Aborigeni in Australia vittime di una colonizzazione che ha violentato cultura, riti e tradizioni.
il termine «aborigeni», che deriva dal latino ab origine (fin dall’origine) indica le popolazioni autoctone dell’Australia, che raggiunsero il continente circa 40 000 anni fa.
Questi primi abitanti del lontano continente avevano una Cultura che tendeva a concepire l’essere umano come una parte integrante della Natura e che andava rispettata in una vita da trascorrere in spazi aperti.
Durante un mio viaggio di anni fa in Australia, rimasi sorpreso nel sentire la guida che raccontava divertita come un gruppo di aborigeni, confinato in casette “generosamente donate” dallo Stato, avesse incendiato i mobili messi al centro delle stanze e con finestre aperte, per far uscire gli spiriti maligni.
I coloni britannici e loro discendenti “civilizzati”, avevano considerato l’Australia come una terra di nessuno e la loro cultura da dimenticare anche attraverso l’eliminazione fisica degli stessi aborigeni o la sopraffazione dei sopravvissuti con alcol e droghe.
Gli abitanti dell’Australia erano stati visti come i rappresentanti di uno stadio remoto della storia dell’umanità e anche dopo l’indipendenza dell’Australia, ottenuta nel 1902, gli aborigeni subirono una forte emarginazione. Violentati nella loro Cultura e allontanati dalle tradizioni, solo nel 1967 ottennero il diritto di venire riconosciuti come cittadini.
La Cultura delle minoranze, secondo l’antropologo Claude Lèvi- Strauss, va osservata e non giudicata anche se la violenza nelle tribù aborigene per alcuni riti di passaggio era sorprendente.
Si praticava sia la circoncisione che la clitoridectomia ma i maschi erano a volte sottoposti ad un ulteriore taglio alla base del prepuzio del pene, la cosiddetta “subincisione”.
Il trauma del taglio richiedeva molte cure, lasciando non trascurabili problemi di minzione dato che per urinare era poi indispensabile un tubicino o la posizione seduta. La pratica, non solo australiana, si propone di aumentare, a costi non trascurabili, il piacere sessuale attraverso le terminazioni nervose dell’uretra lasciate scoperte dal taglio.
Vere forme di “orgia sessuale” segnavano invece i riti di pubertà femminili, la fanciulla inizianda, dopo avere subito l’incisione rituale della vagina, soggiaceva al coito da parte di alcuni defloratori ufficialmente designati, in base a particolari criteri e con un’oculata scelta, da parte del futuro marito, di individui socialmente indicati. In questa maniera cerimoniale si avviava la ragazza a vita coniugale ordinata.
L’orgia sessuale dei cacciatori australiani fa parte di un mito di un antenato, che avrebbe perseguitato un gruppo di donne tentando di congiungersi con tutte, ma gli eroi giunti in soccorso delle donne, evirarono il tentatore tagliandogli l’organo sessuale.
Il pensiero primitivo attribuisce un sesso a tutti gli individui persino gli oggetti vengono distinti in maschi e femmine. La Società e l’Universo hanno un lato maschile forte e attivo e uno femminile debole e passivo. (Robert Hertz antropologo)
Umberto Palazzo
Biologo ed Esperto in Educazione Sanitaria
Editorialista de Il CorriereNazionale.net