia. Le premesse per creare una vettura da rally, c’erano tutte, la Fiat si preparò a dominare la scena del rally mondiale con il marchio Abarth.
Gli ingegneri della Abarth, si misero subito al lavoro, soppiantando definitivamente la gloriosa 124 Abarth Rally Sport Coupè, fu eliminato il motore del prototipo ESE030 un V6 da 130 CV, con cubicatura aumentata e potenza massima fino a 270 CV, un portento all’epoca, ma per la nuova 131 Abarth, occorreva pensare ad una scocca più leggera.
https://it.kompass.com/c/carrozzeria-bertone-s-p-a/it1048727/ La Carrozzeria Bertone, disegnò un’auto che portava prese d’aria sul cofano e sui lati, in modo da raffreddare gli organi meccanici interni, i passaruota, furono allargati ulteriormente per ospitare le gomme d’assetto Pirelli P7 195/40 VR15. Il sistema ammortizzante fu affidato all’infallibile MacPherson, testimonial della Lancia Stratos, con ammortizzatori idraulici, per la 131 Abarth, telescopici, a corpo elicoidale, con barre stabilizzatrici.
L’auto perfetta, con assetto corsa, perfettamente equilibrata e degna avversaria delle dominanti Ford Escort RS e della stessa Lancia Stratos, quest’ultima creazione delle officine Bertone e Dino Ferrari.
L’apparato propulsivo, fu la pietra miliare della 131 Abarth. In simbiosi con il motore concepito per la Fiat 132 e la “figlia unica”, Lancia Beta Montecarlo, nuova alternativa alla Lancia Stratos, il motore della Fiat 131 Abarth Rally fu un motore in linea da quattro cilindri, quattro valvole per ogni cilindro, 1800 cm3 e una testata in lega leggera.
Assetto, carrozzeria, alta precisione nel sistema di raffreddamento, la 131 Abarth, si allontanò in termini di progettazione dalla vetusta 124 Aabrth Rally-un altro contributo della Abarth diventato ormai obsoleto-l’alimentazione fu affidata al sistema doppio corpo di carburazione Weber, azienda italiana del Gruppo Magneti Marelli– il cambio ad innesto frontale, permise alla vettura la precisione e gli stacchi necessari per la riprese in velocità, particolare che nel mondiale costruttori, ebbe un gran bel risalto.
Insomma; il binomio Fiat-Abarth, regalò grandi successi alla casa torinese nel mondo del rally. Un successo per la casa Agnelli e una certezza nel futuro delle corse, dove il made in Italy avrà il posto che merita. A soli otto mesi dall’esordio, la 131 Abarth subì parecchie modifiche, rispetto alla versione stradale in vendita nei concessionari.
L’apparato propulsivo, era il tema centrale della vettura che all’esordio nel Rally 10.000 Trabucchi del 1975, entrò in scena con un motore da 200CV, 1.8 DA 16V, alimentato da un sistema di alimentazione Kugelfisher a iniezione indiretta in seno al carburatore doppio corpo Weber, un motore tuttavia, sperimentale e uguale a quello della 124 Spider, una versione sperimentale che porterà la Abarth Rally Corse ad aggiornare ulteriormente il telaio, il pacchetto sospensioni, con l’innesto finale di un differenziale autobloccante, il tutto, con un risultato che fornì alla vettura, una potenza di 235CV ed elevate prestazioni.
https://www.fiat.it/ La Fiat 131 Abarth Rally, fu la versione definitiva, protagonista nel mondo del Rally professionistico, fino al 1980. Casa Fiat, finalmente sorrise, guardando con fiducia verso il futuro.
Il 1977, fu l’anno della consacrazione, fino all’inizio degli anni 80, la 131 Abarth conquistò tre mondiali costruttori WRC e due mondiali per piloti. Marku Alen e Walter Rohrl, furono tra quei piloti, a guidare la 131 Abarth sul tetto del mondo.
Dalla sua prima apparizione, con un successo nel Rally delle Valli Piacentine, fino al Rally dei 1000 Laghi, la Fiat 131 Abarth, con equipaggio Alen-Kivimaki . conquisterà il podio con il Mondiale Costruttori al Rally di Corsica, con ben cinque 131, arrivate nei primi otto posti. Un gande successo, coronato l’anno dopo, nel 1978, con il Mondiale Piloti (FIA). L’equipaggio Vuldafieri-Mannini si ripeterà nel panorama nazionale, con i migliori piazzamenti.
Il 1979, segnerà il passo dell’eccellente avversario, la Ford Escort RS 1800, che centrerà l’en plein con il Mondiale Costruttori e il Mondiale Piloti, grazie all’equipaggio svedese Waldegard-Thorzelius. La Fiat 131 Abarth, in livrea Alitalia ereditata dalla Lancia Stratos tornerà protagonista nel 1980, con l’equipaggio tedesco Rohrl–Geistdorfer, e con en plein incassato dalla Fiat con Mondiale Costruttori e Mondiale per Piloti.
Un quinquennio di successi e vittorie, con degne avversarie italiane e straniere, nelle autentiche battaglie dei percorsi più famosi, come il Rally di Montecarlo, il Rally di Sanremo e l’immensa polvere ingoiata dalla Lancia Stratos, degna avversaria con motore Dino Ferrari e la Ford Escort RS, la spada americana dello sterrato rallystico, che non riuscì mai a riprodurre perfettamente i progressi della lungimirante ingegneria italiana nel mondo delle corse.
Anche per la Fiat 131 Abarth, arrivò l’eclissi, segnata dal cambio di passo in termini di risorse economiche. La Lancia tornò ad essere la culla del Rally professionistico italiano, il management Fiat spostò le attenzioni, ancora una volta verso la Lancia, Cesare Florio, capo ideatore del progetto High Fidelity, altro reparto corse della casa torinese, aveva già in mente di portare l’Italia delle corse verso un’altra epocale sfida.
Abarth con rumore di marmitta che ci faceva sognare