Bari, pareggio amaro contro la Reggiana: un punto che pesa come una sconfitta

Sport & Motori

Di

© foto di SSC Bari

Il Bari esce da Reggio Emilia con un deludente pareggio per 0-0 che, più che smuovere la classifica, evidenzia i limiti profondi di una squadra incapace di imporsi anche in superiorità numerica. Una gara nervosa e spezzettata, in cui gli episodi hanno giocato un ruolo centrale, ma che ha lasciato l’amaro in bocca soprattutto per l’atteggiamento biancorosso, remissivo e privo di personalità.

Ritorno ai vecchi problemi: mancanza di incisività, scarsa personalità e poche idee in campo.

La partita si apre con il Bari padrone del campo, che crea subito un’occasione pericolosa con Lella, il cui colpo di testa su corner di Falletti termina alto. I biancorossi controllano il gioco e costruiscono diverse opportunità, ma peccano di precisione e concretezza. Poi, come spesso accade nel calcio, la beffa è dietro l’angolo: Portanova segna con un gran tiro da fuori area, imprendibile per Radunovic. Tuttavia, il VAR annulla il gol per un fallo di Reinhart su Benali nell’azione precedente.

La gara si incattivisce. La sospensione per insulti verso l’assistente donna e di cori razzisti contro Dorval, seguita dall’espulsione di Lucchesi per una gomitata a Mantovani, testimonia un primo tempo caotico e spezzettato. Nonostante tutto, il Bari lascia intravedere qualche sprazzo positivo: il possesso palla c’è, la superiorità tecnica anche, ma manca quel quid per concretizzare.

Ci si aspettava una ripresa diversa, con il Bari pronto a sfruttare la superiorità numerica. E invece, come insegna Eraclito con il suo “panta rei” (tutto scorre), la partita scivola via senza che i biancorossi riescano a imprimere il proprio marchio. La Reggiana, pur in inferiorità numerica, prende coraggio e mette in difficoltà il Bari, che arretra e si mostra privo di idee.

L’ingresso di Marras dona nuova linfa agli emiliani, mentre Longo prova a cambiare volto ai suoi inserendo Novakovich, Manzari e Sibilli. Ma la panchina del Bari, oggi più che mai, si dimostra priva di personalità e carattere, incapace di ribaltare un risultato o di dare un impulso diverso alla gara. Le scelte non convincono, e la mancanza di soluzioni alternative rende tutto più difficile. Il risultato è un secondo tempo piatto, con un sussulto nel recupero: un tiro di Lasagna, un altro di Sibilli e uno di Bellomo, tutti dal 91′ in poi, troppo poco per una squadra che avrebbe dovuto fare della superiorità numerica la chiave della partita.

Il pareggio contro la Reggiana è un campanello d’allarme che il Bari non può ignorare. I problemi sono molteplici e richiedono interventi immediati: Una punta di peso: scontata l’inaffidabilità di Favilli, Lasagna e Novakovich non bastano. La squadra ha bisogno di un attaccante capace di finalizzare, un profilo che possa garantire qualche gol in più e che, senza svenarsi economicamente, è reperibile anche in Serie C. Un’alternativa per Dorval: il terzino, uno dei pochi a salvarsi in questa stagione, non può reggere da solo fino a fine campionato. Il timore, come già accaduto con Cheddira, è che si spenga nel girone di ritorno, lasciando il Bari senza soluzioni sulla fascia. Centrocampisti più incisivi: servono alternative valide a Lella e Maiello, entrambi oggi poco utili alla causa. Il centrocampo del Bari fatica a fare filtro e a proporre gioco, un problema che richiede rinforzi immediati. Una panchina rinnovata: la mancanza di personalità e carattere della panchina è evidente. Longo non riesce a cambiare l’inerzia delle partite e la squadra, nei momenti di difficoltà, non trova mai risposte adeguate. Utopia? Forse si, fatto sta che per ciò che si vede, questa dovrebbe essere l’unica terapia.

Il Bari di oggi ricorda l’allegoria leopardiana della “Ginestra”, fiore che cresce sul vulcano: sembra vitale, ma vive in un equilibrio precario, minacciato da una natura più forte. Così, i biancorossi mostrano una parvenza di controllo, ma senza mai tradurlo in risultati concreti. Possesso palla, ma nessun tiro. Superiorità numerica, ma nessuna incisività. È un dominio vuoto, privo di sostanza.

Il problema più grande, tuttavia, resta l’atteggiamento. Il Bari sembra mancare di quella mentalità necessaria per imporsi nei momenti cruciali. Giocare un intero tempo in superiorità numerica senza tirare in porta è inaccettabile per una squadra con ambizioni di alta classifica. Il possesso palla sterile, l’assenza di soluzioni offensive e la paura di subire gol sono segnali di una squadra che fatica a credere nei propri mezzi.

Il pareggio contro la Reggiana deve essere un punto di svolta per il Bari. Serve una trasformazione profonda, non solo dal punto di vista tecnico, ma soprattutto sotto l’aspetto mentale. La massima di Lavoisier, “nulla si crea, nulla si distrugge, tutto si trasforma”, dovrebbe essere il mantra di questa squadra. Trasformare il possesso palla in occasioni, la superiorità numerica in vantaggi concreti, e soprattutto la paura in determinazione. Il campionato è ancora lungo, ma senza interventi immediati sul mercato e un cambio di atteggiamento, il rischio è quello di rimanere prigionieri della mediocrità. Sperando, naturalmente, che si rimanga quantomeno in questo dannato alveo.

Massimo Longo

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Questo sito utilizza Akismet per ridurre lo spam. Scopri come vengono elaborati i dati derivati dai commenti.

Traduci
Facebook
Twitter
Instagram
YouTube