(DIRE) ROMA – “La suora dice che non devo dire che mamma ha dato uno schiaffo a F. sennò mi strilla”. E’ un audio di cui èvenuta in possesso l’agenzia Dire inviato da V., di 8 anni, alla zia. Una cosa, dicono i nonni e gli zii, ripetuta più volte anche a suo papà, pure davanti agli educatori. La piccola parla del fratellino di 6 anni e la suora è quella della struttura in cui
sono stati collocati i due bambini dopo essere stati portati via dalla casa dei nonni, dove avevano vissuto con loro e con gli zii in un quartiere bene di Roma, prima di essere strappati a questi affetti e portati in casa famiglia con la madre. Entrambi i
genitori dei due fratelli sono limitati nella responsabilità genitoriale, e per decreto del Tribunale per i minorenni di Roma
il 25 gennaio 2022 si è preferito collocarli in una struttura e toglierli dalla casa e dalle cure dei nonni, con relativo
allontanamento anche dall’asilo che avevano sempre frequentato e dalla loro quotidianità.
Lo spettro e la scusa è sempre la stessa: dove c’è una denuncia nel penale (in questo caso nei riguardi della madre per
maltrattamenti), i bambini sarebbero manipolati contro il genitore (o la famiglia accudente come in questo caso) che se ne
fa carico. E’ una trama che si ripresenta ricorrente e che vede i servizi sociali del XV Municipio, denunciati a novembre 2024
dalla famiglia protagonista di questa vicenda, operare nel medesimo modo anche in un’altra analoga storia seguita
dall’agenzia Dire. Il primo procedimento penale a carico della donna è stato archiviato, un secondo è pendente dopo un’altra
denuncia sporta per un occhio nero del bimbo più piccolo.
“Gli operatori della cooperativa- denuncia la famiglia paterna dei bambini- scrivono che i bambini stanno benissimo e
quest’estate, con il nostro avvocato penalista, abbiamo appreso che la responsabile del servizio sociale, quando abbiamo posto le nostre paure in merito all’incolumità fisica e psicologica dei bambini e soprattutto chiesto spiegazioni dell’occhio nero del piccolo hanno pensato con il curatore di fare un’istanza al giudice screditando le nostre osservazioni”.
Vale la pena ricordare che nella Ctu richiesta dal Tribunale sul caso dei fratellini, e affidata a V.P., la pediatra curante
dei bambini, con stupore dei nonni e degli zii che lo hanno denunciato in tutte le sedi non riferì alcuni episodi riscontrati
in visita e certificati a luglio 2020, ma poi non rappresentati alla Ctu ad ottobre. “Ci chiediamo inoltre come abbia operato il
Ctp di parte, L.C.”, aggiungono il papà dei bimbi e i suoi familiari. “La Ctu ha sorvolato e derubricato il fatto come una
semplice paura dei nonni e degli zii, denigrandoci e definendo il padre ‘apprensivo'”. Nello specifico, si legge nella relazione di un altro specialista consultato dalla famiglia, si parla di ‘segno di ustione pari a 1,5 cm di diametro, rotondeggiante’
compatibili con la bruciatura di una sigaretta. La Ctu verrà ricusata dal padre e dai familiari dei due minori e proprio da
quel momento la spirale dei servizi sociali si farà sempre più stretta.
L’allontanamento, come hanno denunciato i nonni e gli zii, ha segnato la vita dei bambini che oggi, come sempre accade in
queste storie di servizi sociali e Tribunale per i minorenni, sono finiti sotto la lente e appunto la stretta osservazione dei
servizi sociali del Municipio XV. “Zia, zio mi mancate tatto. Ho paora della suora. E’ non mi fanno parlare con papà. Voglio i
nonni” ha scritto il piccolo su un blocco in occasione di uno degli incontri calendarizzati, sempre sotto la costante vigilanza
di educatori, a cui sono costretti i ‘nonni coraggio’ e lo zio, mentre la zia dopo aver denunciato alcuni comportamenti degli
educatori e dei servizi sociali è costretta a un regime di visite protette.
