Il nuotatore di Auschwuiz

Cinema

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E’ un grande Raoul Bova che interpreta contemporaneamente due figure tra loro lontane ma destinate a camminare insieme, unite indissolubilmente da un comune traguardo: la vita che continua e che bisogna che sia vissuta, anche malamente, affinché abbia un senso ed uno scopo.

E’ una vicenda cupa e luminosa contemporaneamente quella l’attore e nuotatore italiano tra i più conosciuti al mondo recita dando corpo al personaggio di un nuotatore francese di origine ebraica ( Alfred Nakache ) e detentore di un record mondiale internato nel famigerato campo di Auschwitz che per sopravvivere agli orrori ivi perpetrati, con forza incredibile e con profonda determinazione, reagisce a suo modo allenandosi nelle acque gelide di un bacino idrico, tra gli sberleffi e le ingiurie degli addetti alla sorveglianza sua e di tutti gli altri detenuti.

Tra gli internati, uno psichiatra, Victor Frank, che forte delle sue esperienze nella materia dell’esistenziale, invita il nuotatore a riflettere e ad insistere concentrandone gli atteggiamenti in un’alea di dimensione filosofica e spirituale tali che lo inducono a scoprire se stesso richiamandolo alla vita e preservandone la dignità fino a trovare in se stesso un significato potente anche nell’immenso dolore: soltanto così Nakache riesce e a sopravvivere, dando un significato anche al dolore.

Il valore di questa interpretazione di Raoul Bova sta nel saper gestire, unire e sdoppiare, contemporaneamente, i due personaggi come se fossero uno solo, fondendo le due figure per arrivare ad insegnarci che mai bisogna perdere la speranza perché con la costanza e con l’intelligenza, attraverso si essa è possibile risalire qualsiasi china trasformando la sofferenza in quella crescita spirituale ed umana che costituisce il senso della stessa esistenza.

Lo spettacolo, magistralmente diretto da Luca De Bei, è arricchito dalla semplicità di una scenografia che infonde grande risalto all’immaginifico attraverso il tracciamento di linee di luce che si trasformano ora in rotaie ferroviarie ( le deportazioni ) e ora in corsie di piscina ( l’onore alla forza del nuoto che sostiene l’iniziativa del nuotatore Nakache ) oltre che dalle soffuse ma efficaci musiche di Francesco Bova, figlio di Raoul, che sta costruendo la sua carriera già appartendo ad un gruppo di Dj e Producers, i Vetrigos in qualità di suonate di sax.

Le luci, apparentemente cupe ma anche delicate, contribuiscono fortemente ad immergere lo spettatore nella giusta atmosfera pressoché onirica.

 

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