UNA DOMANDA
Qui a Firenze si sono susseguiti quest’anno vari gravi incidenti mortali sul lavoro: due i principali, uno a febbraio al cantiere Slunga dentro la città con cinque vittime più i feriti, e l’altro pochi giorni fa nei dintorni a meno di venti Km da Firenze, nel deposito dell’Eni a Calenzano con cinque vittime e ventisei feriti.
Le reazioni sono sempre le stesse: prima sconcerto, poi rabbia e cordoglio, infine il lungo elenco dei “perché” (quest’ultima fase è la più difficile e la più lunga, e a volte non termina mai).
Le cronache hanno parlato parecchio della sicurezza e delle dinamiche degli incidenti, sono state rilasciate anche molte interviste: ma in questi casi è difficile stabilire nel dettaglio cosa ha veramente causato le tragedie, occorre del tempo e in passato è successo che non si sia mai neanche saputo.
Si sente parlare insistentemente del problema degli appalti, ossia dell’abitudine di subappaltare i lavori via via a costi sempre inferiori: ciò comporta che l’ultima ditta a cui viene affidato il lavoro si trova a gestirlo con pochissime risorse, e questo ricade pesantemente sui controlli e sulla sicurezza con le conseguenze che vediamo.
Ma a questo punto la popolazione si chiede: se il sistema comporta simili effetti devastanti, perché non viene modificato?
Domanda interessante.
C’è qualcuno che vuole rispondere? Oppure semplicemente si prosegue a seppellire i morti e a parlare degli accaduti, ignorando cinicamente le sofferenze inflitte?
Si sa che esistono tre categorie di appalti pubblici: per l’esecuzione di lavori e opere , per i servizi e per le forniture di prodotti. Esistono diversi tipi di procedure per le tre tipologie, che regolano le gare d’appalto: ma comunque basterebbe impedire i subappalti. O no?
Talvolta le soluzioni più semplici sono le migliori.
SandraFallaci©
stefaniapuntaroli@gmail.com
Gentile signora, non vediamo il suo commento, solo il suo nome. Cosa intende dire?
La sicurezza ha dei costi che le aziende non possono (vogliono) sopportare, pena la riduzione dei margini di profitto. Molto meglio continuare come fatto finora tanto i vari morti sul lavoro non hanno il potere di incidere alcunché e dopo qualche giorno si dimenticano fino alla tragedia successiva che riapre il dolore, lo sgomento, la meraviglia e i soliti rituali inutili proclami di un cambiamento che non arriverà. Non ci sarà perché arriverà prima l’oblio, come sempre in questo infinito circolo vizioso dell’inconcludenza di cui i politici italiani sono l’eccellenza mondiale
Già, infatti.
Speriamo che col tempo il paese diventi più consapevole (anche se è difficile essere ottimisti…).