Nell’ultima udienza la famiglia paterna dei bimbi, a quanto riferito alla Dire, ha appreso che nelle relazioni depositate dai
servizi sociali si faceva riferimento a comportamenti “strani e pericolosi dello zio e dei nonni, e che in un incontro vi era
stato l’intervento delle forze dell’ordine”.
– Fatto sta che “durante gli incontri presso la casa dei nonni tutti sono seguiti dagli operatori e ci è stato spiegato che questo era previsto dalle disposizioni della responsabile del servizio sociale. La madre invece esce ed entra con i bambini come se nulla fosse”, denunciano nonni e zii. Si è arrivati addirittura nell’incontro dell’11 novembre a “minacciare lo zio perché non fosse presente”, raccontano. “Se stara’ lì io dovrò annullare l’incontro con i nonni” ha detto, secondo quanto riportato, la responsabile dei servizi sociali: cosa non scritta in alcun decreto.
Si avvicina Natale e ad oggi risulta che i bambini passeranno alcune ore con il padre il giorno della vigilia a casa dei nonni.
Lo zio non ci sarà per non creare problemi viste le parole che ha raccontato gli sono state rivolte. “Dov’e’ il tutore, il
curatore?”, domandano i nonni.
La famiglia paterna dei bambini, che ha affidato agli avvocati Matteo Santini nel civile e Maurilio Prioreschi nel penale il
compito di fare emergere la verità, ha denunciato i servizi sociali del Municipio XV: per le omissioni nelle relazioni, per
il racconto invece di episodi inesistenti che screditerebbero la famiglia, per i danni che i bambini stanno subendo, vittime di un vero e proprio reset dei rapporti che avevano con i nonni e gli zii paterni. Alla base della denuncia anche l’ultimo episodio, documentato dalle telecamere presenti nella casa dei nonni paterni: lo zio gioca con la nipote V.; mancano pochi giorni ad Halloween e le dà un cerchietto. Un’assistente sociale è nella stanza. Uno fuori. Accuseranno lo zio, che negherà come documentato anche in video (depositato alle autorità) di aver dato alla bimba una lettera da parte della zia. Ebbene sì,
sarebbe un fatto grave dare a due bambini una lettera di affetto della zia che li ha visti crescere. In queste storie è così: un
messaggio per una mamma o per un papà, un lavoretto di Natale, un disegno, un peluche: è tutto vietato e bollato dai servizi sociali come ‘manipolazione’.
“Chiediamo che il giudice valuti, veda ciò che i servizi sociali raccontano a danno dei bambini. Non sono loro che ora
stanno facendo l’alienazione parentale di cui ci accusavano?”, domandano a gran voce nonni e zii.
Il piccolo F. aspetterebbe da due anni una visita dentistica e la piccola ha una sospetta malattia autoimmune, raccontano i
nonni. Succede a tanti di questi bambini prelevati e portati in struttura di sviluppare patologie autoimmuni. “F. dall’ottobre
2022 aspetta cure dentistiche, la piccola per stress ha una malattia autoimmune, ogni giorno ne hanno una”, ha segnalato il
padre al tutore sottolineando l’urgenza di un intervento. E il tutore di questo ha chiesto spiegazioni alla struttura.
Il distacco lo pagano sempre i bambini, l’accudimento diventa troppo amore, qualcosa che va patologizzato per strappare i
bambini a chi li protegge. E’ la regola non scritta di queste storie che sono copia e incolla di un medesimo copione. L’amore è qualcosa che non va d’accordo con la ‘macchina’ dei servizi sociali che investe la sfera familiare. E lo farà anche adesso, a Natale. Quando i bambini dovrebbero essere solo bambini, felici di stare con chi amano. E invece avranno paura e misureranno le parole. Le parole, ma non i gesti. Come quando, arrivata l’ora di ritornare in struttura, F. non scende dalle spalle dello zio e la piccola V. si avvinghia alla nonna che con i suoi anni e capelli bianchi si china sullo scricciolo di nipote che ha cresciuto, l’abbraccia a chiuderla sul petto, e i baci non smettono.
(Sim/ Dire)
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