Dati Ivg ministero – Medici del Mondo, accesso ad aborto si conferma corsa ad ostacolo

Ambiente, Natura & Salute

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 Report ministero della salute su attuazione legge 194/78
Alti tassi di obiezione di coscienza soprattutto al sud e consultori in calo a livello nazionale.

MILANO Pubblicata con grande ritardo, la relazione annuale del Ministero della Salute sull’ “attuazione delle norme per la tutela sociale della maternità e per l’interruzione di gravidanza” ci restituisce una fotografia del Paese ferma al 2022. I dati sono quindi già obsoleti, e poco utili per le istituzioni a livello nazionale e regionale che dovrebbero occuparsi di programmare le politiche per migliorare il servizio e garantire a tutte le persone il fondamentale diritto di accesso all’interruzione volontaria di gravidanza (IVG). Il quadro che ne emerge conferma comunque una situazione di grave difficoltà, da Nord a Sud del Paese.

L’obiezione di coscienza si conferma essere uno dei principali problemi nell’accesso all’aborto. Tra il personale specializzato in ginecologia il dato è in lieve diminuzione a livello nazionale rispetto al 2021 (60,7% rispetto al 63,4%) ma rimane a valori elevati, con punte al Sud del 90.9% in Molise, del 81.5% in Sicilia, del 79.2% in Basilicata, del 77.9% in Puglia. Anche per quanto la figura dell’anestesista, il dato nazionale è in diminuzione (dal 40.5% al 37.2%) ma con punte al Sud del 75.2% in Calabria, 66.7%, in Molise, 62% in Sicilia, 61.9% in Basilicata e 61.7% in Campania. I dati che ci vengono restituiti sono aggregati su base regionale, non per singola struttura, e questo impedisce di avere una fotografia chiara delle strutture in cui l’obiezione di coscienza arriva, come sappiamo dalla ricerca “Mai dati” dell’Associazione Luca Coscioni, anche al 100% impedendo di fatto alle persone di accedere al servizio.

I Consultori Familiari pubblici sono in diminuzione a livello nazionale, in valori assoluti da 1871 a 1819, al di sotto della   proporzione di 1 ogni 20.000 abitanti previsti per legge: come nel 2021ci sono 0.6 consultori ogni 20.000 abitanti, quindi poco più della metà di quelli che dovrebbero esserci per legge. Questo dato è ancora più significativo se si considera che il 43.9% dei certificati per IVG, quindi quasi la metà, sono rilasciati da un consultorio. Oltre a ciò si aggiunge il fatto che questi dati non ci restituiscono una fotografia chiara della reale situazione di difficoltà incontrata dall’utenza poiché nella realtà molti consultori, anche a causa della mancanza di personale, sono attivi solo alcune ore al giorno e alcuni giorni alla settimana. La situazione si complica ulteriormente se tra il personale del consultorio ci sono obiettori di coscienza, che in alcuni casi si rifiutano addirittura di rilasciare il certificato per IVG (contrariamente a quanto previsto dalla legge 194/78).

La pratica di IVG farmacologica a livello nazionale è in leggero aumento, dal 45,3% al 52%, ma rimane molto bassa rispetto ad altri paesi, come Francia e Inghilterra dove arriva a oltre il 70%, o come i Paesi del Nord Europa che superano il 90%.

I dati sui tempi di attesa ci dicono che il 74,3% delle IVG sono state considerate non urgenti,  pertanto più di 48mila persone sono state costrette all’attesa forzata di 7 giorni dal rilascio del certificato, pratica che l’OMS considera una barriera all’accesso alla IVG, un’inutile fonte di sofferenza e di potenziale trauma psicologico. Per quanto riguarda il tempo di attesa tra rilascio del certificato e la  procedura si osserva una riduzione della percentuale di persone che hanno effettuato l’interruzione di gravidanza entro 14 giorni dal rilascio del certificato (dal 78.4% al 77.7%). Sono invece aumentate le percentuali delle persone che hanno atteso tra 15 e 21 giorni (da 13.2 a 13.8%) e tra i 22 e 28 giorni (da 4.6 a 5%).

I dati del Ministero della Salute, benché già obsoleti perché di due anni fa e pubblicati dopo due interrogazioni parlamentari presentate dalla deputata Gilda Sportiello in collaborazione con l’attivista Federica di Martino, ci confermano quanto emerso dal nostro ultimo report “Aborto a ostacoli”. Ossia quanto ancora l’accesso all’aborto in Italia sia una vera e propria corsa ad ostacoli e quanto siamo lontani dalle raccomandazioni dell’OMS e da quanto previsto dalla nostra Costituzione in merito al diritto alla salute che dovrebbe essere garantito dai Livelli Essenziali di Assistenza – spiega Gianluca Ferrario, Coordinatore medico di Medici del Mondo. Come organizzazione medico sanitaria, insieme alle altre associazioni e attiviste impegnate nella battaglia perché l’accesso all’aborto sia considerato un diritto, chiediamo dati aperti, aggiornati e disaggregati per struttura in modo che siano utili per la programmazione a livello nazionale e regionale e per le persone che devono accedere al servizio. E torniamo a chiedere al Ministero della Salute di adeguare la normativa e le procedure in materia di IVG recependo le raccomandazioni dell’OMS e di garantire un sistema sanitario davvero capace di garantire il diritto all’aborto. Riteniamo necessari l’aumento del limite legale di età gestazionale in cui è possibile ricorrere all’IVG, l’abolizione dell’attesa forzata e dell’obiezione di coscienza. L’interruzione volontaria di gravidanza deve essere considerata come un atto medico, privo di connotazioni ideologiche, volto a garantire la tutela della salute psicofisica della persona gestante”

