Da poco sono usciti per Sky i primi due episodi della serie tratti dal romanzo di Antonio Scurati, per la regia di John Wright- ma non recitati in inglese- con Luca Marinelli, Jessica Piccolo Valerani, Francesco Russo, Barbara Chichiarelli, Benedetta Cimatti, Lorenzo Zurzolo, M il figlio del secolo, dal 1919 al 1925, con una trattazione della nascita dei Fasci fino alla morte di Matteotti e l’instaurazione del regime fascista.
Molti storici che si sono occupati di fascismo da anni, come Gentile o Ernesto Galli Della Loggia già non erano entusiasti del grottesco romanzo sul Duce, che a onor del vero come il Sangue dei vinti di Giampaolo Pansa non ha ben chiaro dove inizia la fantasia e dove invece si rispetta la realtà storica. Una su tutte: la frase ripetuta nel libro e poi detta anche nella serie “Io sono una bestia”, Benito Amilcare Andrea Mussolini non l’ha mai pronunciata, così come il commissario fascista del romanzo del giornalista Pansa non è mai esistito. Ma si sa, la finzione aiuta un romanzo, che – lo ricordo per i più- non ha scopo divulgativo. Invece anche dall’intervista del bravissimo attore Marinelli questa serie sembra avere; eppure c’è da chiedersi come mai allora dell’esagerazione, del grottesco, del tutto sopra le righe.
Ai cori contrariati dei puristi di ogni sorta, io esprimo un giudizio separato tra il romanzo e la serie. Nonostante sembri una serie horror(atmosfere cupe, violenza anche estrema, volti mostruosi)ne esce molto meglio dell’opera prima dello scrittore napoletano e restituisce il fascino maligno di chi- per opportunismo e forse anche per odio- tradì prima il socialismo, poi la causa fiumana, infine gli italiani tutti portandoli alla fine della democrazia e alla guerra sanguinosa. Il fascismo, cancro italiano eterno, secondo Croce ed Eco, nella serie traspare nella sua violenza e nel suo orrore. Non ne esce bene nessuno, in fondo ognuno di loro è umanamente mediocre: dal Cesare Rossi, ex socialista massimalista che sembra più un pinguino balbettante allo stesso Mussolini, brutto, sordido, simile al Jocker hollywoodiano. Con i corpi penzolanti dei nemici rossi, con le banconote degli industriali che sventolano in bella mostra, con la penna che fa più male del bastone e come unico scorcio di luce quello del Parlamento, dove un Mussolini ormai imborghesito-” sono tutto ciò che odiavo da ragazzo”- brucia il cielo di un Mussolini duce si, ma del proletariato contro la canaglia plutocratica dei dirigenti industriali.
M non è una boiata per parafrasare Fantozzi, è un bel prodotto, ma per chi non è avvezzo alle complicazioni storiche, è solo una serie e non va presa- se non con le pinze- come modello per fare una spiegazione in classe o in un convegno per studenti universitari. La creatura bellissima del fascismo si trasforma in quest’opera angosciante con le musiche di Tom Rowlands si trasforma in un ragno velenoso; per cui, se si pensava di non uccidere il Mussolini che è dentro di noi si è fatto proprio l’opposto e per questo la serie va bene per una serata gioiosa. Con un testo di Renzo De Felice magari, per comprendere davvero che Benito non venne da Marte o da un film horror.
Attenderemo le prossime puntate, sperando che diano la stessa carica esplosiva e che siano sempre ciò che sembrano: arte, non storiografia.
A cura di Irene Agovino
foto da Youtube