Gli appalti in Italia. Una domanda a chi di competenza

Toscana

Di

UNA  DOMANDA

Qui a Firenze si sono susseguiti quest’anno vari gravi incidenti mortali sul lavoro: due i principali, uno a febbraio al cantiere Slunga dentro la città con cinque vittime più i feriti, e l’altro pochi giorni fa nei dintorni a meno di venti Km da Firenze, nel deposito dell’Eni a Calenzano con cinque vittime e ventisei feriti.

Le reazioni sono sempre le stesse: prima sconcerto, poi rabbia e cordoglio, infine il lungo elenco dei “perché” (quest’ultima fase è la più difficile e la più lunga, e a volte non termina mai).

Le cronache hanno parlato parecchio della sicurezza e delle dinamiche degli incidenti, sono state rilasciate anche molte interviste: ma in questi casi è difficile stabilire nel dettaglio cosa ha veramente causato le tragedie, occorre del tempo e in passato è successo che non si sia mai neanche saputo.

Si sente parlare insistentemente del problema degli appalti, ossia dell’abitudine di subappaltare i lavori via via a costi sempre inferiori: ciò comporta che l’ultima ditta a cui viene affidato il lavoro si trova a gestirlo con pochissime risorse, e questo ricade pesantemente sui controlli e sulla sicurezza con le conseguenze che vediamo.

Ma a questo punto la popolazione si chiede: se il sistema comporta simili effetti devastanti, perché non viene modificato?

Domanda interessante.

C’è qualcuno che vuole rispondere? Oppure semplicemente si prosegue a seppellire i morti e a parlare degli accaduti, ignorando cinicamente le sofferenze inflitte?

Si sa che esistono tre categorie di appalti pubblici: per l’esecuzione di lavori e opere , per i servizi e per le forniture di prodotti. Esistono diversi tipi di procedure per le tre tipologie, che regolano le gare d’appalto: ma comunque basterebbe impedire i subappalti. O no?

Talvolta le soluzioni più semplici sono le migliori.

SandraFallaci©   

4 Replies to “Gli appalti in Italia. Una domanda a chi di competenza”

  1. Bruno ha detto:

    La sicurezza ha dei costi che le aziende non possono (vogliono) sopportare, pena la riduzione dei margini di profitto. Molto meglio continuare come fatto finora tanto i vari morti sul lavoro non hanno il potere di incidere alcunché e dopo qualche giorno si dimenticano fino alla tragedia successiva che riapre il dolore, lo sgomento, la meraviglia e i soliti rituali inutili proclami di un cambiamento che non arriverà. Non ci sarà perché arriverà prima l’oblio, come sempre in questo infinito circolo vizioso dell’inconcludenza di cui i politici italiani sono l’eccellenza mondiale

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