 ***

Chi è Medici del Mondo. Medici del Mondo (MdM) è una rete internazionale impegnata a garantire l’accesso alla salute alle persone più vulnerabili, denunciare le ingiustizie di cui sono vittime e promuovere il cambiamento sociale. Oggi gestisce circa 400 progetti in oltre 70 Paesi del mondo, così come attività di advocacy sia a livello europeo che internazionale. Nel 2020 nasce MdM Italia che, tra le varie aree di intervento, si occupa di salute sessuale e riproduttiva e ribadisce con forza che l’aborto è un diritto umano e un pilastro fondamentale dell’uguaglianza di genere. MdM ritiene che l’aborto libero e sicuro sia un’emergenza di salute pubblica, considerando che ogni anno nel mondo 39.000 donne muoiono a causa di interruzioni di gravidanza realizzate in condizioni non sicure. Per questo MdM si impegna a fare pressione presso le istituzioni perché l’aborto sia un vero diritto in ogni Paese.

 

One Reply to “Dati Ivg ministero – Medici del Mondo, accesso ad aborto si conferma corsa ad ostacolo”

  1. Vittoria ha detto:

    L’associazione Medici del Mondo denunciano la trasformazione dell’Italia in “un laboratorio distopico di pratiche antiabortiste”.

    Siamo molto colpiti, ma affezionati come siamo alla verità, ci siamo anche fatti alcune domande e le risposte che abbiamo trovato ci restituiscono un quadro in cui di distopico ci sono solo certe le affermazioni.

    L’Italia non è un Paese del cosiddetto Terzo Mondo

    Tanto per cominciare desta enorme sorpresa che una associazione umanitaria internazionale presti tanta attenzione all’Italia, che almeno per ora non è proprio un paese del cosiddetto terzo mondo, quindi ci viene il sospetto che ci sia molta ideologia dietro questo interesse ma, soprattutto, ci siano i soldi di chi finanzia questa associazione.

    Infatti come si fa altrimenti a non vedere l’elefante nella stanza? L’elefante è la denatalità, l’abisso di spopolamento in cui sta precipitando l’Italia al quale anche l’aborto volontario e la cultura anti-vita che propugna hanno molto contribuito. Nelle Marche, tanto per fare un esempio, negli ultimi 10 anni (dieci non cento) siamo passati da 12 mila nuovi nati all’anno agli attuali 8 mila.

    E il problema sarebbe una donna che, per risolvere un problema da lei stessa creato, invece di prendersi le sue responsabilità insieme col padre del nascituro, volendo letteralmente gettare il bambino con l’acqua sporca, deve fare qualche kilometro in più per andare in ospedale?

    La difficoltà della distanza per abortire: e quella per gli esami clinici?

    Ma avete mai chiesto alle persone realmente malate quanti kilometri devono fare per avere ad esempio una risonanza magnetica?

    Abbiamo citato il nascituro, proprio perché altro elemento distopico è il voler ossessivamente e scioccamente negare umanità al figlio concepito. Ma una ricerca di 3 secondi su Google per vedere com’è fatto un bambino a 12 settimane di gravidanza l’hanno mai fatta questi medici del mondo? Nell’articolo si dice “perché non ha vita autonoma”, senza rendersi conto che anche un neonato, se non viene allattato e custodito dalla madre, non ha possibilità di vita autonoma (la terrificante vicenda di Chiara Petrolini non ci ha insegnato nulla?).

    Altra distopia, l’aborto come pratica medica sicura: l’unica sicurezza è che dei due soggetti coinvolti, madre e figlio, uno muore di sicuro.
    L’altro, la madre, di converso non ha certo salva la vita.
    Infatti i numeri dell’ Istat ormai certificano che l’introduzione della legge 194 non ha diminuito di una virgola la mortalità femminile in Italia.
    (Cfr. Rapporto OPA 2024)

    Potremmo eventualmente discutere sul resto del mondo e in particolare del cosiddetto terzo mondo, ma qui parliamo dell’Italia.

    Potremmo continuare ad argomentare per centinaia di righe ma ci preme ribadire queste tre verità che sono sotto gli occhi di tutti, almeno di tutti quelli medici compresi, che gli occhi vogliano tenerli aperti:
    1. Il problema gravissimo dell’Italia è la caduta a picco della natalità a cui l’aborto contribuisce;
    2. L’aborto volontario uccide il figlio in gestazione violando i fondamentali principi di giustizia e umanità;
    3. La legge italiana prevede che si possa abortire solo in caso di serio pericolo per la salute della donna (la legge nega espressamente l’autodeterminazione in questo campo), ma la realtà è che chiunque può e ha potuto sempre abortire per qualunque motivo e questo ha creato la situazione distopica, questa veramente lo è, in cui ci troviamo a vivere e a ragionare.

    Dott. Roberto Festa
    Medico di Base. Loreto
    Per Comitato “ Pro-life insieme “

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